L’ex parlamentare Paolo Guzzanti è tra oltre mille firmatari del ricorso al Collegio d’appello del Parlamento contro i tagli al vitalizio, definendoli «una palese ingiustizia» . Ricorda che al momento percepisce circa 3.000 € mensili, un importo tra i meno ridotti dopo l’applicazione del sistema contributivo nel 2018 .
Guzzanti sostiene che il vitalizio – concepito originariamente come riconoscimento per chi interrompe una carriera professionale per servire lo Stato – vada mantenuto. A suo avviso, l’operazione voluta dal Movimento 5 Stelle ha delegittimato il Parlamento, trasformando l’istituzione in una «scatoletta di tonno», e introduce violenza verso deputati e senatori .
In un’intervista, Guzzanti ribadisce con forza: «Il principio del vitalizio come è stato concepito dai padri fondatori era sacrosanto… io sono nato nella democrazia e per me il Parlamento è sacro» ().
La battaglia legale viene portata avanti da molti ex eletti, tra cui figure come Ilona Staller, Tiziana Maiolo, Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino . La pronuncia è attesa a breve dal Collegio d’appello.
Oltre alla causa istituzionale, emerge un altro aspetto personale della vita di Guzzanti: a inizio aprile ha lanciato un appello privato agli amici, dichiarandosi con soli 14 € sul conto corrente a causa di spese mediche – quattro interventi in un anno – e una pesante tassazione post-divorzio . Il messaggio recita: “La misura dell’aiuto che vi chiedo è libera, piccola e a piacere… mi hanno lasciato letteralmente a terra con soli 14 euro in contanti” . Guzzanti ha affermato di aver ricevuto circa 5.000 € in aiuti, risolvendo temporaneamente la crisi .
L’ex parlamentare – oggi giornalista – spiega che non naviga nell’oro: la doppia pensione da ex deputato e giornalista (stimata in 8.000 € al mese) è stata in gran parte assorbita da obblighi familiari, medici e fiscali . Guzzanti, che ha presieduto la Commissione Mitrokhin, sostiene di aver dato «il sangue» al Parlamento e difende con convinzione il diritto agli assegni vitalizi.
Il ricorso e il piccolo, curioso caso della colletta personale sottolineano due fatti: la persistente controversia sul ruolo dei vitalizi e la situazione di fragilità economica vissuta da un personaggio pubblico, tradizionalmente associato a status privilegiati.
Al centro restano domande più ampie: il valore attribuito ai servizi svolti al Parlamento e la natura reale dei vitalizi nel sistema previdenziale italiano.
Lo scontro istituzionale proseguirà con la decisione del Collegio d’appello di Montecitorio, mentre dal punto di vista umano resta viva la testimonianza di un uomo pubblicamente impegnato nella difesa dei propri diritti, ma anche costretto a fare i conti con problemi economici imprevisti.



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