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Suicidio assistito in Germania: il metodo al tiopentale scelto dalle gemelle Kessler



La recente decisione delle gemelle Alice ed Ellen Kessler di ricorrere al suicidio assistito ha riacceso il dibattito su questa pratica legale in Germania, che consente a chi desidera porre fine alla propria vita di farlo in condizioni controllate.



Le gemelle hanno intrapreso un iter specifico che permette di assumere autonomamente una dose letale di tiopentale, un barbiturico ad azione rapida.

Il tiopentale, somministrato tramite infusione endovenosa, agisce sul sistema nervoso centrale, inducendo una profonda perdita di coscienza che può portare all’arresto delle funzioni vitali. Grazie a queste caratteristiche, il tiopentale è stato scelto come farmaco per i protocolli di suicidio assistito, come nel caso delle gemelle Kessler.

Il suicidio assistito è definito come una procedura in cui viene fornita assistenza a una persona che desidera terminare la propria vita, consentendo all’individuo di compiere autonomamente l’atto finale. Il medico coinvolto ha il compito di valutare la capacità decisionale del paziente, prescrivere il farmaco e fornire supporto durante le fasi preliminari, senza intervenire direttamente nell’atto di morte.

In Germania, il suicidio assistito è legale dal 2020, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale Federale che ha stabilito i criteri generali per tale procedura. Questa decisione riconosce il diritto di una persona di decidere della propria vita fino alla morte, a condizione che agisca in libertà e consapevolezza.

Le gemelle Kessler si sono rivolte alla Società Tedesca per il Morte Umana (DGHS), un’organizzazione che offre questo servizio. Per accedere a tale procedura, è necessario iscriversi all’organizzazione per almeno sei mesi, presentare una domanda, fornire motivazioni personali verificabili e rispettare i criteri di sicurezza. Ogni richiedente è seguito da operatori specializzati: la prima consulenza viene effettuata da un avvocato e la seconda da un medico, di solito il giorno prima dell’assistenza al suicidio, per confermare la libera volontà e la capacità di intendere e volere. Solo dopo aver verificato la volontà consapevole della persona viene fissata la data per il suicidio assistito.

Durante la procedura, un avvocato funge da testimone e il medico si occupa di predisporre l’infusione endovenosa. È possibile che familiari o amici siano presenti, se lo desiderano. La persona interessata attiva l’infusione del farmaco, mentre il medico supervisiona l’intero processo. La perdita di coscienza avviene rapidamente e il decesso si verifica pochi minuti dopo, come riportato nei casi documentati in Germania.

Il tiopentale è un barbiturico che agisce come depressore del sistema nervoso centrale. È scelto per le procedure di suicidio assistito poiché induce rapidamente una profonda perdita di coscienza, seguita da un rapido rallentamento delle funzioni vitali, portando alla morte in pochi minuti. Le sue caratteristiche farmacologiche consentono di ottenere uno stato di sedazione completo in modo prevedibile e controllabile, rendendolo idoneo per i protocolli di suicidio assistito.

La letteratura medica fornisce un’ampia descrizione del meccanismo d’azione del tiopentale a diversi dosaggi, garantendo così sicurezza e coerenza durante la procedura.



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