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Carcere di Genova, il dramma di Carmine Tolomelli: “Lasciato senza cure, è morto in agonia”



Il 24 febbraio 2024, Carmine Tolomelli è deceduto all’Ospedale San Martino di Genova, un evento che ha scatenato l’indignazione e la denuncia da parte della compagna, Immacolata Stasino, conosciuta come “Titti”. In un’intervista a Fanpage.it, Stasino ha raccontato gli ultimi momenti di vita di Carmine, descrivendo una scena straziante: “Carmine è morto in agonia. Quando mi hanno permesso di vederlo, gli ho preso la mano e gli ho detto: ‘Sono qua’. Lui mi ha sentito e si è girato. Aveva gli occhi pieni di sangue, respirava con affanno. Mi ha guardato, poi si è girato dall’altro lato e non si è più svegliato. Lo hanno portato via in un sacco nero”. Secondo la denuncia della compagna, la morte di Carmine sarebbe stata il risultato di anni di negligenze e malasanità durante la sua detenzione.



La situazione di Carmine rappresenta un calvario che sembra non avere fine, come dimostra una lettera firmata da circa cinquanta detenuti della 5ª sezione del carcere di Marassi a Genova, dove sono detenuti soggetti affetti da gravi patologie. Nella lettera, indirizzata all’associazione Quei Bravi Ragazzi Family, i detenuti denunciano una serie di gravi problemi sanitari all’interno dell’istituto. “Siamo abbandonati nelle celle, senza un minimo di assistenza, con più malati all’interno delle camere, con medici assenti sia in caso di urgenze sia di visite quotidiane”, lamentano. La denuncia prosegue sottolineando che “si deve sperare che non siano malesseri gravi, altrimenti serve solo chiamare l’agenzia funebre”, evidenziando così la drammatica situazione sanitaria in cui versano i detenuti.

Carmine Tolomelli era entrato in carcere nell’aprile del 2019, presso la Casa Circondariale di Tolmezzo (Udine), con una condanna di dieci anni. A causa della sua grave condizione di salute, una cirrosi epatica grave di grado severo F4, la compagna aveva richiesto la sostituzione della misura cautelare con gli arresti domiciliari. Nonostante la documentazione medica presentata, i giudici avevano negato la richiesta, ritenendo che Carmine potesse ricevere le cure necessarie in carcere.

Col passare del tempo, le condizioni di Carmine sono peggiorate. Nel 2022, un medico del carcere di Tolmezzo ha dichiarato che la sua condizione era “incompatibile con il regime carcerario” e ha richiesto il trasferimento a Marassi, noto per il suo centro clinico SAI (Servizio Assistenza Intensiva). Tuttavia, dopo il trasferimento, Carmine non è stato collocato nel reparto clinico e ha continuato a non ricevere le terapie necessarie. Le sue condizioni di salute sono continuate a deteriorarsi, portandolo a un ricovero d’urgenza all’ospedale San Martino nell’aprile del 2023.

Dopo il ricovero, le prescrizioni terapeutiche stabilite in sede di dimissioni non sono state seguite. Nel maggio 2023, Carmine è stato nuovamente ricoverato, questa volta in coma. A giugno, il suo stato di salute si era ulteriormente aggravato, presentando fratture e un edema. “Aveva un litro e mezzo di liquidi, la setticemia e la sepsi, dovuto a rigetto ed insufficienza renale perché non adeguatamente curato, ma trascurato da medici incaricati”, ha affermato Stasino.

Quando a luglio Carmine è stato dimesso dall’ospedale, non ha ricevuto i necessari esami di controllo. Questo ha portato alla sua morte, avvenuta il 24 febbraio 2024. Stasino ha dichiarato: “Tutto questo poteva essere evitato perché la sua patologia era nota. Carmine è morto a causa del loro disinteresse”. Ha iniziato un’azione legale presso le Procure di Udine, Genova e Napoli, sostenendo che Carmine avrebbe potuto essere salvato.

A più di un anno dalla morte di Carmine, il processo è ancora in corso e le condizioni all’interno del carcere di Marassi non sembrano essere migliorate. La lettera di denuncia dei detenuti ha portato a una richiesta di ispezione ministeriale urgente per verificare le condizioni igienico-sanitarie del centro clinico SAI e del reparto detenuti dell’ospedale San Martino. Gli avvocati dell’associazione Quei Bravi Ragazzi Family hanno preso atto delle gravi violazioni dei diritti fondamentali dei detenuti malati, accusando i vertici sanitari e amministrativi del carcere di negligenza.



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