La storia di Franco Battiato chi è: Età, causa morte, figli, moglie, fratello, eredità e vita privata



Oggi, un anno fa, Franco Battiato mori nella sua casa di Milo, in Sicilia. Cantante, musicista, pittore, filosofo e figura eclettica dove ci sono, il peculiare cantautore catanese, dal naso grande e dalla silhouette sgraziata, era lontano dalla scena musicale dal 2017 a causa di una malattia. La sua morte ha scioccato l’Italia, ovviamente, ma anche la Spagna. È stata la sua sfaccettatura di musicista che lo ha catapultato al successo nel nostro paese, forse perché ha eseguito gran parte del suo materiale in spagnolo. Album come ‘Echoes of Sufi dances’ sono stati tradotti, verso per verso, e canzoni come ‘Permanent Center of Gravity’ o ‘I wanna see you dance’, cantate a squarciagola dalle migliaia di fan che avevo nel nostro paese.



La cosa più curiosa, però, è che fino al giorno della sua morte c’era pochissima bibliografia pubblicata in Spagna: solo una biografia in quanto tale intitolata ‘Franco Battiato’, che Eduardo Margaretto pubblicò attraverso Cátedra nel 1990. Ora due libri pubblicati nel nostro Paese ricordano questo italiano che ha esplorato nuovi percorsi musicali attraverso l’elettronica e i sintetizzatori. “Sono rimasto molto sorpreso dalla mancanza di testi su di lui in spagnolo”, dice Eduardo Laporte, che lo stesso 18 maggio di un anno fa si mise al lavoro scrivendo la sua particolare biografia su ‘il Nostro’, come lo chiama affettuosamente. Nasce così ‘Alla presenza di Battiato’ (Sílex), un approccio biografico scritto a tempo di record e che, dal novembre dello scorso anno, è nelle librerie di lingua spagnola.

Giornalista e scrittore, Laporte temeva che non ci sarebbe stata molta vita dietro il lavoro di Battiato. “Ho ascoltato le loro canzoni da quando ero bambino”, spiega. “Grazie a lui ho scoperto la musica, con gli ultimi violini di ‘Voglio vederti ballare'”. Era la fine degli anni Ottanta, quando programmi come ‘Tocata’ scoprirono al grande pubblico questo musicista ieratico e diverso da tutto, cult ma anche commerciale.

“Conoscevo abbastanza bene la sua musica, ma non così bene la sua vita e avevo dubbi che fosse degna di essere raccontata. Fortunatamente ho trovato non solo conflitto, ma il percorso di chi si fa e raggiunge un doppio successo: l’interno e l’esterno”, dice l’autore di ‘Alla presenza di Battiato’, che ha un prologo dello scrittore fiorentino Alessandro Gianetti.

Battiato avrebbe potuto essere un cantante di successo convenzionale, Tony dallara o stile Al Bano, ma ha preferito andare per la sua strada. È ciò che Laporte chiama “la via Battiato”, e che ha a che fare con la Quarta Via del suo maestro Gurdjieff e l’introduzione del misticismo nella sua vita quotidiana. È l’angolo più spirituale con cui Laporte si è avvicinato a questa biografia che è alle porte della terza edizione.

Oltre a questo libro, nel 2022 sono emersi altri approcci alla figura del musicista siciliano, come quello realizzato da Chema Domínguez in ‘Diagonal Battiato’, pubblicato su Muzikalia, l’etichetta editoriale dal sito di notizie musicali, che ha già curato libri di conversazioni con Fernando Alfaro e Antonio Luque. Un lavoro che analizza le canzoni degli italiani, con testimonianze di protagonisti della scena musicale, sia musicisti che giornalisti e critici, e dichiarazioni dello stesso Battiato.

Nel 1997, gli astronomi Piero Sicoli e Francesco Manca hanno scoperto, dall’Osservatorio Astronomico di Sormano in Italia, un asteroide appartenente alla fascia degli asteroidi che inizialmente battezzarono come 1997 CC7 e che in seguito avrebbe cambiato il nome in Battiato in onore del cantante italiano che oggi un anno fa ha perso la vita. Lo stesso Franco Batiatto fu socio onorario di un’associazione astronomica siciliana, l’Associazione Astrofili Ionico-Etnei. Attraverso il telescopio osservò l’Universo, cercando ispirazione in canzoni come il noto ‘Permanent Center of Gravity’.

Il cantante è morto all’età di 76 anni dopo una lunga malattia, come hanno commentato allora dal suo ambiente familiare. L’artista (che era anche pittore, sceneggiatore e persino regista) morì nella sua casa, un castello situato a Milo (Sicilia). Colui che è stato uno dei protagonisti assoluti della canzone italiana ha condotto una vita misteriosa, piena di incertezze, a cui pochissimi sono stati invitati.

Uno dei concerti in onore del cantante. (EFE/Ettore Ferrari)

Pochissimi sono stati anche coloro che hanno potuto salutarlo all’intimo funerale che si è svolto nella sua villa siciliana, a cui ha partecipato una manciata di amici e parenti mentre il paese gli rendeva vari omaggi. La cerimonia è stata officiata da padre Orazio Barbarino, che lo ha ricordato come un “sincero e onesto ricercatore spirituale”.

Tra i pochi eletti per salutare l’artista, il fratello Michele, che lo accompagnò fino alla fine della sua vita, e la nipote Grazia, ma anche alcuni amici musicisti, come Alice, Carmen Consoli e Luca Madonia. Sebbene la cerimonia si sia svolta nella massima privacy, alcuni vicini si sono avvicinati alle porte della residenza per lasciare fiori e candele.

Il municipio ha dichiarato un giorno di lutto e ha tappezzato il paese con manifesti che recitavano: “Franco Battiato, uomo straordinario e artista immenso che in tanti modi e occasioni ha mostrato affetto per Milo dopo averla scelta per vivere e per ispirarsi”.

Poster sono apparsi a Milo come tributo al musicista. (EFE/Orieta Scardino)

Dopo il funerale, la bara ha lasciato la villa in un carro funebre adornato con fiori bianchi e gialli mentre fuori centinaia di persone hanno applaudito la processione mentre passava.

Il corpo del musicista fu cremato di sua spontanea volontà e le ceneri depositate a Villa Grazia, la casa con il nome della madre, morta nel 1994 e alla quale era molto legato.

I vicini dicono i loro ultimi saluti. (EFE/Orietta Scardino)

Il pubblico e il privato

Nato a Riposto il 23 marzo 1945, i suoi primi anni furono segnati dalla morte del padre, che fece trasferire sia lui che sua madre a Milano, luogo scelto da molte famiglie dell’epoca per prosperare, come si riflette in film come ‘Rocco e i suoi fratelli’. Nel cabaret Club 64, dove suonava e cantava, fu lì che conobbe Paolo Poli, Enzo Jannacci, Renato Pozzetto, Bruno Lauzi e Giorgio Gaber, persone fondamentali nella sua futura carriera e con i quali strinse una grande amicizia. Si è subito distinto grazie alla musica sperimentale e psichedelica, elettronica e con elementi di rock progressivo.

Battiato, nel 2013. (EFE)

Il naso, gli occhiali, i capelli ricci finirono per diventare sinonimo del suo successo. Anche i testi delle sue canzoni, piene di filosofia e doppi significati. Vegetariano, solitario e vagabondo, la stampa lo lasciava sempre solo e considerava il suo genio una ragione sufficiente a preservare il mistero che circondava la sua vita. Non si sposò mai né ebbe figli, e la sua poesia d’avanguardia era l’unico modo per accedere ai suoi sentimenti più intimi. Opere musicali complesse come ‘Gilgamesh’, che ha avuto una messa in scena impressionante all’Opera di Roma, o la sonata per pianoforte ‘Egitto prima delle sabbie’ è diventata una sorta di specchio della sua anima. Inoltre, Battiato ha vinto il Festival di Sanremo del 1981 come autore grazie a ‘Por Elisa’.

Tutta quella musica finì per rivelare più di se stesso che delle sue stesse parole. È noto, ad esempio, che sua madre significava molto per lui. Quando acquistò il castello moncada di Milo, suo bene più prezioso e luogo in cui morì, restaurò la cappella che faceva parte del complesso in onore della madre. Si dice che un sacerdote gli dedicasse una messa ogni mattina. Per rendere il restauro del castello una realtà, Battiato ordinò di trasformare gli scantinati in un’enorme sala da ballo, una delle sue grandi passioni. Così, più di 200 metri quadrati del luogo sono stati dedicati a questo scopo, con un pavimento in legno di quercia.

Si è sempre detto che è riuscito a comprare quell’enorme castello grazie al suo cambio di rotta dagli anni ’80, quando ha firmato per l’etichetta EMI e si è lanciato nel pop. Nel 1981 pubblica l’album ‘La voce del padrone’, grazie al quale diventa il primo italiano a vendere più di un milione di copie. C’erano già successi superlativi come ‘Permanent Center of Gravity’, ‘White Flag’ o ‘Cuccurucucucu’, riflessi di un’arte che un anno fa si era estinta per sempre.



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