Sono stati assolti i due medici accusati di omicidio colposo per aver autorizzato la restituzione della pistola d’ordinanza a Luigi Capasso, il carabiniere che il 28 febbraio 2018, a Cisterna di Latina, ha ucciso le sue figlie, Martina e Alessia, rispettivamente di 9 e 13 anni, e ha gravemente ferito la moglie, Antonietta Gargiulo. La decisione di assolvere i medici, poiché il fatto non costituisce reato, ha suscitato indignazione e dolore da parte della madre delle vittime.
“Si, le hanno uccise un’altra volta. Non c’è stata chiarezza e per noi ci sono punti ancora poco chiari”, ha dichiarato Antonietta Gargiulo ai microfoni di Fanpage.it. La donna ha espresso profonda amarezza per il verdetto, sottolineando come le sue figlie siano state vittime di una serie di gravi omissioni istituzionali. Secondo l’accusa, i medici avrebbero facilitato la restituzione della pistola d’ordinanza a Capasso, nonostante i segnali evidenti di squilibrio mentale e i comportamenti disfunzionali dell’uomo.
La vicenda risale al 2017, quando Antonietta Gargiulo aveva presentato un esposto alla questura di Latina, denunciando le minacce e le aggressioni subite dal marito. “Io avevo fatto un esposto perché mi aveva aggredito davanti ai colleghi e davanti alle bambine”, ha spiegato la donna. Tuttavia, nonostante le evidenti avvisaglie di pericolo, nessuna azione concreta è stata intrapresa per prevenire la tragedia.
Secondo quanto emerso durante il processo, Luigi Capasso soffriva di un disturbo della personalità. I consulenti chiamati dai pubblici ministeri hanno evidenziato la presenza di gravi squilibri psichici nell’uomo. Nonostante ciò, i medici hanno redatto un certificato che attestava l’idoneità del carabiniere a possedere un’arma, permettendo così la riconsegna della pistola d’ordinanza dopo un periodo di malattia e sospensione dal servizio.
Con quell’arma, il carabiniere ha compiuto il duplice omicidio delle figlie e ha ferito gravemente la moglie. La tragedia ha scosso profondamente la comunità di Cisterna di Latina, sollevando interrogativi sulle responsabilità istituzionali e sulla gestione dei casi di violenza domestica. “I segnali di pericolo c’erano tutti: minacce, aggressioni fisiche, squilibri psichici, comportamenti gravemente disfunzionali di Luigi Capasso, carabiniere armato anche fuori servizio”, ha dichiarato l’avvocata Teresa Manente dell’associazione Differenza Donna, che si era costituita parte civile nel processo penale contro i medici.
La morte delle piccole Martina e Alessia, insieme al tentato femminicidio di Antonietta Gargiulo, non è stata un evento isolato o imprevedibile, ma il risultato drammatico di una serie di omissioni da parte delle istituzioni. Secondo l’avvocata Manente, “Il tentato femminicidio della madre e l’assassinio delle figlie è da leggersi come il prodotto di un fallimento sistemico, non come un fatto isolato”.
La posizione dei carabinieri e dei poliziotti che erano a conoscenza delle minacce e delle violenze di Capasso era già stata archiviata in precedenza. Tuttavia, secondo Antonietta Gargiulo, anche loro avrebbero avuto una responsabilità nella vicenda. “Già erano state archiviate le posizioni dei carabinieri e dei poliziotti che erano a conoscenza delle minacce e delle violenze di Capasso e che, secondo me, non hanno fatto niente a proposito”, ha sottolineato la donna.
La sentenza di assoluzione dei medici rappresenta per molti una dolorosa conclusione di un caso che ha messo in luce gravi carenze nella gestione delle situazioni di rischio legate alla violenza domestica. La vicenda continua a sollevare interrogativi sul ruolo delle istituzioni nel prevenire tragedie simili e sulla necessità di una maggiore attenzione ai segnali di pericolo.



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