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Fischi e abbandoni all’ONU durante il discorso di Netanyahu: la protesta prende forma



L’arrivo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York è stato accolto da forti tensioni e proteste. Non appena il premier ha preso la parola, l’aula si è riempita di fischi e contestazioni, segno evidente della divisione diplomatica che oggi caratterizza la sua figura.



Nel tentativo di ristabilire il protocollo, il presidente dell’assemblea ha più volte richiamato all’ordine, ma numerose delegazioni hanno abbandonato la sala in segno di dissenso. Tale gesto politico si configura non solo come un attacco alla persona di Netanyahu e al suo governo, ma anche come una denuncia verso quella che viene percepita come la complicità silenziosa delle Nazioni Unite rispetto al conflitto in corso nella Striscia di Gaza.

Durante un’aula parzialmente vuota, Netanyahu ha motivato l’operazione militare israeliana come una risposta necessaria alla minaccia rappresentata da Hamas, definendo la guerra una “lotta esistenziale”. Tuttavia, le sue parole non hanno conciliato l’indignazione crescente, soprattutto tra le delegazioni di Paesi arabi, africani e latinoamericani, così come tra esponenti della società civile impegnati nel denunciare l’impunità garantita a Israele negli organismi internazionali.

@momentidicasaFischi e proteste all’ONU contro Netanyahu- delegazioni lasciano l’aula durante il suo discorso

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L’intervento di Netanyahu è stato caratterizzato da una linea dura: ha ribadito che l’operazione a Gaza è “necessaria per la sicurezza” e ha affermato “Dobbiamo finire il lavoro il prima possibile. Non è ancora finita. I miliziani sono asserragliati e pronti a nuove atrocità. Israele deve portarli alla resa”.

Per sostenere questa posizione, ha mostrato quella che ha definito una “mappa del terrore dell’Iran”, accusando Teheran di sviluppare armi nucleari e missili balistici che minacciano non solo Israele ma anche gli Stati Uniti. Ha inoltre elogiato l’ex presidente Donald Trump per le misure adottate contro l’Iran, sottolineando: “Abbiamo promesso che l’Iran non avrebbe ottenuto la bomba nucleare — e finora abbiamo avuto successo. Ma dobbiamo restare vigili”.

Nel corso del discorso, Netanyahu ha anche proposto un “quiz” retorico ai delegati, mostrando cartelli con domande sulle minacce per l’Occidente, indicando sempre Hamas, Hezbollah, gli Houthi e l’Iran come responsabili. Ha inoltre presentato una spilla con un codice QR, invitando a inquadrarlo per “vedere con i propri occhi perché Israele combatte”, rimandando a un video prodotto con l’esercito israeliano che mostra le immagini degli attacchi del 7 ottobre.

Una parte controversa del discorso ha riguardato la trasmissione via altoparlanti del suo intervento all’interno della Striscia di Gaza, accompagnata dall’invio di SMS ai residenti. Secondo Netanyahu, si tratta di un messaggio diretto agli ostaggi israeliani: “Abbiamo circondato Gaza con enormi altoparlanti, nella speranza che i nostri cari ascoltino queste parole: non vi abbiamo dimenticati, e non ci fermeremo finché non vi riporteremo tutti a casa”. Questa strategia psicologica è stata criticata anche all’interno delle forze armate israeliane, ma è stata considerata parte integrante della pressione su Hamas. Rivolgendosi direttamente ai miliziani, Netanyahu ha lanciato un appello: “Lasciate andare il mio popolo. Liberate tutti gli ostaggi. Se lo farete, vivrete. Altrimenti, Israele vi darà la caccia”.

Dal punto di vista politico, Netanyahu ha duramente attaccato la comunità internazionale, accusandola di ritirarsi e quindi di favorire “il male”. Ha rivolto un monito soprattutto ai Paesi occidentali, quali Francia, Spagna e Regno Unito, che hanno mostrato sostegno al riconoscimento di uno Stato palestinese definendolo una “resa morale” che incoraggerebbe i terroristi. Ha sostenuto che tale segnale favorisca nuovi attacchi contro Israele e civili.

Il premier ha inoltre respinto categorizzando come “false” le accuse di genocidio rivolte a Israele e ha negato che il suo governo stia obbligando la popolazione civile a lasciare la Striscia di Gaza, sostenendo invece che Israele stia esortando i civili a mettersi in salvo, mentre Hamas li sfrutterebbe come scudi umani. Ha aggiunto: “Ogni vittima civile è una tragedia” e ha confermato che le forze israeliane stanno adottando misure per ridurre i danni collaterali.



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