Durante un intervento alla festa di Atreju, la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha suscitato polemiche con le sue dichiarazioni nei confronti di un gruppo di studenti che la contestavano. In un momento di tensione, ha esordito citando Berlusconi e ha affermato: “Poveri comunisti”, prima di aggiungere un giudizio ancor più incisivo: “Siete inutili”. Questo scambio ha trasformato un confronto già fragile in un monologo unilaterale.
Gli studenti presenti erano lì per esprimere le loro preoccupazioni riguardo al nuovo sistema di accesso a Medicina, noto come “semestre filtro”. Hanno denunciato che le prove d’ingresso sono piene di errori e che l’80% degli studenti rischia di essere escluso, creando una pressione insostenibile. Tuttavia, non hanno avuto l’opportunità di esporre le loro ragioni, poiché Bernini ha scelto di liquidarli senza ascoltare le loro lamentele. Solo in seguito ha riconosciuto due errori nei test di Fisica e ha parlato di possibili correttivi, ma ha anche avvertito che i posti disponibili potrebbero rimanere scoperti.
La situazione è ulteriormente complicata dalla crescente protesta degli studenti, supportata da avvocati che definiscono la riforma “irregolare” e “pasticciata”, in contrasto con la Costituzione. La vita quotidiana degli studenti racconta una realtà drammatica: molti di loro soffrono di stress e ansia, e il semestre filtro è percepito come un limbo in grado di far perdere un anno intero di studi.
Leonardo Dimola, studente del semestre filtro, e Ilaria Vinattieri di UDU – Sinistra Universitaria hanno condiviso le loro esperienze. Dimola ha spiegato che i problemi principali sono sia didattici che legati alla salute mentale. Sul piano didattico, ha sottolineato un paradosso: “Si chiama ‘semestre’, ma è durato un mese e mezzo”. Durante questo breve periodo, gli studenti hanno dovuto affrontare tre esami universitari di livello molto elevato, ben oltre le aspettative.
Le lezioni si sono rivelate problematiche, con modalità di insegnamento caotiche. Nelle università più grandi, metà delle lezioni erano in presenza e metà online; in quelle più piccole, quasi tutte le lezioni si svolgevano a distanza. Anche quando le lezioni erano “in presenza”, spesso si trattava di una presenza fittizia, con aule collegate a un’unica aula principale e un solo docente per tutti gli studenti, senza la possibilità di interazione diretta.
Dimola ha poi evidenziato le irregolarità nei test: “Da una parte sono circolate prove in anticipo, perché c’è chi le ha pagate o chi è stato avvantaggiato, e questo è inaccettabile”. Ha anche menzionato che molte domande erano state copiate da quiz degli anni precedenti, contrariamente alle promesse della ministra di un esame “universitario”. Inoltre, ha segnalato errori oggettivi, come domande sbagliate nella prova di Fisica, che Bernini ha ammesso solo in un secondo momento.
La questione della graduatoria è cruciale per gli studenti, che temono di perdere un anno accademico. Dimola ha spiegato: “Se non prendi almeno 18, non solo resti fuori da Medicina, ma anche dai corsi affini, come Biologia o Chimica”. Questo significa che a gennaio potrebbero trovarsi senza alcun corso in cui iscriversi. Anche se la ministra ha promesso di correggere questa norma, al momento la situazione rimane critica.
Gli studenti hanno anche sollevato preoccupazioni economiche legate all’accesso ai test. Il Ministero ha collaborato con l’app The Faculty per la preparazione, ma le simulazioni di qualità erano solo a pagamento, escludendo molti studenti. Dimola ha commentato: “È assurdo che un percorso pubblico, che decide il futuro di decine di migliaia di ragazzi, venga delegato a un soggetto privato”.
I dati sui risultati iniziali sono allarmanti, con un tasso di bocciature dell’85% in Fisica. Questo ha avuto un effetto devastante sulla salute mentale degli studenti, creando un ambiente di competizione e stress. Messaggi inquietanti circolano nei gruppi WhatsApp, con studenti che esprimono pensieri suicidi e altri segni di grave disagio. Dimola ha sottolineato che non si tratta di esagerazioni, ma di una realtà quotidiana che stanno vivendo.
Con 65mila iscritti all’inizio, solo 50mila hanno partecipato alla prima prova, segno che 15mila studenti hanno rinunciato prima di arrivare al test, a causa di un sistema considerato ingestibile. Gli studenti hanno avviato una diffida al Ministero e stanno preparando un ricorso collettivo per cercare di ottenere giustizia.
Riguardo alle dichiarazioni della ministra, gli studenti hanno espresso la loro indignazione. Dimola ha affermato: “Se noi siamo inutili, che cosa ci sta a fare lei? A cosa serve una ministra dell’Università, se non a rappresentare proprio noi?”. Questo episodio ha messo in evidenza il divario tra le istituzioni e gli studenti, evidenziando una mancanza di ascolto e rappresentanza.



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