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Bimbo tolto alla madre dopo il divorzio, si ammala di tumore in comunità: lei non può vederlo, “È disumano”



La vicenda di un bambino di 9 anni, allontanato per due volte dalla madre durante un complesso iter giudiziario di separazione dei genitori, ha assunto toni drammatici. Attualmente ricoverato in gravi condizioni a causa di un tumore, il piccolo non può ricevere visite dalla madre, il che ha sollevato l’attenzione del Garante per l’infanzia, preoccupato per la sua situazione. L’ente auspica che venga concessa alla madre la possibilità di visitare il figlio e che vengano effettuate indagini per verificare eventuali negligenze e ritardi nelle cure ricevute dal bambino durante il periodo di collocamento in casa famiglia e successivamente con il padre.



L’associazione Differenza Donna, impegnata nella difesa dei diritti delle donne e nella lotta contro la violenza di genere, ha denunciato la situazione, definendola “l’esito disumano di decisioni fondate sulla pseudo-diagnosi di alienazione parentale”. L’associazione ha espresso sgomento e indignazione per le condizioni in cui versa il bambino, attualmente affetto da un tumore al cervello in fase terminale, dopo che i suoi malesseri, come vomito, cefalee e svenimenti, erano stati attribuiti dai servizi sociali al malessere psicologico legato alla lontananza dalla madre.

La storia di questo bambino è complessa e si protrae da anni, a partire dalla separazione dei genitori. Nel 2022, il bambino e il suo fratello erano stati prelevati dalla madre con un massiccio intervento delle forze dell’ordine, che includeva anche i pompieri. Dopo un periodo in casa famiglia, i bambini erano stati restituiti alla madre, ma nel ottobre 2024 erano stati nuovamente allontanati e collocati in una struttura.

Secondo la madre, già pochi giorni dopo il secondo allontanamento, il bambino ha manifestato sintomi di malessere che i servizi sociali avrebbero trascurato, classificandoli come psicosomatici. “Ha presentato problemi di salute, con un primo accesso in pronto soccorso solo pochi giorni dopo il prelevamento,” ha dichiarato la madre. “Da quanto sembra, i disturbi di Mattia sarebbero stati attribuiti al trauma da separazione e considerati di natura psicosomatica – da trattare quindi con terapia psicologica – e non sarebbero state effettuate tempestive visite mediche,” ha aggiunto Marina Terragni, l’autorità garante.

Dopo un anno di aggravamento delle sue condizioni, il bambino è stato portato in pronto soccorso nell’ottobre 2025, dove gli è stata diagnosticata una forma avanzata di tumore cerebrale. Nonostante sia stato sottoposto a un intervento chirurgico, la madre continua a essere esclusa dalla possibilità di visitarlo. “Si poteva fare qualcosa molto prima, era finito già in pronto soccorso il 16 ottobre del 2024 e pochi giorni dopo la pediatra aveva prescritto una visita oculistica che non è stata fatta fino ad aprile,” ha dichiarato la madre al Corriere della Sera. “Nonostante ci fossero tutti gli estremi per fare degli accertamenti approfonditi, nessuno ha fatto nulla e il bambino è ridotto come è ridotto. Il tumore potrebbe essersi raddoppiato di mese in mese. Si è perso un anno perché?”

La Garante per i minori ha espresso grave preoccupazione riguardo alla situazione del bambino e ha chiesto che venga permesso alla madre di visitarlo, sottolineando l’importanza di garantire i diritti del piccolo. “Ritengo opportuno che le autorità preposte valutino la possibilità di accertare se vi siano effettivamente stati negligenze e ritardi nell’intervento medico,” ha affermato la Garante. Ha anche richiesto che venga esaminato se i servizi sociali e la struttura in cui il bambino era collocato abbiano adeguatamente tutelato la sua salute.



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