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Mentre la madre prepara il biberon, il padre picchia il figlio di due anni con la cintura



Una ragazzina appena maggiore di un paio d’anni presa a cinghiate dal padre. Succede così, secondo quanto riferito in tribunale da una ragazza peruviana trapiantata a Torino già da parecchio tempo. “Quello che stava con me prima ha colpito il figlio nostro”, rivela ai controllori, chiaramente agitata.



Una donna di 28 anni ha descritto quei momenti, fermandosi più volte. «Ero appena entrata in cucina per fare il biberon col latte», ha detto, «quando ho udito piangere mio figlio; così sono scattata verso la stanza dove stava col padre… e l’ho visto mentre lo colpiva. Poi, alla fine, se n’è andato». Dopo quanto successo quest’anno, lei ha deciso di denunciare l’ex, spiegando che da tempo riceveva minacce e subiva soprusi, ma solo ora aveva trovato la forza per chiudere tutto. Proprio allora ha rivelato anche quella violenza sul bambino. Hanno pure una seconda figlia, vicina ai dodici mesi.

Le indagini le coordina la pm Barbara Badellino, del team “fasce deboli”. In tribunale ci sono due casi contro quell’uomo: uno per aver maltrattato l’ex compagna, l’altro perché ha usato metodi sbagliati col bambino; qui però serve una denuncia diretta per andare a processo. Ha 24 anni, è nato in Colombia e vive a Torino – ora deve rispondere di entrambe le accuse in due filoni separati. Ieri c’è stata la prima volta davanti al giudice per i fatti con l’ex; nel frattempo, a gennaio comincerà quello sul gesto violento verso suo figlio.

Alla persona accusata era stato detto di stare lontano dall’ex moglie, però non ha obbedito e ha proseguito a disturbarla con messaggi e minacce. “Sono spaventata, per favore qualcuno mi assista”, ha ripetuto più volte la donna. Prima gli era pure vietato entrare nel comune di Torino, ma ci andava lo stesso dicendo che doveva lavorare. Dopo questi episodi, le regole sono state rese più severe: ora vive chiuso in casa sotto controllo.

Lui, assistito dall’avvocata Laura Spadaro, respinge tutte le accuse. “Mai fatto del male a mio bambino”, ha dichiarato. Secondo il suo legale, mancano certificati medici sul piccolo; neanche le educatrici della scuola d’infanzia hanno segnalato strani comportamenti. A quel punto – precisa l’avvocato – dopo lo schiaffo dato col cinturino, la madre avrebbe affidato il figlio una sera all’ex marito: un’altra bambina, appena qualche mese, era malata ed era ricoverata con lei in ospedale. Di conseguenza – sostiene la difesa – non temeva per la sicurezza del ragazzo.

Al bambino riguarda un solo fatto, alla donna invece comportamenti ripetuti nel tempo. I due casi vanno per conto loro, anche se sono legati tra loro. Il magistrato ha scelto di tenerli separati dato che procedono in momenti diversi: quello sulle violenze è già partito e ieri l’audizione è andata avanti fino a sera, con parecchi testimoni chiamati in tribunale.



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