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Il commento di Zan da Strasburgo sull’accordo di pace: “Se è tardi, la colpa è dei sovranisti”



Durante un collegamento con David Parenzo a L’aria che tira, trasmissione su La7, Alessandro Zan, europarlamentare del Partito Democratico, ha espresso le sue opinioni sull’accordo di pace raggiunto tra Israele e Hamas, basato sulla bozza presentata dal presidente americano Donald Trump. Sebbene il suo entusiasmo sembri contenuto, Zan ha subito cercato di politicizzare la questione, indirizzando le sue critiche verso l’opposizione di destra.



Zan ha affermato che l’Unione Europea non dispone di una politica estera comune, un fatto che attribuisce ai sovranisti, i quali, a suo avviso, ostacolano il processo di integrazione europea. “L’Europa non ha una politica estera comune proprio grazie a quei sovranisti che Arditti difende, che sono quelli che ogni giorno cercano di smantellare il processo di integrazione europea di cui si avrebbe molto bisogno”, ha dichiarato. Secondo lui, se l’Unione avesse una voce unitaria, il cessate il fuoco e la pace sarebbero potuti arrivare prima.

“Addirittura”, ha aggiunto Zan, sottolineando l’importanza del momento attuale. Ha concluso il suo intervento affermando che “dobbiamo festeggiare perché siamo di fronte a un primo passo importante, soprattutto perché ci sono delle conseguenze molto positive come la liberazione degli ostaggi civili”. Tuttavia, Zan sembra trascurare la realtà storica dell’Unione Europea, che raramente ha raggiunto posizioni comuni su questioni cruciali di politica internazionale, dalla finanza alla geopolitica, fino agli aspetti militari, che di fatto sono stati inesistenti.

Questa mancanza di coesione non è un fenomeno recente, ma esiste da molto prima della crescita dei movimenti sovranisti o dell’aumento della forza dei gruppi conservatori di centrodestra. Infatti, anche durante i periodi in cui il centrosinistra era al potere, come nella strana alleanza tra Ppe e socialisti, l’Europa non è riuscita a risolvere crisi internazionali significative o a far sentire una “voce unica” in occasioni cruciali.

Il dibattito sull’accordo di pace tra Israele e Hamas ha quindi riacceso le discussioni sulle capacità dell’Unione Europea di agire come un attore politico coeso e influente sulla scena mondiale. Zan sembra suggerire che una maggiore integrazione e unità nell’Unione potrebbero portare a risultati più rapidi e positivi in situazioni di conflitto, ma la storia dimostra che le divisioni interne hanno spesso ostacolato questo obiettivo.

In questo contesto, la dichiarazione di Zan mette in evidenza le difficoltà che l’Unione Europea deve affrontare nel tentativo di sviluppare una politica estera efficace. La mancanza di una strategia comune ha portato a reazioni disparate tra i vari stati membri, rendendo difficile per l’Unione affrontare questioni di rilevanza globale con una posizione unificata. Le critiche di Zan ai sovranisti riflettono una frustrazione condivisa da molti che vedono nella disunione una barriera al progresso.

Inoltre, il riferimento alla liberazione degli ostaggi civili rappresenta un aspetto positivo dell’accordo, ma non basta a mascherare le lacune strutturali della politica estera europea. La necessità di un’azione coesa e di una voce unica è più urgente che mai, specialmente in un contesto internazionale caratterizzato da conflitti e tensioni crescenti.

Nel complesso, le osservazioni di Alessandro Zan offrono una panoramica delle sfide attuali che l’Unione Europea deve affrontare. La sua analisi mette in luce l’importanza di un approccio unificato per affrontare le crisi globali e la necessità di superare le divisioni interne per garantire un futuro di stabilità e pace. La situazione attuale in Gaza e il recente accordo di pace rappresentano un’opportunità per riflettere su come l’Europa possa evolvere e migliorare la sua risposta alle crisi internazionali.



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