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Elio Finocchio, il gay più bello d’Italia: “Mio padre mi propose di cambiare cognome, gli dissi no”



Elio Finocchio, dipendente dell’Hard Rock Café di Roma, è stato incoronato nuovo “gay più bello d’Italia”. Per il 37enne la vittoria rappresenta un riconoscimento importante non solo personale ma anche collettivo, riportando la fascia nel Lazio dopo 13 anni. In un’intervista rilasciata a Fanpage.it, Finocchio ha descritto la sua prima settimana dopo la vittoria come “una tranvata”, sottolineando come questo ruolo porti con sé la responsabilità di rappresentare una comunità spesso al centro del dibattito sui diritti.



Dietro il titolo, Finocchio porta con sé una storia di resilienza e determinazione. Cresciuto con un cognome che da sempre ha attirato ironie e commenti, racconta di aver imparato fin da piccolo a reagire con fermezza. “Tutto quello che hanno scritto fino ad oggi è passato indifferente per me. Forse è stato proprio il destino che mi ha preparato quando ero molto piccolo per affrontare la questione cognome di oggi”, ha dichiarato.

L’episodio più emblematico risale a quando aveva 18 anni, quando il padre gli propose di cambiare cognome per evitargli difficoltà. La risposta fu netta: “Papà, io non toccherò mai il mio cognome perché cambiarlo significherebbe non essere più parte della famiglia. Sarebbe comunque una sconfitta, sarebbe come darla vinta a tutte quelle persone che mi hanno preso in giro fino ad oggi. Me lo tengo”.

Nonostante il titolo di bellezza, Finocchio ammette di avere un rapporto complesso con il proprio corpo: “Ci litigo quando mi sveglio, poi durante la giornata dico che è un corpo che mi è stato donato e devo rispettarlo”. Una visione che unisce autocritica e accettazione, senza nascondere i momenti di difficoltà.

Il 37enne romano non è nuovo all’impegno pubblico per la comunità LGBTQ+. Negli anni ha prestato il proprio volto a diverse campagne, tra cui la “Gay Help Line” del 2007 e “Diritti Ora”, apparendo su cartelloni e mezzi pubblici della capitale per sensibilizzare contro bullismo e discriminazioni.

Parlando del cambiamento dei tempi, Finocchio ha riflettuto sull’impatto delle app di incontri. “Io vengo da un periodo dove non c’erano gli smartphone. Per me conoscere gente significava andare nella gay street davanti al Colosseo. Con le app si è perso quell’approccio naturale”.

Sul futuro e sul tema della famiglia, Finocchio non nasconde le sue preoccupazioni per l’Italia: “Non mi sento discriminato, ma neanche tutelato appieno. Non mi sento nemmeno al sicuro, perché c’è ancora troppa disinformazione. Il nostro Paese è ancora troppo indietro per essere il 2025”.

Il confronto con la Svezia, dove ha vissuto per amore, mette in evidenza la distanza culturale: “Quando c’è il Gay Pride, tutti i negozi vanno in festa, tutti espongono la bandiera arcobaleno. In Italia non esiste nemmeno la legge contro l’omofobia. Io non vedo perché una persona mi aggredisce solo perché mi trovo mano nella mano col mio compagno e deve essere fatta passare in sordina”.

Sul tema della genitorialità ammette che la strada è ancora lunga: “È dura, è dura anche su quel lato, quindi io spero in tempi migliori, spero che il nostro Paese evolva”.

Non manca una critica nei confronti delle recenti dichiarazioni di Fabrizio Corona, che ha reso pubblici i nomi di tre calciatori: “Non accetto che si parli per gli altri. È una mancanza di rispetto grande quanto l’Italia. Nessuno deve sostituirsi a nessuno per far sentire la propria voce”.

Finocchio difende inoltre i Pride, spesso criticati per eccessiva spettacolarizzazione: “Il Pride non è solo trasgressione, non sono solo persone che si mettono una parrucca. Sfiliamo, ridiamo, rivendichiamo i nostri diritti e lo facciamo ballando, ridendo e scherzando”.

Guardando al futuro, il neoeletto gay più bello d’Italia non fa previsioni precise ma parla di crescita personale: “Sarei un mago ad oggi se ti dicessi dove mi vedrò tra un anno, però ti posso dire a gran voce una cosa sicura: che mi troverò da qui ad un anno più arricchito, più maturo e più consapevole”.

La vittoria di Elio Finocchio non è quindi solo un titolo, ma il simbolo di un percorso fatto di scelte coraggiose, orgoglio delle proprie radici e impegno per una società più giusta.



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