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“Non scappava, esplorava”: psicologo racconta come il silenzio ha fatto ritrovare il bimbo a Ventimiglia



Un episodio che ha tenuto con il fiato sospeso la comunità di Ventimiglia si è concluso con un lieto fine. Un bambino di soli 5 anni, scomparso dal camping Por la Mar nella serata di venerdì 11 luglio, è stato ritrovato sano e salvo la mattina di domenica 13 luglio. Le ricerche, durate quasi due giorni, hanno coinvolto carabinieri, soccorritori e lo psicologo Roberto Ravera, primario di Psicologia presso la Asl di Imperia.



Il piccolo si era allontanato dal campeggio senza l’intenzione di fuggire, ma spinto dalla curiosità. Secondo quanto spiegato da Roberto Ravera, il bambino soffre di iperacusia, una condizione che comporta una particolare sensibilità ai rumori. Questo aspetto ha avuto un ruolo determinante nel modo in cui sono state condotte le ricerche. “Il bambino non si è allontanato per fuggire, ma per curiosità. Lo abbiamo cercato nel suo mondo: nella natura, nel silenzio”, ha dichiarato lo psicologo.

Durante le ore di ricerca, il team ha dovuto adottare un approccio completamente diverso rispetto alle modalità tradizionali. Il dottor Ravera, dopo aver parlato a lungo con i genitori del piccolo, ha suggerito ai soccorritori di evitare l’uso di sirene, altoparlanti e segnali acustici forti, che avrebbero potuto spaventare ulteriormente il bambino. Al contrario, sono stati impiegati stimoli sensoriali familiari, come la voce materna e musiche rassicuranti, per attirare l’attenzione del piccolo senza disorientarlo.

Il bambino è stato ritrovato in un casolare abbandonato, rannicchiato e disidratato ma lucido. Secondo lo psicologo, il bosco e gli ambienti naturali possono rappresentare un rifugio rassicurante per alcuni bambini con disturbo dello spettro autistico. “L’ambiente naturale, per alcuni bambini autistici, può essere persino rassicurante rispetto al caos umano. Il bosco ha suoni ovattati, odori familiari, spazi chiusi”, ha spiegato Ravera.

La capacità del bambino di affrontare situazioni estreme ha sorpreso anche gli esperti. Nonostante la sua giovane età, il piccolo ha percorso circa tre chilometri, dimostrando una resistenza fisica straordinaria. “Ha una percezione sensoriale alterata. I rumori forti lo disturbano, la confusione lo disorienta. Ma ha anche abilità straordinarie: può camminare a lungo, affrontare sforzi fisici notevoli, mantenere lucidità anche in condizioni estreme. Questo lo rende un piccolo eroe, diverso, non fragile”, ha sottolineato lo psicologo.

La strategia adottata nelle ricerche si è rivelata decisiva. Il silenzio e la comprensione delle esigenze del bambino hanno permesso ai soccorritori di individuare il luogo in cui si era rifugiato. “Alla fine proprio il silenzio ci ha condotti da lui”, ha affermato Ravera, evidenziando l’importanza di adattare le operazioni di soccorso alle caratteristiche individuali della persona scomparsa.

Il ritrovamento del bambino ha portato sollievo e gioia alla famiglia e alla comunità locale, che aveva seguito con apprensione gli sviluppi della vicenda. Questo episodio sottolinea quanto sia fondamentale la collaborazione tra professionisti di diversi settori nelle situazioni di emergenza e quanto sia importante considerare le peculiarità individuali nei casi di ricerca e soccorso.

La vicenda di Ventimiglia rappresenta un esempio significativo di come l’approccio empatico e mirato possa fare la differenza nella risoluzione di situazioni complesse. Grazie al contributo dello psicologo Roberto Ravera, i soccorritori hanno potuto comprendere meglio il comportamento del bambino e pianificare le ricerche in modo efficace, portando a un lieto fine che resterà impresso nella memoria di tutti coloro che vi hanno partecipato.



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