Durante le celebrazioni di San Gennaro nel Duomo di Napoli, l’arcivescovo Mimmo Battaglia ha pronunciato un’omelia toccante e provocatoria, centrata sul tema del sangue e della sua importanza simbolica. In un passaggio particolarmente potente, ha affermato: “È il sangue di ogni bambino di Gaza che metterei esposto in questa cattedrale, accanto all’ampolla del santo perché non esistono ‘altre’ lacrime: tutta la Terra è un unico altare”. Queste parole hanno suscitato un lungo applauso tra i fedeli presenti.
Il messaggio di Battaglia si è concentrato sulla situazione nei Paesi in guerra, con un’enfasi particolare sulla Striscia di Gaza. Ha sottolineato come il sangue rappresenti un linguaggio universale, capace di esprimere il dolore e la sofferenza umana. “Oggi la parola sangue ci brucia addosso perché il sangue è un linguaggio che tutti capiamo e che chiede conto a tutti”, ha dichiarato. Ha poi proseguito, evidenziando la connessione tra il sangue di San Gennaro e quello versato in Palestina, in Ucraina, e in altre terre segnate dalla violenza.
L’arcivescovo ha esposto un desiderio profondo: “Se potessi, accoglierei in un’ampolla il sangue di ogni vittima, bambini, donne, uomini di ogni popolo, e lo esporrei qui, sotto queste volte, perché nessun rito ci assolva dalla responsabilità”. Con queste parole, Battaglia ha evidenziato la necessità di una riflessione collettiva sul significato della sofferenza umana e sull’importanza di non dimenticare le vittime di conflitti.
Nel corso della sua omelia, più volte interrotta dagli applausi dei presenti, Battaglia ha rivolto un appello diretto a Israele, chiedendo di interrompere le operazioni militari nella Striscia di Gaza. “Ascolta, Israele: non ti parlo da avversario, ma da fratello nell’umano – ha detto – ti chiamo col nome con cui la Scrittura convoca il cuore all’essenziale: Ascolta. Cessa di versare sangue palestinese”. Con queste parole, l’arcivescovo ha cercato di stabilire un dialogo, evidenziando la necessità di un approccio umano alla crisi.
Battaglia ha continuato, esprimendo comprensione per il dolore che Israele porta con sé. “Ogni terrorismo è un sacrilegio, ogni sequestro un’ombra sull’umano, ogni razzo contro civili un peccato che grida”, ha affermato. Tuttavia, ha esortato a una riflessione profonda: “Oggi, davanti al sangue del martire, ti chiamo per nome: tu, Israele, fermati. Apri i valichi, lascia passare cure e pane, sospendi il fuoco che non distingue e moltiplica gli orfani”. Battaglia ha chiesto a Israele di dimostrare grandezza, non debolezza, arrestando la propria forza quando questa profana la giustizia.
Durante la celebrazione, è stato trasmesso un videomessaggio di padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia di Gaza, che ha descritto la situazione drammatica nella Striscia. “La situazione continua ad essere molto grave in tutta la Striscia di Gaza con i bombardamenti – ha dichiarato Romanelli – continua una situazione di guerra e continua la morte che già si è portata via decine di migliaia di persone: sono stati uccisi più di 18mila bambini e gli ostaggi ancora non hanno sperimentato il diritto di vivere in libertà”. Ha aggiunto che i feriti e gli ammalati non hanno accesso alle cure necessarie, evidenziando la mancanza di risorse negli ospedali.
Il videomessaggio di Romanelli ha toccato profondamente i presenti, contribuendo a rendere ancora più palpabile il dolore e la sofferenza che caratterizzano la vita quotidiana nella Striscia di Gaza. La celebrazione di San Gennaro si è così trasformata in un momento di riflessione e preghiera per tutte le vittime di conflitti, con l’auspicio che la pace e la giustizia possano prevalere.



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