Il provvedimento della Corte d’Appello di Torino, in particolare, riguarda la cessazione del trattenimento nel Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) disposto dal Questore di Torino in una fase del procedimento, lo scorso 24 novembre. I giudici, dopo aver esaminato i “nuovi elementi emersi”, hanno escluso la sussistenza di una concreta e attuale pericolosità. Hanno inoltre sottolineato che il signor Shahin risiede in Italia da vent’anni ed è completamente incensurato.
Tra i “nuovi elementi” presentati dagli avvocati dell’imam figurava l’archiviazione immediata, da parte della Procura di Torino, di una denuncia relativa alle frasi pronunciate dall’imam lo scorso ottobre durante una manifestazione a sostegno della causa palestinese.
La signora Ilaria Salis ha commentato la decisione della Corte d’Appello di Torino su X, affermando che il signor Mohamed Shahin, l’imam di Torino ingiustamente detenuto nel CPR di Caltanissetta e a rischio di deportazione dopo una vita trascorsa in Italia, è stato liberato. La Corte d’Appello di Torino ha accolto il riesame sulla convalida del trattenimento, rilevando che non sussistono elementi tali da giustificarlo. La signora Salis ha inoltre criticato le azioni di Montaruli, Piantedosi, Fratelli d’Italia e Lega, definendole una “caccia alle streghe di stampa maccartista” e affermando che la loro condotta è illegittima. Ha concluso sottolineando che la vittoria odierna rappresenta un trionfo dello stato di diritto e della democrazia, e che una società più sicura non è una società chiusa e omogenea, sospettosa e armata, ma una società aperta e plurale, dove, nel rispetto dell’altro e dei valori di uguaglianza e libertà, le diversità culturali possono convivere pacificamente.
Oggi, anche grazie alle mobilitazioni, si affermano lo stato di diritto e la democrazia. Una società più sicura non è caratterizzata da chiusura, omogeneità, sospetto e militarismo, bensì da apertura e pluralismo, dove, nel rispetto dell’Altro e dei valori di uguaglianza e libertà, le diversità culturali possono coesistere pacificamente.




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