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Accoglienza da film a Fiumicino: Schlein e Bonelli per i “quattro” in arrivo da Israele!



Sono tornati in Italia i quattro parlamentari italiani arrestati nei giorni scorsi dalle autorità israeliane mentre partecipavano alla missione Global Sumud Flotilla, diretta verso la Striscia di Gaza. I politici coinvolti sono il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti, l’eurodeputata del Partito Democratico Annalisa Corrado, il deputato dem Arturo Scotto e l’eurodeputata dei Verdi Benedetta Scuderi. La loro liberazione è stata confermata dalla Farnesina, che ha reso noto il rientro su un volo partito da Israele e atterrato all’aeroporto di Fiumicino.



Al Terminal 3 dello scalo romano, i quattro parlamentari sono stati accolti dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, dal leader di Europa Verde Angelo Bonelli, dal senatore M5S Lorenzo Patuanelli e dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri. All’arrivo, Arturo Scotto ha rassicurato sulle condizioni del gruppo: “Stiamo bene. Il nostro pensiero va ora a tutti gli attivisti, affinché siano al più presto liberati”.

La vicenda ha avuto un forte risalto politico e diplomatico. La segretaria dem Schlein ha ribadito: “Insistiamo per liberazione di tutti gli attivisti”, mentre Bonelli ha confermato: “Stanno bene”. Dal canto suo, il ministero degli Esteri israeliano ha dichiarato: “Già espulsi quattro italiani, gli altri quanto prima”.

Parallelamente, l’ambasciatore israeliano a Roma Jonathan Peled ha alimentato il dibattito dichiarando: “Sulle barche non abbiamo trovato nessun aiuto alimentare”. Una versione contestata da Maria Elena Delia, portavoce italiana del Global Movement to Gaza, che ha replicato: “Sono accuse totalmente infondate. Sulle barche partite dall’Italia c’erano casse di aiuti, alimentari e medicine, preparati dall’associazione Music for Peace”.

Le tensioni sulla natura degli aiuti a bordo della Flotilla restano dunque al centro della controversia. Secondo la polizia israeliana, le stive delle imbarcazioni risultavano vuote al momento delle perquisizioni. Sono stati diffusi filmati che mostrerebbero l’assenza di carichi umanitari, mentre fonti israeliane hanno anche segnalato un presunto trasbordo in mare di dieci uomini verso una nave proveniente dalla Turchia. Tuttavia, queste informazioni non hanno trovato conferme indipendenti.

Dall’altra parte, l’associazione Music for Peace, che aveva sostenuto la missione, ha spiegato che una parte consistente degli aiuti raccolti è stata imbarcata su una nave diretta ad Aqaba, in Giordania, per poi proseguire via terra fino alla Striscia di Gaza. L’organizzazione ha inoltre contestato la narrazione israeliana, sostenendo che le imbarcazioni partite dall’Italia trasportavano effettivamente beni di prima necessità destinati ai civili palestinesi.

Il caso mette in evidenza anche le difficoltà logistiche di un’operazione di questo tipo. Secondo esperti di navigazione, le barche a vela utilizzate non avrebbero avuto la capacità di trasportare quantitativi significativi di aiuti, soprattutto dopo settimane di navigazione, durante le quali parte delle provviste sarebbe stata consumata dagli stessi attivisti. A ciò si aggiunge il problema dell’assenza di un porto a Gaza, distrutto dai bombardamenti: eventuali sbarchi avrebbero richiesto gommoni e manovre rischiose in un contesto di guerra.

Nel frattempo, mentre i quattro parlamentari italiani sono tornati a casa, molti altri attivisti internazionali restano sotto custodia in Israele. Alcuni di loro, trasferiti nel carcere di Saharonim, hanno rifiutato di firmare documenti che attestavano un ingresso illegale in Israele e hanno annunciato uno sciopero della fame.

La vicenda della Flotilla, che ha riportato l’attenzione internazionale sulla crisi umanitaria a Gaza, resta quindi aperta su più fronti: da un lato la richiesta di liberazione degli attivisti ancora detenuti, dall’altro la disputa politica e mediatica sull’effettiva presenza di aiuti umanitari a bordo delle imbarcazioni.



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