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Parenzo in tilt: “Quindi Belpietro aveva ragione!” L’ospite lo smaschera senza pietà in diretta



Maddalena Loy, editorialista de La Verità, ha criticato Francesco Saverio Garofani, consigliere del Presidente della Repubblica, per le sue recenti dichiarazioni.  Loy ha sottolineato che Garofani, in qualità di stratega e consigliere del Presidente, avrebbe dovuto evitare di esprimere tali opinioni pubblicamente, preferendo un contesto riservato.  L’editorialista ha inoltre espresso preoccupazione per l’inadeguatezza delle dichiarazioni di Garofani, considerandole inopportune e potenzialmente dannose per l’immagine istituzionale.



Mi aspetto vivamente una forte opposizione da parte della sinistra, dei sindacati, della stampa organica e militante, nonché attacchi al governo e ai partiti di centrodestra.  Si prevedono inoltre critiche a coloro che metteranno in dubbio l’imparzialità di Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica, che per quattordici anni sarà considerato una figura di riferimento per un certo centro-sinistra e un cattocomunismo in declino.

Tuttavia, la logica di Maurizio Belpietro è ineccepibile.  È inutile criticare il capogruppo di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, per aver richiesto chiarimenti al consigliere del Presidente della Repubblica, Francesco Saverio Garofani, e altrettanto inutile adirarsi con lui se, al posto di Garofani, ha risposto in modo inopportuno una nota ufficiale del Quirinale. Bignami non ha mai chiesto conto a Mattarella di presunti giochi di Palazzo.

Pertanto, sorge spontanea la domanda: quale fosse la legittima ragione del coinvolgimento del Quirinale in questa vicenda?

Mario Adinolfi ha ragione nell’affermare che lo scoop di Maurizio Belpietro ha scatenato un caos caratterizzato da “infinite ricostruzioni condite da veleni e sospetti, goffe richieste di smentita e note di imbarazzante e imbarazzata durezza redatte dal portavoce di Mattarella, quando la questione è molto chiara”.

Infatti, la questione è molto chiara.

Il Consigliere del Presidente della Repubblica, come riportato dal Corriere della Sera, ha ammesso di aver pronunciato le parole incriminate, definendole “chiacchiere tra amici”.  Tale affermazione, tuttavia, non pone fine al dibattito sulla veridicità dello scoop.  Donatella Cosco, con acume, sottolinea come, nel lessico della sinistra, pianificare strategie per destabilizzare un governo legittimamente eletto e impedire l’eventuale nomina a Presidente della Repubblica di Giorgia Meloni, venga minimizzato con l’espressione “chiacchiere tra amici”.  La questione, pertanto, si complica ulteriormente, considerando la smentita del Quirinale alle dichiarazioni di Garofani, che le aveva confermate.  Ciò conferma la tesi secondo cui l’entourage di Mattarella, di cui Garofani fa parte, non è favorevole al governo Meloni o alla sua maggioranza.  L’articolo di Belpietro risulta veritiero, e la questione centrale non è chi abbia divulgato la confidenza, bensì il fatto che all’interno del Palazzo dell’Equidistanza e della Garanzia del Rispetto delle Regole si stiano tramando azioni contrarie a tali principi.  Pertanto, Adinolfi ha ragione nel ritenere che il Quirinale consideri questo governo “fascista e usurpatore di Palazzo Chigi”.  La storia sembra destinata a ripetersi, e, come i suoi predecessori, anche Mattarella potrebbe intervenire per influenzare le prossime elezioni presidenziali e, forse, anche le politiche del 2027.  Gli italiani sono consapevoli del sostegno di Mattarella e del suo entourage al Partito Democratico.  L’ipotesi di Garofani di un “listone civico nazionale”, seppur poco credibile, rimane valida, e la prospettiva di uno “scossone” politico risulta inquietante.  Da chi dovrebbe provenire questo scossone? Dall’Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea (come nel caso di Berlusconi)? O dagli alleati e dalla magistratura (come nel caso di Salvini e del primo Berlusconi)?  In questo contesto, sarebbe opportuno mantenere una certa prudenza nei confronti di Forza Italia e delle sue aspirazioni centriste.

Fratelli d’Italia ha astutamente coinvolto il Quirinale senza mai menzionare direttamente il Presidente della Repubblica. Lo staff del Presidente, inavvertitamente, ha avallato questa strategia. Il Signor Bignami ha specificato di aver richiesto una smentita al Consigliere Garofani, non al Quirinale. Il Sottosegretario GB Fazzolari ha prontamente ribadito che nessuno ha mai messo in dubbio la lealtà istituzionale del Presidente Mattarella, smentendo implicitamente il coinvolgimento del Quirinale.  Il Signor Garofani, in un’intervista al Corriere della Sera, ha ulteriormente alimentato le speculazioni, suggerendo che un eventuale “sgarbo politico” potrebbe essere interpretato come un golpe annunciato.  Il campo largo si è immediatamente mobilitato a difesa del Presidente della Repubblica, richiamando in ferie i Corazzieri. Tuttavia, il Presidente Mattarella, non coinvolto né dal Signor Bignami né dal quotidiano di Belpietro né dal Sottosegretario Fazzolari, mantiene il suo consueto silenzio, non richiedendo al Signor Garofani di smentire o chiarire le sue dichiarazioni. La Signora Donatella Cosco ha osservato che le parole del Signor Garofani potrebbero indicare una verità scomoda.  Durante una cena informale, il Signor Garofani ha espresso la preoccupazione che un anno e mezzo di tempo potrebbe non essere sufficiente per trovare un candidato in grado di sconfiggere il centrodestra, suggerendo la necessità di un evento straordinario.  Questa affermazione evidenzia la ricerca di una soluzione per impedire alla Signora Giorgia Meloni di completare la legislatura, evitare la sua rielezione e l’elezione del Presidente della Repubblica.

Si sollecita la Presidente del Consiglio a dissociarsi dalla vicenda e si ribadisce l’impegno del Presidente della Repubblica a tutela della Costituzione.  Si preannunciano conseguenze severe per chiunque osi contraddire questa posizione.  Tuttavia, la storia recente presenta una narrazione differente, mettendo in dubbio l’imparzialità del Quirinale.

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Scandalo Golpe: finalmente un’analisi che evidenzia la scarsa credibilità di Mattarella nel recitare la parte dell’offeso in seguito allo scoop di Belpietro.



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