Sulle montagne del Nepal, il mondo dell’alpinismo è stato scosso dalla tragica notizia della morte di cinque alpinisti italiani in due distinti incidenti. Paolo Cocco, Marco Di Marcello, Alessandro Caputo, Stefano Farronato e Markus Kirchler hanno perso la vita, segnando un momento doloroso per le famiglie e gli appassionati di montagna. Caputo e Farronato sono deceduti mentre tentavano di scalare la vetta del Panbari, mentre Cocco, Di Marcello e Kirchler sono stati travolti da una valanga al campo base del picco Yalung Ri.
In aggiunta agli alpinisti italiani, la valanga ha causato la morte di altri tre scalatori: il tedesco Jakob Schreiber, il francese Christian Andre Manfredi e due guide alpine nepalesi, Padam Tamang e Mere Karki. Inizialmente, la Farnesina aveva segnalato la presenza di 8-9 italiani dispersi, ma attualmente sono confermate cinque vittime.
Marco Di Marcello, biologo di 37 anni originario dell’Abruzzo, era partito per il Nepal con la spedizione organizzata da Dreamers Destination Treks. Era un alpinista esperto e appassionato, residente in una frazione di Teramo. I suoi genitori, Antonietta e Francesco, hanno atteso con ansia notizie dal segnale radiosatellitare in possesso del figlio, che era rimasto attivo per un lungo periodo, alimentando la speranza di ritrovarlo vivo.
Markus Kirchler, un alpinista di 30 anni proveniente dall’Alto Adige, era un altro dei deceduti. Viveva a San Genesio e si trovava in Nepal per realizzare il sogno di scalare una vetta di oltre 6.000 metri. La sua avventura nella regione himalayana rappresentava uno dei momenti più attesi della sua vita.
Stefano Farronato, 50 anni, originario di Bassano del Grappa, era un arboricoltore con una grande passione per le spedizioni in ambienti estremi. Per lui, quella sul Panbari era la diciottesima spedizione. Insieme a Farronato e Caputo, si trovava anche Valter Perlino, il quale è sopravvissuto alla valanga e ha lanciato l’allerta ai soccorritori.
Alessandro Caputo, un giovane di 28 anni e studente di giurisprudenza all’Università Statale di Milano, era un appassionato di montagna e insegnava sci in Svizzera. La sua esperienza nelle scalate e il suo amore per la natura lo avevano portato a intraprendere quest’ultima avventura in Nepal.
Il primo alpinista a essere identificato tra le vittime è stato Paolo Cocco, 41 anni, un fotografo che si trovava sul Dolma Khang a oltre 6.000 metri di altitudine. Cocco era in cerca di scatti per immortalare la bellezza delle montagne, ma ha trovato la morte durante la scalata. Il sindaco di Fara San Martino, Antonio Tavani, ha confermato la notizia e informato i familiari del fotografo.
La comunità alpinistica è in lutto per la perdita di questi uomini, che hanno dedicato la loro vita alla montagna e alle sfide che essa comporta. Gli incidenti hanno riacceso il dibattito sulla sicurezza nelle spedizioni in alta quota, un argomento sempre attuale per chi si avventura in ambienti così estremi.
Le famiglie delle vittime hanno espresso il loro dolore e la loro incredulità per quanto accaduto, mentre gli amici e i colleghi ricordano ciascuno di loro per la loro passione e il loro spirito avventuroso. Il ricordo di Cocco, Di Marcello, Caputo, Farronato e Kirchler rimarrà vivo nel cuore di chi li ha conosciuti e amati, unendo le loro storie in un abbraccio di solidarietà e rispetto.



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