Il centrodestra torna all’attacco sul tema delle scuole paritarie, riproponendo anche quest’anno un emendamento alla legge di bilancio che prevede l’introduzione di un voucher da 1.500 euro per ogni figlio iscritto alle scuole paritarie, che siano medie o superiori. L’iniziativa è stata nuovamente sollevata dal Movimento 5 Stelle, che tra le migliaia di emendamenti presentati ha individuato questa proposta mirata a sostenere economicamente le famiglie che scelgono di iscrivere i figli agli istituti privati. Non si tratta di una novità assoluta: la questione delle risorse pubbliche destinate alle scuole paritarie è ricorrente nel dibattito politico italiano e rappresenta un tema particolarmente divisivo, soprattutto tra chi difende la centralità della scuola pubblica e chi, invece, invoca una maggiore libertà di scelta educativa.
Oltre al voucher, la Lega spinge anche per un’esenzione dell’IMU (l’imposta municipale sugli immobili) per le scuole paritarie, aggiungendo così un ulteriore tassello alle agevolazioni richieste per questi istituti. La somma di queste misure segnala la volontà, da parte di una parte consistente della maggioranza, di rafforzare il ruolo delle scuole private nel sistema educativo italiano, incentivando le famiglie a considerare percorsi alternativi rispetto a quelli offerti dalla scuola statale.
Entrando nel merito dell’emendamento, la proposta porta la firma della senatrice Maria Stella Gelmini, esponente di Noi Moderati. L’emendamento prevede un “buono scuola” di 1.500 euro per ogni figlio iscritto a una scuola paritaria, sia a livello di scuola media che di scuola superiore. Non solo: il voucher si può cumulare con altri incentivi già offerti a livello regionale, fino a un tetto massimo di 5.000 euro per famiglia. Questa sinergia tra incentivi statali e regionali rischia di creare una significativa disparità tra chi sceglie la scuola pubblica e chi invece si orienta verso il privato, soprattutto per le famiglie in determinate regioni dove i bonus sono già piuttosto generosi.
Va comunque precisato che il contributo sarebbe riservato alle famiglie con un ISEE inferiore ai 30.000 euro. Si tratta quindi di una misura che, almeno sulla carta, vuole favorire i nuclei con redditi medio-bassi, presentando il voucher come uno strumento di equità sociale. Tuttavia, le perplessità restano: molte forze politiche e parte dell’opinione pubblica ritengono che si tratti comunque di fondi sottratti alla scuola pubblica, che già soffre di carenze strutturali, risorse insufficienti e problemi cronici, ad esempio per quanto riguarda l’edilizia scolastica e il personale.
Il costo stimato della misura si aggira intorno ai 20 milioni di euro, una cifra che Noi Moderati propongono di reperire tagliando il fondo destinato agli interventi strutturali di politica economica. Questa scelta, però, rischia di aprire nuovi fronti di polemica, perché comporta una redistribuzione delle risorse pubbliche a favore della scuola privata, in un momento in cui la scuola pubblica necessita di investimenti urgenti e massicci per garantire sicurezza, qualità dell’insegnamento e inclusività.
La proposta non è nuova: già lo scorso anno Fratelli d’Italia aveva avanzato un’idea simile, fissando però il limite di reddito a 40.000 euro. Quella volta la reazione delle opposizioni fu immediata e molto dura, portando dopo settimane di polemiche al ritiro dell’emendamento. Anche Noi Moderati avevano tentato la via del voucher, accompagnandolo addirittura con uno stanziamento da 100 milioni di euro a favore delle paritarie, ma anche quel tentativo si era concluso con un nulla di fatto. Questo ritorno del voucher, dunque, si inserisce in una strategia di lungo periodo che punta a modificare gradualmente l’equilibrio tra pubblico e privato nell’istruzione italiana, con la prospettiva di offrire sempre maggiori agevolazioni a chi sceglie percorsi non statali.
Maria Stella Gelmini, da sempre una delle principali sostenitrici della misura, sostiene che l’obiettivo sia quello di garantire la libertà di scelta educativa alle famiglie, un principio che ritiene fondamentale per un sistema scolastico moderno e pluralista. Secondo la senatrice, la possibilità di scegliere liberamente tra pubblico e privato, senza essere condizionati dal reddito, rappresenta un diritto da tutelare con interventi mirati di sostegno economico.
Le opposizioni, però, sono già pronte a dare battaglia anche quest’anno. Barbara Floridia, del Movimento 5 Stelle, intervistata da Fanpage.it, ha denunciato con forza la logica che sottende alla proposta: ancora una volta, secondo la parlamentare, si destinano risorse alla scuola privata mentre si continuano a tagliare fondi alla scuola pubblica, compresa l’edilizia scolastica che versa in condizioni già precarie. Floridia sottolinea come questa scelta sia tutt’altro che neutrale: dietro l’apparente tutela della libertà educativa si nasconde, a suo parere, un progressivo smantellamento della scuola pubblica, che rischia di essere privata delle risorse necessarie per svolgere il suo fondamentale ruolo di inclusione e uguaglianza.



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