Venezia è diventata teatro di una controversia che coinvolge Monica Poli, nota per la sua lotta contro i borseggiatori. La donna, molto attiva sui social media e conosciuta sia dai residenti che dai turisti, ha recentemente subito un attacco tramite volantini affissi in vari punti della città, tra cui il pontile del vaporetto di San Tomà. I volantini, redatti con un italiano poco curato, contengono accuse pesanti nei confronti di Poli, sostenendo che ha danneggiato gli affari di Venezia e Mestre per il suo interesse personale.
Il messaggio, che ha suscitato indignazione, recita: “Signora Monica Poli, ascia stare Venezia, che ha distrutto tutti gli affari di Venezia-Mestre. Solo per il proprio interesse ha guadagnato somme di centinaia di migliaia di euro da TikTok, Instagram e Facebook e Youtub (senza “e”), ha istigato troppo alla violenza”. Le critiche si concentrano anche sulla richiesta di arresto per “istigazione alla violenza per poveri portafogli di 20 euro e 30 euro”, invitando la Guardia di Finanza a indagare sui presunti guadagni derivanti dalle sue attività sui social.
La reazione di Monica Poli non si è fatta attendere. “Ho denunciato la cosa ai carabinieri – ha dichiarato – Ora la questione è al vaglio degli inquirenti e saranno loro a indagare, anche perché, allegato al testo, c’è una foto mia scattata in un preciso e riconoscibile momento. Probabilmente sappiamo da chi è stata fatta, anche se per ora preferisco non esprimermi”. La donna ha evidenziato la gravità della situazione, sottolineando che la foto allegata ai volantini potrebbe aiutare le autorità a risalire all’autore dell’azione diffamatoria.
In merito alle accuse sui presunti guadagni, Monica Poli ha precisato: “Il profilo TikTok è chiuso da due anni, YouTube anche ma da un mesetto, mentre a gestire Facebook e Instagram siamo un gruppo di una decina di persone, decisamente non guadagniamo da questa attività. Migliaia di euro? Magari. Il canale YouTube è stato chiuso perché continuano a fare segnalazioni, lo fanno perché diamo loro fastidio”. La sua affermazione mette in luce un aspetto importante: la lotta contro il fenomeno del borseggio è vista come un’azione scomoda da chi opera in questo contesto.
Poli ha poi risposto alle accuse secondo cui i borseggiatori sarebbero considerati vittime. “Ma stiamo scherzando? – ha esclamato – I borseggiatori sarebbero le vittime? Sono loro a rovinare Venezia e le attività economiche. So bene che diamo fastidio a queste persone, che sono più tutelate dei cittadini e ci sarebbe da chiedersi il perché”. La sua posizione è chiara: non accetta che chi commette reati venga considerato una vittima, soprattutto quando le vere vittime, come anziani e turisti, subiscono danni significativi.
Per illustrare la gravità del problema, Monica Poli ha citato il caso di un pensionato borseggiato, al quale sono stati sottratti mille e duecento euro attraverso sei transazioni fraudolente. “Hanno svuotato il conto a un ottantenne, dopo averlo accerchiato e intimidito nelle vicinanze di campo Santi Apostoli”, ha raccontato, evidenziando come il fenomeno del borseggio non riguardi solo piccoli importi, ma possa avere conseguenze devastanti per le vittime.
La situazione di Venezia, come quella di molte altre città turistiche, è complicata dalla presenza di borseggiatori che operano in modo sistematico. “Lo diciamo da anni. Noi difendiamo la città, probabilmente grazie al nostro operato i turisti messi in guardia torneranno. Altro che colpa nostra. Ci sarebbero molti più ladri”, ha affermato Poli, sottolineando il suo impegno nel proteggere residenti e visitatori.
Le autorità locali e i cittadini sono ora chiamati a riflettere su questo fenomeno, che non solo danneggia l’immagine di Venezia, ma colpisce anche l’economia locale. Monica Poli ha chiuso il suo intervento con una richiesta chiara: “Per quel che mi riguarda dovrebbero esser presi, portati dentro e tenuti in galera”. La sua determinazione nel combattere il borseggio e nel proteggere la città è evidente, e la polemica sollevata dai volantini non sembra scalfire il suo impegno.
La questione rimane aperta, e le indagini proseguono per chiarire le responsabilità legate a questa campagna diffamatoria, mentre Monica Poli continua la sua battaglia contro il crimine nella storica città lagunare.



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