Cinque giorni di detenzione in Israele tra percosse, minacce, insulti sessisti e totale assenza di supporto diplomatico. È il racconto che Greta Thunberg e altri attivisti della Global Sumud Flotilla hanno affidato al quotidiano svedese Aftonbladet, denunciando i maltrattamenti subiti dopo l’arresto avvenuto due settimane fa al largo delle coste di Gaza.
La flottiglia, composta da 42 imbarcazioni e circa 500 civili provenienti da diversi Paesi, stava tentando di consegnare aiuti umanitari alla popolazione della Striscia e rompere l’assedio imposto da Israele. Intercettati dalla marina israeliana, gli attivisti sarebbero stati costretti a scendere a terra sotto la minaccia di armi automatiche. «Ci hanno picchiati, insultati, minacciati di gasarci nelle gabbie», ha dichiarato Thunberg. «Se trattano così una persona bianca con passaporto svedese davanti alle telecamere, immaginate cosa fanno ai palestinesi lontano dagli occhi del mondo».
Percosse, insulti e minacce
Secondo le testimonianze raccolte, dopo il sequestro gli attivisti sono stati condotti nel porto di Ashdod. Greta Thunberg ha riferito di essere stata trascinata a terra, colpita, coperta con una bandiera israeliana e insultata in svedese con frasi sessiste presumibilmente imparate appositamente. «Mi hanno chiamata ‘piccola p*****a’. Ogni volta che sollevavo la testa, mi colpivano», ha detto l’attivista. «Alla fine mi hanno legato le mani e si sono scattati dei selfie con me».
Detenzione in condizioni disumane
La giovane attivista è stata poi trasferita in una struttura detentiva, dove afferma di aver subito ulteriori abusi: isolamento, mancanza di cibo adeguato, acqua contaminata, celle sporche, perquisizioni forzate e minacce verbali. «Ci hanno lasciato senza cure mediche, ridendo di chi chiedeva acqua o medicinali. L’unica acqua disponibile era quella marrone che usciva dal lavandino del bagno».
In uno degli episodi più gravi denunciati, circa sessanta prigionieri sarebbero stati rinchiusi in una gabbia all’aperto sotto il sole cocente. Quando alcuni sono svenuti, le guardie avrebbero minacciato di usare gas.
La denuncia del padre e il silenzio dell’ambasciata
Particolarmente critico anche il ruolo dell’ambasciata svedese a Tel Aviv, accusata dagli attivisti di non essere intervenuta nonostante le richieste di assistenza. Svante Thunberg, padre di Greta, ha inviato una lettera al Ministero degli Esteri svedese denunciando la passività e la mancanza di protezione nei confronti dei cittadini detenuti.
Nel frattempo, il ministro israeliano Itamar Ben-Gvir ha rivendicato con orgoglio il trattamento riservato agli attivisti: «Sono stati trattati come sostenitori del terrorismo», ha dichiarato pubblicamente.



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