Con un margine di un solo voto (306 favorevoli, 305 contrari e 17 astenuti), il Parlamento europeo ha respinto la richiesta di revoca dell’immunità per l’eurodeputata di AVS, Ilaria Salis. I votanti sono stati 628.
Il risultato della votazione ha suscitato reazioni forti lungo tutto l’arco parlamentare italiano e non solo, con commenti aspri e accuse reciproche tra forze politiche.
Da Fratelli d’Italia giunge un affondo deciso: nel gruppo europeo FdI si è votato contro l’immunità di Salis e dal partito arriva il commento duro secondo cui «la sinistra festeggia mentre si scrive una pagina vergognosa in Europa».
Dalla parte del Partito Democratico, l’eurodeputata e vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno esalta il voto: «Bene il voto favorevole del Parlamento europeo che ha deciso di mantenere l’immunità parlamentare a Ilaria Salis, respingendo con fermezza le richieste di Orban e del suo esecutivo. L’Ungheria resta formalmente nell’Unione, ma viola in modo sistematico lo Stato di diritto, calpestando l’indipendenza della magistratura, la libertà di stampa e la tutela dei diritti fondamentali. È una deriva che non possiamo più ignorare. Questa deve essere una battaglia trasversale che unisce tutte le forze liberali, riformiste ed europeiste».
Picierno ricorda anche l’interrogazione presentata nel dicembre 2023 alla Commissione europea per sollevare il caso Salis e rimarca le dure condizioni delle prigioni ungheresi segnalate da Cedu e altri organismi europei.
Anche il collega membro del PD, Brando Benifei, considera la decisione una vittoria per la giustizia: «Ilaria Salis non tornerà in carcere in Ungheria, il Parlamento europeo ha deciso oggi in via definitiva. Non si tratta di difendere una persona ma il diritto di tutte e tutti a un processo giusto e non condizionato da pressioni politiche dichiarate e inaccettabili. È una bella giornata per chi crede nella giustizia».
Il senatore PD Filippo Sensi, dal canto suo, punta sull’importanza numerica del voto: «Ogni voto conta, ogni singolo voto conta. Ilaria Salis continua a fare il lavoro che i cittadini hanno voluto per lei, rappresentare in Parlamento una Europa plurale, democratica, libera».
Sul fronte ungherese, il governo di Viktor Orbán aveva sollecitato il voto a favore della revoca dell’immunità, legandola a un’accusa formale contro Salis. La sua richiesta era arrivata dopo che, nel corso dell’iter, il caso era passato alla Commissione Affari Giuridici del Parlamento europeo (JURI).
Dal punto di vista giuridico, in caso di revoca dell’immunità il processo a carico di Salis in Ungheria potrebbe riprendere: come ella stessa ha ammesso, «Se la commissione il 24 giugno, e poi la plenaria i primi di luglio, dovessero votare per la revoca della mia immunità, si riaprirebbe il processo a mio carico in Ungheria. Da Budapest potrebbe venire emesso un mandato di cattura e potrei essere arrestata in Italia o a Bruxelles, mentre sono al lavoro».
Va ricordato che Ilaria Salis, eletta alle elezioni europee del 2024 nella lista di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), era stata incarcerata in Ungheria con l’accusa di aggressione contro esponenti dell’estrema destra. Dopo mesi di detenzione, la sua elezione le ha riconosciuto lo status di eurodeputata e con esso la protezione dell’immunità parlamentare.
Il voto di oggi segna un momento cardine nella controversa vicenda: se da un lato rafforza la tutela giuridica di Salis durante il suo mandato, dall’altro lascia aperto il confronto sulle relazioni tra giustizia nazionale e prerogative parlamentari europee. La sfida ora riguarda anche la gestione futura del caso, tenuto conto dei delicati rapporti tra istituzioni europee, Stato membro e diritti fondamentali.



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