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Matteo Bassetti ottiene un incarico imbarazzante grazie alla Ministra di Forza Italia: continua la serie di nomine vergognose



Il governo ha deciso di affidare un nuovo incarico a Matteo Bassetti, riaprendo un tema politico che sembrava ormai chiuso. L’infettivologo, noto per le sue posizioni a favore della vaccinazione durante la pandemia, è stato scelto per guidare un gruppo che avrà un ruolo significativo nella distribuzione dei fondi per la ricerca scientifica, in collaborazione con il Ministero dell’Università, guidato da Anna Maria Bernini. Questa nomina non è da considerarsi simbolica, ma rappresenta un tassello importante nell’ambito delle nomine strategiche, premiando una figura che ha sostenuto la responsabilità durante la crisi sanitaria.



Il messaggio politico dietro questa scelta è complesso: da un lato, si premia un sostenitore della campagna vaccinale, dall’altro si cerca di consolidare il controllo su chi decide come e a chi vengono assegnati i finanziamenti in un settore in cui il confine tra autonomia accademica e indirizzo politico è spesso labile. La decisione di nominare Bassetti non è casuale, poiché negli ultimi mesi il suo nome è emerso frequentemente nel dibattito pubblico, soprattutto per la sua opposizione alla cancellazione delle sanzioni per i non vaccinati, un atto che ha definito un’ingiustizia nei confronti di coloro che hanno rispettato le regole.

Oggi, Bassetti si trova a ricoprire un ruolo che richiede equilibrio, trasparenza e rigore nella gestione delle procedure di finanziamento. Il contrasto tra la sua posizione passata e il nuovo incarico è evidente e, per alcuni, appare anche intenzionale: l’esecutivo che ha deciso di abolire le multe per i no vax affida un ruolo chiave a chi ha criticato tale annullamento. Questo sviluppo segna un passaggio dalla cronaca sanitaria a una dimensione politica più ampia, dove ogni nomina può influenzare le dinamiche di potere e la narrazione pubblica.

Il governo rivendica il merito e la competenza come criteri di scelta, ma le modalità di assegnazione degli incarichi raccontano una storia diversa. Le nomine chiave vengono affidate a figure ben riconoscibili, capaci di influenzare l’ecosistema universitario e gli enti di ricerca. Bassetti, con la sua notorietà e un curriculum clinico di rilievo, invia un chiaro segnale: l’era dell’equidistanza è finita. Si premiano ora le posizioni che hanno sostenuto il vaccino e la disciplina pubblica, segnando un cambiamento politico prima ancora che amministrativo.

Questa nomina rappresenta una scommessa politica, poiché sposta l’asse dalla varietà di profili a una linea identitaria più forte. La coerenza diventa un elemento cruciale in questo contesto: chi nomina deve giustificare la propria clemenza verso i no vax, mentre chi riceve l’incarico è chiamato a trasformare le polemiche in neutralità istituzionale, specialmente quando si tratta di decidere a chi vanno le risorse e le opportunità.

In questo scenario, persiste l’ombra della Commissione Covid, l’organo preposto a esaminare gli errori e le responsabilità emersi durante la pandemia. L’inserimento di Matteo Bassetti in un contesto così delicato sarà interpretato come un passo verso il rigore o come un ulteriore esempio di una strategia di occupazione? Questa domanda è legittima, visto che il metodo rimane invariato: centralizzazione e personalizzazione delle decisioni.

Se l’obiettivo è riallineare la scienza con le istituzioni, è fondamentale stabilire criteri chiari, valutazioni pubbliche e tracciabilità nelle decisioni, per ridurre il sospetto che le nomine contino più dei progetti stessi. Fino a quando non si realizzerà questo cambiamento, il rischio è che la discussione si concentri sul personaggio piuttosto che sui risultati, mentre i laboratori attendono bandi tempestivi e i ricercatori cercano una direzione stabile, lontana dalle polemiche.



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