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Ambrogino d’Oro, scontro politico e mediatico: Bernardini De Pace protesta, Feltri rincara la dose contro Sala



L’assegnazione dell’Ambrogino d’oro a un gruppo di attivisti della Flotilla ha suscitato forti polemiche a Milano. L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace ha dichiarato al Giornale che, qualora il riconoscimento venisse conferito, restituirebbe pubblicamente il suo premio. La legale ha messo in discussione il merito di tale riconoscimento, sottolineando che l’Ambrogino d’oro è tradizionalmente riservato a individui che hanno dato un contributo significativo alla città. Ha chiesto: “Mi spiega cosa di meritevole abbia la sceneggiata politica della Flotilla?”



Bernardini de Pace ha descritto gli attivisti come un gruppo di persone che, senza un lavoro e senza obiettivi, partecipano a manifestazioni per attirare l’attenzione. Secondo lei, questo fenomeno rappresenta una forma di attivismo tipica della sinistra contemporanea. Ha affermato: “La ‘Palestineide’ è una moda tipica dei radical chic. Una moda alla quale si attaccano tutti i ragazzi che non hanno niente da fare e che invece di studiare occupano la scuola.”

Inoltre, l’avvocata ha espresso preoccupazione riguardo al tempismo dell’assegnazione, che coincide con l’inaugurazione della Scala di Milano, un evento simbolico di grande importanza per la città. Ha chiesto: “Cosa c’entrano questi attivisti inutili con Milano? Soprattutto cosa c’entra Milano con la Flotilla? Una follia anche solo pensarlo.”

Anche il giornalista Vittorio Feltri ha espresso la sua contrarietà all’assegnazione del premio. In un intervento sullo stesso quotidiano, ha criticato i quaranta italiani che hanno partecipato alla Flotilla, sostenendo che non hanno mai chiesto la liberazione degli ostaggi, considerandola una provocazione. Ha affermato che preferivano l’“agit-prop”, le dirette social e gli applausi del pubblico di Repubblica. Ha continuato descrivendo il ritorno in patria degli attivisti, sottolineando che i loro amici hanno causato disordini nelle città, ferendo agenti e bloccando treni e tangenziali. “Altro che missione di pace: scenografia per un paio d’ore di gloria. Ora il Comune di Milano pensa di premiarli,” ha dichiarato Feltri.

Feltri ha poi condiviso la sua esperienza personale, affermando di aver ricevuto l’Ambrogino nel 2006 con grande gioia, ma che questa gioia si trasformerebbe in vergogna se dovesse conservarlo dopo che l’onore è stato “venduto, l’anima.” Ha concluso il suo intervento affermando: “Perché Milano non è mai stata neutrale fra chi salva vite e chi le usa come bandiere.” Ha avvertito che premiare chi ha simpatia per i responsabili della violenza sarebbe uno sfregio alla memoria civile della città e al suo umanesimo laico.

Queste dichiarazioni hanno acceso un dibattito acceso sull’opportunità di premiare un gruppo di attivisti che, secondo le critiche, non hanno contribuito positivamente alla società. L’Ambrogino d’oro, simbolo di riconoscimento per le persone che hanno dato un contributo significativo alla comunità milanese, si trova ora al centro di una controversia che mette in discussione i criteri di assegnazione e il significato del premio stesso.

Il Comune di Milano, guidato dal sindaco Giuseppe Sala, si trova a dover affrontare le conseguenze di questa decisione. La questione dell’Ambrogino d’oro e della Flotilla ha sollevato interrogativi non solo sulla legittimità delle azioni degli attivisti, ma anche sul ruolo della città come palcoscenico per dibattiti di rilevanza internazionale.

In un contesto di crescente polarizzazione delle opinioni, le posizioni di Bernardini de Pace e Feltri rappresentano solo una parte di un dibattito più ampio che coinvolge la società civile, la politica e la cultura a Milano. Mentre alcuni sostengono la necessità di riconoscere il lavoro degli attivisti, altri avvertono dei pericoli insiti nel legittimare azioni che possono essere interpretate come violente o provocatorie.

Il futuro dell’Ambrogino d’oro e la sua associazione con la Flotilla rimangono incerti, mentre la città di Milano si prepara ad affrontare le ripercussioni di questa controversia. In un periodo in cui le questioni legate ai diritti umani e alla giustizia sociale sono al centro del dibattito pubblico, la situazione richiede una riflessione approfondita e un dialogo costruttivo per garantire che il riconoscimento di persone meritevoli non venga compromesso da polemiche e divisioni.



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