La tragica morte di Andrea Russo, avvenuta martedì 8 luglio presso lo scalo bergamasco di Orio al Serio, ha sollevato interrogativi e preoccupazioni sul livello di sicurezza dell’aeroporto. Il 35enne, residente a Calcinate, in provincia di Bergamo, è deceduto dopo essere stato risucchiato dal motore di un aereo sulla pista di atterraggio. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo sarebbe riuscito a superare i controlli di sicurezza e a raggiungere la pista, ma rimangono ancora molti dubbi sulle modalità con cui ciò sia avvenuto.
I sindacati, in particolare la Cub Trasporti, hanno espresso forti critiche riguardo alla gestione della sicurezza negli aeroporti italiani. In una nota, hanno dichiarato: “Pretendiamo sicurezza per tutti dopo l’incidente di Orio al Serio”. La Cub Trasporti ha sottolineato che lo scalo bergamasco si affida spesso a personale part-time, cooperative e contratti a chiamata, rendendo difficile garantire un controllo adeguato del traffico aereo e delle aree sensibili. La mancanza di personale sufficiente è stata evidenziata come uno dei problemi principali.
Il segretario della Fit Cisl di Bergamo, Pasquale Salvatore, ha ricordato che già due mesi fa si era verificato un episodio simile, quando un uomo era stato trovato all’interno del carrello di un aereo. Secondo Salvatore: “Un uomo, che si pensa abbia scavalcato la recinzione, è stato trovato all’interno del carrello di un aereo”. Questo precedente aveva già messo in luce le vulnerabilità del sistema di sicurezza dello scalo. Alla luce dell’ultimo tragico evento, Salvatore ha ribadito la necessità di istituire un osservatorio dedicato alla sicurezza aeroportuale, coinvolgendo prefettura, società e altri enti competenti: “Stiamo aspettando le indagini della magistratura per capire cosa è successo”, ha dichiarato. Tuttavia, ha anche sottolineato che la proposta dell’osservatorio non è ancora stata implementata.
La dinamica dell’incidente che ha portato alla morte di Andrea Russo rimane al centro delle indagini. L’uomo non era né un passeggero né un dipendente dell’aeroporto. Secondo quanto riportato da Fanpage.it, Russo sarebbe arrivato presso lo scalo a bordo della sua Fiat 500 rossa, dirigendosi successivamente verso l’area dedicata agli arrivi. Da lì, avrebbe poi raggiunto la pista di atterraggio. La procura ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio per fare luce sull’accaduto e verificare se ci siano responsabilità dirette o indirette dietro questa tragedia.
I sindacati hanno lanciato un appello alle organizzazioni presenti nello scalo bergamasco per avviare una mobilitazione congiunta che garantisca maggiore sicurezza per lavoratori e viaggiatori. “A tutte le organizzazioni sindacali presenti in aeroporto per rilanciare unitariamente una mobilitazione a tutela di tutti coloro che lavorano o viaggiano passando dall’aeroporto Caravaggio di Bergamo”, si legge nella nota della Cub Trasporti.
L’incidente ha acceso i riflettori su una problematica già nota: l’accessibilità alla pista di atterraggio dell’aeroporto. Gli episodi registrati negli ultimi mesi hanno evidenziato falle nel sistema di controllo delle aree riservate. La Cub Trasporti ha sollevato la questione chiedendosi: “Ma è davvero così semplice raggiungere la pista?” Un interrogativo che, alla luce dei fatti, appare sempre più urgente.
La tragedia di Andrea Russo si aggiunge a una serie di eventi che mettono in discussione la gestione della sicurezza negli aeroporti italiani. La necessità di investimenti in personale qualificato e in sistemi di controllo avanzati sembra ormai imprescindibile per evitare il ripetersi di simili episodi. Le indagini della magistratura e le pressioni dei sindacati potrebbero rappresentare un punto di svolta per migliorare gli standard di sicurezza nel settore aeroportuale.



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