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A Linea Notte un ex giornalista di Repubblica spiazza tutti: “Chi ha ucciso i cronisti? Mafia e Brigate Rosse”



Enrico Franceschini, stimato giornalista di Repubblica, ha rilasciato una dichiarazione inaspettata, evidenziando la violenza subita dai giornalisti in Italia.  Franceschini ha affermato che i giornalisti sono stati frequentemente uccisi o feriti, principalmente dalle Brigate Rosse, per aver espresso critiche nei confronti della “lotta armata”.  Ha sottolineato che, contrariamente a quanto si pensi, non fu la mafia a colpire con tale frequenza, bensì i “compagni” che percepivano i cronisti come avversari.



In seguito all’attentato a Sigfrido Ranucci, Franceschini ha espresso solidarietà, ma ha anche mantenuto una posizione critica, affermando che la libertà di stampa in Italia era già in una situazione precaria ben prima dell’attuale governo.  Ha inoltre avvertito che il giornalismo rischia di perdere la sua integrità se si trasforma in tifoseria.  Questa dichiarazione, proveniente da un giornalista di Repubblica e trasmessa sul TG3, ha suscitato sorpresa, come dimostrato dalla reazione di Ilaria Sotis, vicedirettrice di Rai Radio1, che ha mostrato un chiaro segno di assenso.  Questo video rappresenta un’importante testimonianza storica e un esempio di coraggio, che merita di essere visionato e commentato.

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Sigfrido Ranucci, conduttore del programma televisivo Report, è stato oggetto di un attentato giovedì sera a Pomezia. Un ordigno artigianale, contenente un chilo di polvere da sparo, è esploso tra il suo veicolo e quello della figlia, Michela Ranucci.

L’esplosione, verificatasi alle ore 22:17, ha causato danni significativi all’Opel Adam del figlio, alla Ford Ka della figlia, al cancello e al muro di cinta della residenza.  “L’ordigno era stato collocato nel vialetto, tra i vasi e i veicoli, in prossimità del mio percorso abituale”, ha dichiarato il Sig. Ranucci, evidenziando il grave rischio corso dalla figlia: “Avrebbe potuto perdere la vita”. Le indagini, condotte dai Carabinieri di Frascati e Roma, ipotizzano un’intimidazione riconducibile all’attività giornalistica del Sig. Ranucci, con piste investigative che includono organizzazioni criminali, ambienti ultrasportivi e affari economici, quali il porto crocieristico di Fiumicino. I Carabinieri ritengono che il Sig. Ranucci fosse oggetto di pedinamento da diversi giorni, con prove e appostamenti preordinati.

Un messaggio audio registrato da un residente e le immagini acquisite dai sistemi di videosorveglianza confermano la premeditazione dell’attentato. “L’esplosione di ieri rappresenta la quarta avvenuta nelle ultime tre settimane”, ha denunciato Nabila, una residente della zona, ipotizzando una sorta di test per valutare le reazioni delle forze dell’ordine. Sono stati segnalati un giovane incappucciato e tre figure indistinte nella pineta adiacente, mentre un veicolo ripreso dalle telecamere di sorveglianza potrebbe essere quello utilizzato per la fuga.  Formalmente, si procede per “danneggiamento aggravato dal metodo mafioso” e “violazione della legge sulle armi”. Il Procuratore della Repubblica, Francesco Lo Voi, ha definito l’attentato “un fatto gravissimo”, auspicando che non sia sintomo di un clima ostile nei confronti dei giornalisti.  Il Sig. Ranucci, già destinatario di minacce in passato, vedrà potenziata la sua scorta.



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