Il noto chef Paolo Cappuccio, premiato con una stella Michelin nel 2009 per il suo lavoro al ristorante Stube Hermitage di Madonna di Campiglio, è finito al centro di una bufera mediatica a causa di un annuncio di lavoro pubblicato sui social. L’annuncio, inizialmente concepito per la ricerca di personale da impiegare in una cucina presso un hotel in Trentino durante la stagione invernale, ha suscitato indignazione per i toni considerati offensivi e discriminatori.
Nel post, poi rimosso, lo chef napoletano aveva inizialmente scritto: “Seleziono chef con brigata per hotel 4 stelle in Trentino. Da dicembre a fine marzo. Chef più 3 capo partita ed 1 pasticcere. Per info in privato. Grazie”. Tuttavia, ciò che sembrava un normale annuncio di lavoro si è trasformato in un vero e proprio sfogo, includendo una lista di categorie escluse dalla selezione. Tra queste, Cappuccio aveva menzionato “comunisti/fancazzisti”, “Master chef del cazzo ed affini” e persone con “problemi problematiche di alcol droghe e di orientamento sessuale”.
Le parole utilizzate hanno immediatamente scatenato una valanga di critiche sui social, con molti utenti che hanno definito il linguaggio dello chef inaccettabile e discriminatorio. Alcuni hanno sottolineato come l’annuncio potesse configurarsi come una violazione delle leggi contro la discriminazione, in particolare quella basata sull’orientamento sessuale. Altri hanno espresso indignazione per il tono sprezzante e offensivo utilizzato.
Di fronte alle reazioni negative, Paolo Cappuccio ha deciso di oscurare il post e ha denunciato di aver ricevuto insulti e minacce. In un’intervista al Corriere del Trentino, lo chef ha cercato di spiegare le motivazioni dietro le sue parole, attribuendole alla frustrazione accumulata nel corso delle sue esperienze lavorative. “Ho ricevuto insulti, parolacce, minacce, ‘fascista, devi stare a testa in giù’. Stiamo ancora a parlare del fascismo di 100 anni fa con il mondo in guerra. Non ci bado, è gente che non passa il tempo a lavorare. Non ha commentato nessun lavoratore interessato” ha dichiarato.
Cappuccio ha poi definito il suo post come “un annuncio di disperazione” e uno sfogo derivante dalla stanchezza mentale: “Dopo l’ennesima delusione cercavo collaboratori onesti, con un’idea chiara della loro posizione all’interno della società, della brigata, che si comportino bene. Perché sono stufo di persone che mi fanno perdere tempo, si mettono in malattia, non svolgono le proprie mansioni o bruciano due infornate di pesce al sale, vogliono essere pagati ma non lavorare. I diritti sono sacrosanti, ma ci sono anche i doveri”.
Lo chef ha inoltre cercato di giustificare alcune delle categorie escluse dall’annuncio, affermando che le sue parole erano riferite a esperienze negative avute in passato: “È un’estremizzazione di un prototipo di personaggi. Si presentano con tanti hobby, con il cane, la chitarra, idee di sinistra e si rivelano fallimenti professionali. Li ho esclusi per non perdere tempo e per fargli già capire che l’ambiente che trovano non è quello di quando vanno nelle piazze o al concerto del primo maggio”.
Per quanto riguarda la controversa menzione all’orientamento sessuale, Cappuccio ha dichiarato: “Se ho leso la sensibilità di qualcuno mi dispiace”, aggiungendo che la sua posizione deriva da precedenti esperienze lavorative in cucina che lo hanno portato a fare determinate considerazioni.
Nonostante le spiegazioni fornite dallo chef, le polemiche non sembrano essersi placate. Molti utenti continuano a criticare il linguaggio utilizzato e il messaggio trasmesso dall’annuncio. La vicenda ha sollevato interrogativi più ampi sul rispetto delle diversità nei luoghi di lavoro e sull’importanza di adottare un linguaggio inclusivo anche nelle comunicazioni professionali.
L’episodio rappresenta un caso emblematico su come l’uso dei social media possa amplificare le conseguenze di dichiarazioni inappropriate e su quanto sia fondamentale mantenere un comportamento rispettoso e conforme alle normative vigenti, soprattutto quando si tratta di annunci pubblici rivolti a potenziali collaboratori.



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