Bohemian Rhapsody, la grandiosa storia di un capolavoro



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Le radio non volevano trasmetterla: troppo lunga. I discografici erano disposti a mandare a monte l’intero disco: troppo eccentrico. Elton John, che l’ascoltò quando era ancora inedita, esclamò: «È uno scherzo?». Ma, anche dopo che Bohemian Rhapsody venne alla luce, i critici definirono l’opera rock condensata in 5 minuti e 56 secondi «un pasticcio incomprensibile». Le ultime parole famose. Perché quell’apparente accozzaglia di stranezze sonore firmata dai Queen di Freddie Mercury nel 1975 è diventata la canzone più riprodotta di sempre: un miliardo e seicentomila visualizzazioni in streaming. Come se tutti gli abitanti della Cina più tutti quelli degli Stati Uniti l’avessero ascoltata almeno una volta grazie ai mezzi di riproduzione online.



Il merito di questo record va anche alla stupefacente intepretazione che Rami Malek dà di Freddie nel film di enorme successo – Bohemian Rhapsody, appunto – nelle sale da poche settimane. Una pellicola attesa per anni, che si conclude con la minuziosa ricostruzione dell’esibizione trionfale dei Queen al Live Aid nel 1985. La storia inizia in realtà 15 anni prima. Quando Mercury – inteso come il personaggio che tutti abbiamo nella memoria, scomparso nel 1991 per le complicanze dell’Aids – non esisteva ancora. C’era Farrokh Bulsara, nato a Zanzibar da una coppia di immigrati indiani di etnia parsi e di religione zoroastriana. Quando la futura star ha 18 anni la famiglia è costretta a spostarsi di nuovo, questa volta nella Londra della seconda metà degli Anni 60. Ed è qui che comincia il racconto, con la ribellione di Farrokh al padre, tanto da cambiarsi il nome all’anagrafe in Freddie Mercury, e i primi concerti nei locali con Brian May, Roger Taylor e John Deacon. Ovvero i Queen. Colto quanto eccentrico, Freddie è dotato di una voce incredibile anche grazie a un’anomalia nella dentatura che gli consente di spaziare praticamente in ogni genere musicale.

I Queen hanno già inciso tre dischi quando – è il 1975 – Freddie concepisce A night at the opera, commistione bizzarra tra rock e musica classica, tuttora uno dei dischi più costosi mai realizzati. La perla è per l’appunto Bohemian Rhapsody: cinque melodie diverse condensate in sei minuti, cori allegorici, una ballata al piano, lo stesso usato nel 1968 da John Lennon per incidere Hey Jude, l’esplosione della batteria metal e un assolo di chitarra rima­sto immortale. Scritta da Freddie su una serie di foglietti volanti, la canzone richie­de tre settimane di prove in uno studio nelle campagne dell’Herefordshire. Il gruppo incide 180 nastri per le parti voca­li, 70 ore di registrazione per le parti operi­stiche, uno sforzo incredibile e forse anche la parte più riuscita del film. Quando però l’opera arriva ai discografici la reazione è di chiusura totale: la canzone è vista come una sorta di delirio, lunga il doppio rispetto all hit trasmesse in radio, destinata a un flop clamoroso anche perché ha un testo appa rentemente senza senso.

Ma in effetti, di che cosa parla Bohemiai Rhapsody? Al primo ascolto, è la confessioni di un delitto: “Mama, I just killed a man/ Put i gun against his head, pulled my trigger, now he’ dead ”; Mamma, ho appena ucciso un uomo, ho puntato la pistola sulla sua testa, ho premuto il grilletto e ora è morto. Ma le perso ne più vicine a Freddie, il compagno Jin Hutton in testa, han no invece spiegati che si tratterebbe della presa di coscienza della su; omosessualità. L’uomo ucciso, insomma sarebbe la vecchi; identità dello stessi Freddie che, dotato d una nuova consape volezza, si confida i chiede perdono alla matissima madre. 1 per quanto riguarda cori? C’è chi scomoda il Faust di Goethe con i riferimenti a demonio – “Beelzeb has a devil put aside fo me”; Il diavolo ha messo da parte un demoni per me -, chi Lo straniero di Albert Camus. 1 poi ci sarebbe un ironico tributo a Briai May, astrofisico oltre che sublime chitarri sta, nell’acuto: “Galileo, Galileo magnifico’ Ma è lo stesso May ad ammettere: «Freddi era una persona molto complessa, non credo sapremo mai quale sia il significato d Bohemian Rhapsody, ma anche se lo sapess non lo direi». Una ribellione al senso comune, forse. La stessa necessaria per far ascol tare questo capolavoro al pubblico: scavalcando il no dei discografici, Freddie passa i nastro al dj Kenny Everett che la trasmetti su Capital FM quattordici volte in 48 ore. I l’inizio di una cavalcata che dura da 43 an ni. Non male per un flop annunciato.



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