La commissione Giustizia del Senato ha approvato una proposta di legge a prima firma della Lega, che prevede un cambiamento significativo nelle procedure di pignoramento per i debitori. Se la legge dovesse essere approvata dall’Aula, i creditori potranno inviare lettere di intimazione ai debitori, e in caso di mancata risposta entro 40 giorni, avviare direttamente il pignoramento dei beni senza passare attraverso un giudice. Questa novità ha sollevato preoccupazioni tra esperti e attivisti, che avvertono che potrebbe avere effetti devastanti sui soggetti più vulnerabili.
Attualmente, la procedura per il pignoramento di un debitore richiede che il creditore si rivolga a un giudice civile o di pace, a seconda dell’importo del debito. Il giudice esamina la situazione, verifica l’esistenza di prove scritte del debito e, se le condizioni sono soddisfatte, emette un decreto ingiuntivo, un ordine di pagamento. Da quel momento, il debitore ha la possibilità di fare ricorso, e la questione può proseguire in tribunale. Questo sistema, secondo la Lega, è troppo lento e inefficace, contribuendo a un clima di sfiducia nel sistema giudiziario da parte dei creditori, che includono società di intermediazione finanziaria e aziende di servizi energetici.
La nuova proposta di legge, sostenuta dal centrodestra, mira a snellire questo processo. Secondo il testo del disegno di legge, i creditori potranno inviare una lettera di intimazione al debitore, contenente un avviso di pagamento e la documentazione necessaria a dimostrare il debito. Se il debitore non risponde entro 40 giorni, il pignoramento dei suoi beni potrà avvenire automaticamente, senza ulteriori controlli da parte di un tribunale. Questo approccio, ha avvertito Leonardo Cecchi, coordinatore del Tavolo parlamentare sul sovraindebitamento e le fragilità sociali del Partito Democratico, potrebbe risultare particolarmente dannoso per le persone più fragili, come gli anziani o coloro che hanno difficoltà a comprendere aspetti legali complessi.
Cecchi ha sottolineato che “in nessuno Stato di diritto si concede a un privato cittadino il potere di chiedere e ottenere dallo Stato l’esecuzione forzata contro un altro senza controlli e verifiche”. La proposta, secondo lui, rappresenterebbe un “rovesciamento dei principi di garanzia più elementari” e rischierebbe di trasformare il sistema in una sorta di “Far West”, dove i diritti dei debitori non sono adeguatamente tutelati.
La nuova procedura prevede che l’avvocato del creditore svolga un ruolo simile a quello del giudice, verificando l’esistenza del debito prima di procedere con il pignoramento. Tuttavia, la legge stabilisce solo che l’ordine professionale degli avvocati possa sanzionare disciplinarmente chi non verifica i requisiti, ma non ci saranno controlli esterni sul loro operato. Questo solleva interrogativi sulla protezione dei debitori e sulla possibilità di abusi, specialmente nei confronti delle categorie più vulnerabili.
La proposta di legge esclude i debiti derivanti da contratti bancari, come le rate dei mutui, ma non quelli di finanziamento, lasciando aperta la porta a potenziali sfruttamenti da parte di società di recupero crediti. Cecchi ha evidenziato che “chi lo ha scritto sa bene la differenza”, suggerendo che questa norma potrebbe favorire le società di prestiti al consumo e le agenzie di recupero crediti.
La legge, dopo l’approvazione della commissione Giustizia, dovrà ora passare all’Aula del Senato e successivamente alla Camera. Tuttavia, la riforma non è attualmente una priorità per la maggioranza, poiché i lavori sulla legge di bilancio stanno per iniziare. Pertanto, è improbabile che l’approvazione definitiva avvenga nelle prossime settimane. Se la legge dovesse essere approvata, il ministero della Giustizia avrà sei mesi per emanare un decreto che renda operativa la nuova procedura, il che significa che le modifiche potrebbero non entrare in vigore prima della seconda metà del 2026.
Nonostante le contestazioni e le preoccupazioni espresse da esperti e associazioni di consumatori, l’accordo politico sembra già consolidato. A meno di cambiamenti significativi, la possibilità di pignoramenti diretti da parte dei creditori è destinata a diventare realtà, sollevando interrogativi sul futuro della tutela dei diritti dei debitori in Italia.



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