La capitale britannica sotto assedio per un sabato di manifestazioni. Da un lato la marcia “Unite the Kingdom” guidata da Tommy Robinson, dall’altro la contromanifestazione antifascista. In campo 1.600 agenti.
Un sabato di tensione a Londra, dove migliaia di persone hanno partecipato a due manifestazioni opposte che hanno paralizzato il centro città. Da una parte la marcia convocata dall’attivista della destra inglese Tommy Robinson, dall’altra la contromanifestazione organizzata dagli antifascisti. In totale, secondo diverse stime, i partecipanti sarebbero stati alcune centinaia di migliaia: per i sostenitori di Robinson quasi tre milioni, per le autorità molto meno, ma comunque numeri imponenti.
Il corteo “Unite the Kingdom” ha attraversato Whitehall e Waterloo Bridge, con una folla di bandiere britanniche e croci di San Giorgio. Gli slogan erano rivolti soprattutto contro l’immigrazione e il premier Keir Starmer: “Basta sbarchi”, “Mandateli a casa”, “Vogliamo indietro il nostro Paese”.
Sul palco hanno parlato Robinson, l’ex stratega di Donald Trump Steve Bannon e altri ospiti internazionali. Tra i momenti più applauditi, l’intervento di una ragazzina di 13 anni diventata simbolo dopo essere stata espulsa da scuola per aver indossato un abito con la bandiera nazionale. Non è mancato un messaggio di sostegno da parte dell’imprenditore Elon Musk, che ha attaccato il governo laburista: “L’immigrazione incontrollata deve finire”.
Parallelamente, da Russell Square è partita la marcia antifascista organizzata da Stand Up to Racism e da diversi movimenti progressisti. Cartelli e slogan erano rivolti contro Robinson e i suoi sostenitori: “I rifugiati sono i benvenuti”, “Donne contro l’estrema destra”, “Oppose Tommy Robinson”.
Sul palco di Parliament Square hanno parlato anche parlamentari laburisti come Diane Abbott e Zarah Sultana, sottolineando che la capitale resta una città multiculturale e inclusiva.
La Metropolitan Police ha dispiegato circa 1.600 agenti, inclusi 500 richiamati da altre contee, per mantenere separate le due manifestazioni e prevenire scontri diretti. Non sono mancati momenti di tensione, con lanci di oggetti e insulti reciproci, ma la situazione è rimasta sotto controllo grazie ai cordoni antisommossa che hanno creato una “zona sterile” tra i due cortei.
La comandante Clair Haynes ha garantito una linea dura: “Agiremo senza timore né favoritismi contro comportamenti discriminatori e discorsi d’odio”.
Le manifestazioni hanno messo in evidenza quanto il tema dell’immigrazione sia diventato centrale nella politica britannica, superando persino le preoccupazioni economiche. Per i sostenitori di Robinson si tratta di una “rivoluzione dei patrioti”, mentre gli oppositori parlano di rigurgiti xenofobi che minacciano la convivenza civile.
A rendere ancora più complesso il quadro, le critiche arrivate anche da sinistra al governo Starmer, accusato dagli stessi movimenti antirazzisti di non essere abbastanza inclusivo nelle politiche migratorie.
Al termine delle manifestazioni, concluse entro le 18, Londra ha tirato un sospiro di sollievo. Restano però le immagini di una capitale profondamente spaccata: da un lato cori e bandiere patriottiche, dall’altro cartelli contro il razzismo e a favore dell’accoglienza.



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