La Unione Europea è impegnata nell’elaborazione di riforme pensionistiche di portata significativa. L’obiettivo è far fronte all’inarrestabile fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e al conseguente declino della forza lavoro attiva, garantendo contemporaneamente la stabilità finanziaria dei sistemi pensionistici dei Paesi membri. Tali interventi, destinati a incidere sui bilanci pubblici nazionali, rappresentano una risposta urgente alle crescenti tensioni economiche e sociali.
Da Bruxelles sono in arrivo raccomandazioni dettagliate rivolte ai governi degli Stati membri, con l’intento di prevenire futuri dissesti nei sistemi pensionistici nazionali. Pur non acquisendo diretta competenza legislativa, la Commissione europea insiste affinché ogni Paese attui riforme entro il 2028; i governi che non dovessero adeguarsi rischiano una riduzione dei fondi comunitari. La pressione comunitaria mette dunque in evidenza quanto le decisioni interne sul welfare e sulla previdenza siano ormai strettamente legate alle leve del bilancio europeo.
Il modello pensionistico tradizionale — basato sui contributi attivi dei lavoratori per sostenere i pensionati — è messo profondamente alla prova dalla combinazione di un tasso di natalità in calo e di una popolazione sempre più anziana. In tale contesto, l’Unione Europea sottolinea l’irrinunciabilità di interventi strutturali che assicurino, al contempo, la sostenibilità finanziaria e la protezione economica dei futuri pensionati. In molti Stati membri, più dell’80 % degli attuali pensionati dipende quasi esclusivamente dalle prestazioni statali, e una quota significativa di essi vive con una forte vulnerabilità economica. È quindi essenziale promuovere nuovi modelli, anche attraverso strumenti di risparmio privato e individuale, che alleggeriscano la pressione sui conti pubblici.
In linea con questo approccio, la Commissione invita i Paesi membri a incentivare i sistemi di risparmio individuale tramite strumenti finanziari. Un esempio citato è il modello statunitense, dove una combinazione di base pubblica e pilastri supplementari privati ha alleggerito in parte la spesa pubblica previdenziale. L’obiettivo è favorire l’accumulazione di capitale privato che possa integrare o in futuro sostituire parte del finanziamento pubblico delle pensioni, contribuendo a una maggiore autonomia finanziaria dei cittadini.
Va ricordato che la competenza legislativa sulle pensioni rimane saldamente nelle mani dei singoli Stati membri: l’Unione Europea non può stabilire un sistema pensionistico comune né imporre varianti obbligatorie. Tuttavia, il quadro dell’euro-governance prevede che attraverso il ciclo del “semestre europeo” e le raccomandazioni specifiche per Paese, la Commissione possa esercitare una forte influenza sulle scelte nazionali. Secondo analisi recenti, tra il 2011 e il 2023 circa il 45 % dei Paesi membri ha ricevuto almeno una raccomandazione in materia pensionistica, focalizzata prevalentemente sulla sostenibilità finanziaria piuttosto che sull’adeguatezza delle prestazioni o sulla modernizzazione dei sistemi.
Le implicazioni per i cittadini europei sono profonde. Le modifiche previste puntano a trasformare i meccanismi di finanziamento delle pensioni (ad esempio alleggerendo il tradizionale schema “pay-as-you-go”) e le modalità di accumulo del risparmio previdenziale. Ciò significa che milioni di lavoratori e futuri pensionati in Europa vedranno cambiare, nel corso dei prossimi decenni, i parametri di accesso al pensionamento, la struttura delle prestazioni e l’equilibrio tra Stato, mercato del lavoro e risparmio individuale. Per questo motivo la trasparenza, il dialogo tra istituzioni e cittadini e il monitoraggio delle politiche diventano elementi cruciali.
Un esempio concreto viene dal caso della Germania, dove il governo federale sta discutendo una riforma pensionistica che prevede il mantenimento delle pensioni a un livello superiore dell’1 % rispetto alle attuali previsioni legislative, ma che al contempo richiederà aumenti dei contributi e una maggiore spesa pubblica a sostegno del comparto pensionistico. Ciò riflette la crescente dipendenza del bilancio federale dai sussidi destinati alle pensioni e segna la necessità di decisioni strategiche non più rinviabili.



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