Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo che introduce nuove regole per la partecipazione alle competizioni sportive femminili alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028. Il provvedimento mira a escludere le atlete transgender dalle gare femminili, suscitando un acceso dibattito internazionale. La decisione, che ha già trovato applicazione da parte del Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti, è accompagnata da dichiarazioni controverse del presidente.
Durante un evento ufficiale, Trump ha espresso la sua posizione in modo diretto e deciso, affermando: “Gli Stati Uniti non permetteranno agli uomini di rubare i trofei alle donne alle Olimpiadi del 2028.” Le parole del presidente hanno sollevato interrogativi e critiche, soprattutto per il linguaggio utilizzato nei confronti delle atlete transgender, definite “uomini” in maniera sprezzante.
L’ordine esecutivo non si limita a vietare la partecipazione delle atlete transgender, ma prevede anche l’implementazione di un sistema di test genetici rigorosi per determinare il sesso biologico degli atleti. Questi test, già introdotti in alcune discipline come la boxe e l’atletica leggera, mirano a identificare la presenza del gene SRY sul cromosoma Y, considerato un indicatore affidabile del sesso biologico alla nascita. Secondo quanto stabilito dal provvedimento, gli atleti che non superano il test non potranno prendere parte alle competizioni femminili.
La World Boxing, l’organizzazione internazionale che regola il pugilato dilettantistico e olimpico, ha già adottato questa metodologia lo scorso maggio. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire equità nelle gare femminili, impedendo la partecipazione di atleti transgender o intersex che non soddisfano i criteri stabiliti. La misura ha suscitato polemiche nel mondo sportivo e tra gli attivisti per i diritti LGBTQ+.
Un caso emblematico è quello della pugile algerina Imane Khelif, vincitrice della medaglia d’oro alle ultime Olimpiadi di Parigi. Secondo documenti trapelati, la campionessa avrebbe fallito un test genetico l’anno precedente, pur soddisfacendo i criteri ormonali allora in vigore. Nonostante ciò, Khelif ha ribadito la sua posizione con fermezza: “Io non sono transgender, questo non mi riguarda e non ne sono intimidita. Sono nata ragazza e cresciuta ragazza. Ma non ho nulla da nascondere: sarò a Los Angeles, a difendere il mio oro.”
Le dichiarazioni di Trump hanno sollevato ulteriori domande sulla possibilità di perseguire penalmente le atlete transgender che tentino di competere nelle categorie femminili. Interrogato al riguardo durante l’evento, il presidente ha risposto: “Per quanto riguarda le accuse, dovrei chiedere al procuratore generale. Non lo so, ma ci sarà un metodo di test molto, molto severo, e se il test non darà risultati appropriati, non potranno partecipare alle Olimpiadi.”
La decisione del governo statunitense ha generato reazioni contrastanti. Da un lato, alcuni sostengono che le nuove regole siano necessarie per garantire equità nelle competizioni sportive femminili. Dall’altro lato, molti ritengono che il provvedimento rappresenti una forma di discriminazione nei confronti delle atlete transgender e intersex.
Il dibattito si estende anche al mondo dello sport internazionale. La misura adottata dalla World Boxing e il nuovo ordine esecutivo americano potrebbero influenzare le politiche di altre organizzazioni sportive e comitati olimpici. Tuttavia, resta da vedere come queste regole saranno applicate e quali saranno le implicazioni per gli atleti coinvolti.
Con le Olimpiadi di Los Angeles 2028 ancora lontane, la questione delle atlete transgender promette di rimanere al centro dell’attenzione mediatica e politica. Nel frattempo, le dichiarazioni di Donald Trump continuano a suscitare reazioni forti e polarizzanti, alimentando un dibattito globale sui diritti e sull’equità nello sport.



Add comment