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Violenze al Beccaria, agente aggredì detenuto dopo tentato suicidio: “Ti mangio il cuore”



Un episodio di violenza avvenuto nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano ha portato alla luce gravi accuse nei confronti di un agente della polizia penitenziaria. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, il fatto risale al 24 aprile 2021, quando un giovane detenuto avrebbe tentato di togliersi la vita nella sua cella durante la notte. Il compagno di cella del ragazzo, accorgendosi del gesto, avrebbe immediatamente avvisato un agente in servizio.



L’intervento dell’agente, inizialmente volto a salvare il ragazzo, si sarebbe trasformato in un episodio di violenza. Dopo aver slegato il cappio con cui il giovane aveva tentato di impiccarsi, l’agente lo avrebbe trascinato a terra e aggredito fisicamente. Secondo le ricostruzioni, il poliziotto lo avrebbe colpito con schiaffi al volto e calci alla pancia. Successivamente, il detenuto sarebbe stato trasferito in una cella di isolamento, dove avrebbe subito ulteriori minacce. L’agente gli avrebbe detto: “Compare io ti mangio il cuore”. Le conseguenze fisiche riportate dal ragazzo includono un livido all’orecchio sinistro e una lieve “algia al dorso”, lesioni giudicate guaribili in un giorno.

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di presunti abusi e torture che sarebbero avvenuti all’interno del carcere Beccaria tra il 2022 e il 2024. L’indagine, condotta dalle pubbliche ministero Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, sotto la supervisione della procuratrice aggiunta Maria Letizia Mannella, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 42 persone. Tra queste figurano agenti della polizia penitenziaria, ex direttrici dell’istituto e operatori sanitari.

Le ex direttrici Cosima Boccoliero e Maria Vittoria Menenti sono accusate di aver avuto un ruolo nelle violenze e nei maltrattamenti che si sarebbero verificati all’interno del carcere. Gli operatori sanitari coinvolti nell’indagine sono accusati di aver redatto referti medici falsi o concordati con gli agenti, nel tentativo di nascondere le lesioni riportate dai detenuti. Inoltre, avrebbero omesso di segnalare gli episodi di violenza e non avrebbero intrapreso azioni per prevenirli o porvi fine.

L’inchiesta ha evidenziato una serie di comportamenti sistematici volti a coprire le violenze. Tra le accuse principali mosse agli indagati vi sono tortura, maltrattamenti aggravati, lesioni e falso. Gli episodi descritti dipingono un quadro inquietante, caratterizzato da una totale mancanza di empatia nei confronti dei giovani detenuti.

Le immagini dei presunti pestaggi, che sono state acquisite dagli inquirenti, sono ritenute fondamentali per ricostruire quanto accaduto e per supportare le accuse mosse nei confronti degli indagati. Inoltre, è stata avanzata la richiesta di incidente probatorio, al fine di consolidare le prove raccolte.

Il caso del carcere Beccaria solleva interrogativi profondi sul trattamento dei detenuti minorenni e sulla gestione degli istituti penitenziari. Le accuse rivolte agli agenti della polizia penitenziaria e agli altri indagati mettono in discussione il rispetto dei diritti umani all’interno delle carceri italiane. La vicenda ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica e ha sollecitato richieste di maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione dei detenuti.

Mentre l’inchiesta prosegue, i dettagli emersi finora sottolineano la necessità di un intervento deciso per garantire che episodi simili non si ripetano. La giustizia dovrà fare chiarezza su quanto accaduto e assicurare che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni.



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