Francesco Borgheresi uccise la compagna, da bambino vittima di abusi da parte di una setta



“Abbiamo fatto la spesa insieme, poi in auto abbiamo litigato. Ho perso la testa. Ero geloso”. Con queste parole il militare Francesco Borgheresi ha confessato l’omicidio della compagna Mihaela Apostolides, 44 anni, di origini romene da 15 anni residente in Piemonte, dove lavorava come badante e cameriera. Il delitto è avvenuto nel parcheggio del supermercato Auchan di Cuneo dove la coppia aveva appena fatto la spesa, mentre vittima e assassino era in auto, una Fiat Panda Bianca.



Francesco Borgheresi, divorziato, militare modello, con alle spalle missioni in Afghanistan e Bosnia, ora in servizio all’istituto cartografico di Firenze, ha sparato quattro volte alla donna e i colpi di pistola sono stati sentiti da numerosi avventori che hanno chiamato le forze dell’ordine. Ma il primo ad avvisare i carabinieri è stato proprio l’omicida. Ha ucciso Mihaela Apostolides con una calibro 6,35: l’arma è stata trovata nell’abitacolo, ma gli inquirenti hanno trovato anche un’altra pistola, un revolver, nel bagagliaio. Probabilmente, la vittima ha provato a difendersi e nel farlo è riuscita a ferire Francesco Borgheresi a una mano. L’uomo è stato operato e poi trasferito in carcere. Resta da stabilire perché avesse ben due pistole con sé.

Il nome di Francesco Borgheresi non è nuovo alle forze dell’ordine che si erano occupate di lui, come vittima, però. Da bambino, infatti, e fino a 20 anni aveva vissuto nella comunità Il Forteto di Vicchio, in provincia di Firenze, una sorta di setta che è stata al centro di processi per violenze sessuali e maltrattamenti su minori in difficoltà. I procedimenti si sono conclusi con severe condanne. Borgheresi era il figlio di due soci fondatori della comunità, che imponeva il rifiuto della famiglia tradizionale e obbligava i suoi membri a fare crescere i propri figli a madri surrogate o “funzionali”. Così, l’uomo era cresciuto con Daniela Tardani, il padre, invece, se ne era andato subito dalla comunità.

Francesco Borgheresi lo aveva fatto a vent’anni ed era entrato a far parte dell’Associazione delle Vittime del Forteto. Proprio nel novembre scorso la Cassazione ha confermato la condanna per il fondatore della comunità, Rodolfo Fiesoli, a 14 anni e 10 mesi, e per la stessa madre “funzionale” dell’omicida, Daniela Tardani, punita con 6 anni e 4 mesi di carcere. Dunque, da vittima Francesco Borgheresi si è trasformato in carnefice. Ha dichiarato il presidente dell’Associazione Vittime del Forteto, Sergio Pietracito: «Francesco Borgheresi ha passato un’infanzia terribile e ha lottato per far emergere gli orrori subìti. Fu anche ricevuto da Papa Francesco.

Tutto questo non giustifica il suo gesto, ma il male patito gli si era appiccicato all’anima». Proprio per stare vicino alla madre naturale, Giovanna Leoncini, e riappacificarsi con lei, l’uomo due anni fa aveva chiesto il trasferimento a Firenze, dove vive la donna, da Pinerolo dove era stato a lungo di stanza, ma la lontananza da Mihaela Apostolides lo aveva reso follemente geloso.



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