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Teschio umano trovato in mare a Chiavari: bagnanti sotto shock, si indaga sul 19enne decapitato



Un macabro ritrovamento ha scosso la comunità di Chiavari: alcuni bagnanti hanno avvistato resti umani nelle acque del litorale, tra cui una parte di cranio e mandibola. Gli investigatori stanno esaminando i reperti per stabilirne l’identità, e non escludono che possano appartenere a Mahmoud Abdalla, il giovane barbiere egiziano di 19 anni brutalmente ucciso e decapitato due anni fa. Il caso aveva già sconvolto la città di Santa Margherita Ligure, dove il corpo del ragazzo fu trovato nel mare del golfo del Tigullio.



Le circostanze dell’omicidio di Mahmoud Abdalla sono state ricostruite durante il processo che ha portato alla condanna all’ergastolo di Abdelwahab Kamel, noto come Tito, e Abdelghani Alì, soprannominato Bob, entrambi cittadini egiziani e datori di lavoro della vittima presso il Barber Shop Ali, situato nel quartiere genovese di Sestri Ponente. Secondo gli inquirenti, il giovane sarebbe stato ucciso nell’appartamento di via Vado, utilizzato come dormitorio per i dipendenti del negozio.

Il delitto è stato descritto come particolarmente efferato: Mahmoud è stato colpito da diverse coltellate al cuore, al fegato e allo stomaco, e successivamente il suo corpo sarebbe stato chiuso in una valigia. Gli assassini avrebbero poi trasportato la valigia nei pressi della foce dell’Entella, dove il cadavere sarebbe stato mutilato della testa e delle mani per ostacolare il riconoscimento. Gli investigatori hanno individuato il movente nell’ambito economico: si ritiene che i due condannati volessero impedire al ragazzo di denunciare la situazione di sfruttamento lavorativo a cui era sottoposto.

Durante il processo, gli inquirenti hanno sottolineato che il giovane stava cercando di “esercitare un suo giusto diritto” denunciando le ingiustizie subite. La decisione di Mahmoud di ribellarsi avrebbe scatenato la furia dei suoi datori di lavoro, portando al tragico epilogo.

Ora, con il ritrovamento dei resti a Chiavari, le autorità sperano di fare ulteriore chiarezza sulla vicenda. I frammenti ossei saranno sottoposti ad analisi del DNA per verificare se appartengano al giovane barbiere. Questo potrebbe fornire una conferma definitiva sul destino della vittima e sui dettagli del caso.

Nel frattempo, la difesa dei due condannati ha presentato appello contro la sentenza di primo grado, chiedendo l’esclusione delle aggravanti. L’udienza davanti alla Corte d’Assise è stata fissata per il prossimo 15 ottobre. L’esito delle analisi del DNA potrebbe giocare un ruolo cruciale nel dibattimento.

Il ritrovamento dei resti umani ha riacceso l’attenzione sul caso, che aveva già suscitato grande indignazione per la brutalità dell’omicidio e le condizioni di sfruttamento in cui viveva la vittima. La comunità locale e l’opinione pubblica attendono con ansia ulteriori sviluppi nelle indagini e nel processo.

La vicenda di Mahmoud Abdalla rappresenta un drammatico esempio delle difficoltà affrontate da molti lavoratori migranti, spesso vittime di abusi e privazioni dei loro diritti fondamentali. Il caso continua a sollevare interrogativi su come garantire maggiore tutela e giustizia per queste persone vulnerabili.

Le autorità hanno ribadito l’impegno a fare piena luce su questo crimine e a perseguire i responsabili con il massimo rigore. Il ritrovamento dei resti a Chiavari potrebbe rappresentare un passo importante verso la chiusura definitiva del caso e la restituzione della dignità alla memoria della vittima.



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