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“Meloni, serve una risposta politica?” L’ultimo manager storico Fiat interviene sulla vendita di Iveco a firma Elkann



Giorgio Garuzzo, ingegnere elettronico e storico dirigente Fiat, contesta la vendita di Iveco agli indiani di Tata Motors, evocando un passo finale che segna la dissoluzione di una potenza industriale italiana.



Per Giorgio Garuzzo, 87 anni e due decenni ai vertici del gruppo Fiat, la cessione di Iveco rappresenta la liquidazione definitiva del più importante settore industriale italiano. Dopo aver guidato la trasformazione di Iveco da azienda in perdita a leader europeo, con acquisizioni in Regno Unito, Spagna, Germania e Italia, oggi vede la vendita a Tata Motors come un punto di non ritorno  .

Secondo Garuzzo, l’operazione va oltre la perdita di un marchio: evoca una serie di ripetute cessioni – Telettra, Fiat Ferroviaria, Magneti Marelli, Comau – che hanno trasferito tecnologie e proprietà all’estero, distruggendo la capacità competitiva italiana  . Egli afferma: “Eravamo una potenza e abbiamo svenduto l’industria, rischiamo di essere un Paese del terzo mondo fuori dalla sfida tecnologica, un disastro generazionale”  .

Nel suo ruolo di ex CEO di Iveco tra il 1984 e il 1991, Garuzzo sottolinea di aver trasformato un’azienda in grave perdita in un leader tecnologico – “una macchina da soldi” – capace di competere con Mercedes in Europa  . Oggi, invece, teme che la nuova proprietà possa spostare produzioni verso l’India, mettendo a rischio impianti come quelli di Foggia, Suzzara e altre filiere di fornitori italiani  .

Critica anche il presunto argomento che Iveco sarebbe troppo piccola per andare avanti da sola: “Balle. Iveco è leader nel suo settore: numero uno in Italia, in Spagna, in Inghilterra e leader in Francia e Germania”  .

Garuzzo respinge l’idea che Tata rappresenti un partner alla pari o apporti tecnologia significativa: “Tata non ha nulla da portare a Iveco sotto il profilo tecnologico, né industriale”  . Anche le rassicurazioni aziendali – “Torino resterà centrale” – sono giudicate temporanee e insufficienti  .

Al cuore della cessione, secondo Garuzzo, c’è l’interesse esclusivo per i profitti finanziari: “Per i soldi. E perché l’industria non interessa più: troppo complessa da gestire”. Egli prevede nuove cessioni – come quella di CNH – in un trend che impoverisce l’economia industriale italiana  .

Sul piano occupazionale, Garuzzo denuncia l’espulsione graduale dei giovani dal settore metalmeccanico verso lavori precari legati al turismo. “Dopo la vendita di Iveco, Torino produrrà lavoro solo per baristi e camerieri” provoca, evocando un futuro di impieghi poco qualificati  .

Propone soluzioni strutturali: controllo più incisivo dello Stato sulle operazioni industriali strategiche, applicazione di strumenti come la golden power e una partecipazione più attiva dei sindacati nei CdA, sulla falsariga del modello tedesco, per difendere lavoratori e fornitori  .



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