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Petaloso forse non glielo ha mai detto nessuno: però ci sta (anche se non vi piace), perché è tutto racchiuso in queste enormi vigilie consumate a inseguir una traccia, dalla più pallida alla più luminosa, qualcosa che valga il senso di una formazione. Il “petaloso” Napoli del Terzo Millennio è una squadra che adesso ondeggia intorno ai venti elementi, fa il turn-over in maniera abbondante e spazia dalla porta all’area di rigore altrui attraverso una serie di opzioni ricche nelle quali Ancelotti si tuffa a piene mani.



ALL’ATTACCO. L’Empoli è un pericolo da maneggiare con cura, una piccola che ragiona da grande, che insegue la salvezza attraverso il gioco, che non rinuncia mai né usa Halloween per camuffarsi da vittima sacrificale: e questa giostra, sulla quale il Napoli deve accomodarsi, va sfruttata per evitare che l’acido lattico abbondi e dare poi una possibilità alle qualità e al talento che certo s’avverte. Il Napoli va all’attacco, come da copione, e anche come da dovere, attraverso la genialità assoluta di Lorenzo Insigne, uno degli intoccabili che rimane lì, avendo riposato a Udine (la prima dopo la sosta) ed essendo stato sostituito a Parigi dopo un’ora scarsa. C’è energia per ritenerlo freschissimo, lui al fianco di Milik, in realtà soffocato da un ballottaggio del quale farebbe volentieri a meno – come il suo “socio” Mertens – e nel quale, sa bene, sarà costretto a convivere a lungo.

I DUBBI. Il resto è affidato alla lettura del libro bianco di Ancelotti, dello stato di salute dei singoli, della vocazione di ognuno: in difesa, se la porta va a Karnezis, rimane tutto vagamente opaco, però Malcuit ha consentito di osare e può ancora farlo – con Mario Rui e Hysaj in “conflitto” sulla corsia di sinistra – e in mezzo, al fianco di un Koulibaly inavvicinabile, può rimanerci Maksimovic, l’alter ego di Albiol, al quale una serata di congedo può andar bene. Ma ci sono dubbi anche in mezzo al campo, come sempre, dove Diawara vede una maglia (ed è quella di Hamsik) e Rog si gioca la posizione di Allan con Zielinski, altrimenti destinato a sinistra per concedere a Fabian Ruiz un’ora e mezza di riposo, dopo averne giocate tre in sequenza e senza mai uscire dal campo.

RIECCOLI. Ounas è di nuovo nell’elenco dei convocati, se ne andrà in panchina a far compagnia a Ghoulam che sta respirando l’aria delle partite e prima o poi, quando starà bene, verrà rilanciato in quella mischia che può appartenere ancora a Callejon, tornato ad essere una specie di indistruttibile, come gli è capitato nel quinquennio precedente. Perché ci sono uomini che fisicamente sono di ferro o almeno così appaiono, sino al momento delle formazioni ufficiali, quando poi Ancelotti chiarisce ogni mistero. Quattordici volte Napoli: è il segreto di chi può sentirsi tremendamente “petaloso”.

Ecco da dove si può iniziare con le ricerche:

  1. Grecia Ellinikí Radiofonía Tileórasi;
  2. Australia Special Broadcasting Service;
  3. Indonesia Rajawali Citra Televisi Indonesia;
  4. Georgia Georgia Public Broadcasting;
  5. Bosnia ed Erzegovina Radiotelevizija Bosne i Hercegovine;
  6. Austria Österreichischer Rundfunk;
  7. Irlanda Raidió Teilifís Éireann;
  8. Honduras Televicentro;
  9. Finlandia Yleisradio Oy;
  10. Cipro Cyprus Broadcasting Corporation;
  11. Lussemburgo Radio Television Luxembourg;
  12. Birmania Myanmar National TV;
  13. Ecuador RedTeleSistema;
  14. Cina China Central Television;
  15. Colombia Radio Cadena Nacional;
  16. Croazia Hrvatska radiotelevizija;
  17. Kosovo Radio Television of Kosovo;
  18. Germania Zweites Deutsches Fernsehen.

L’ostacolo è alto quando davanti c’è il Napoli e dopo avere affrontato la Juventus. Un calendario da paura. L’Empoli proverà ad esorcizzare il suo momento no al San Paolo. «Possiamo parlare di tante cose, ma il calendario è questo è lo sapevamo – ha detto il tecnico azzurro Aurelio Andreazzoli – affrontare in casa tutte le grandi non è stato certamente un vantaggio, così come non lo è andare a Napoli dopo aver incontrato i bianconeri. Andiamo a giocare contro una squadra forte, molto temibile e difficilmente interpretabile». La classifica mette pressione ad una squadra che ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato. «Abbiamo consapevolezza di quello che facciamo ma al tempo stesso aumenta il disagio per la situazione di classifica. Dobbiamo migliorare quei numeri e crescere in quello che facciamo». Colpire i punti deboli del Napoli è la strategia dell’Empoli. «Interpretano il gioco in una maniera particolare, ho visto il secondo tempo con la Roma e mi ha impressionato. Un piacere vederli all’opera, ma sappiamo che hanno dei difetti e dovremo essere bravi a farli venire fuori».

Il modulo. Il registro tattico non dovrebbe cambiare rispetto alla Juve. Andreazzoli è orientato a confermare il 4-3-2-1 col doppio trequartista e una punta. «Possiamo interpretarla in diversi modi per mettere in risalto le loro difficoltà e possiamo farlo sia con una che con due punte» avvisa il tecnico apuano che ha convocato Zajc e Maietta che “possono partire dal primo minuto” conferma Bennacer. «Mi è piaciuto molto e gioca anche a Napoli».

Più esperienza. L’Empoli dovrà limitare gli errori visti contro le grandi del campionato. «Le tante ingenuità sono dovute a un pizzico di inesperienza, ma sono anche preventivate. Dobbiamo eliminarle, non solo abbassarle. In alcune gare hanno inciso in maniera determinante sul risultato. Chiediamo a chi ha più esperienza di trasferire le conoscenze e di partecipare, ma anche ai più giovani di darsi una svegliata. E’ ora di pensare che non c’è più tempo di fare stupidaggini e non essere superficiali. Una partita non è mai così definita come si vorrebbe, i ruoli cambiano come le situazioni. Dobbiamo crescere anche sulle palle inattive, metterci nelle condizioni di sfruttarle meglio».

Dov’è che era rimasto? Ah, sì: al primo gol stagionale, il secondo da quando gioca in Italia, e soprattutto alla conferma di una crescita, di una maturazione, che Ancelotti sta propiziando sin dal ritiro estivo. Bene, non resta che proseguire: e Marko Rog, dopo il problemino fisico che l’ha escluso in extremis dalla partita di domenica con la Roma, è pronto a tornare in campo. Dal primo minuto: oggi con l’Empoli, al San Paolo, toccherà a lui occupare una delle caselle del centrocampo del Napoli per la terza volta dall’inizio. Un avvio piuttosto confortante, in termini di considerazione, soprattutto alla luce dei precedenti: dopo aver rigenerato e rilanciato definitivamente compagni impolverati dalla noia delle panchine della stagione precedente, Carletto è pronto a vincere un’altra sfida. E a riacquistare un altro talento importante.

FORZA E INTENSITA’. E allora, il ritorno di Marko. In piena forma: pronto, come ha detto ieri il suo allenatore, dopo il piccolo incidente che gli ha impedito di partecipare all’ultima notte del San Paolo. Un colpo a un piede, come precisato dal club, che però in un paio di giorni è riuscito a smaltire e che soprattutto non gli ha sbarrato la strada verso l’Empoli. Altra notte e altra corsa. E altra formazione diversa, per la quattordicesima volta in questa stagione: e come già accaduto con Torino e Sassuolo, oggi Rog partirà dal primo minuto. Sì, uno dei posti della linea a quattro di centrocampo sarà il suo: e per dare ragione ad Ancelotti, suo estimatore, dovrà dare forza, corsa e intensità fino a quando resterà in campo.

LA CHANCE. A Udine, a dirla tutta, gli è bastato molto poco per imprimere il marchio di fabbrica sulla serata: un pugno di secondi dal suo ingresso in campo, all’85’, e via a festeggiare la prima rete stagionale. Il secondo da quando è azzurra la sua vita, dopo quello realizzato con l’Atalanta in epoca Sarri: una sensazione e una gioia smarrite dal 27 agosto 2017, 419 giorni. Evidentemente, questo è il periodo delle riconquiste: innanzitutto il ritorno nella Nazionale croata, dopo la delusione di un Mondiale vissuto da spettatore, e poi quello al gol. Cosa manca? Incrementare il minutaggio, in campionato (187’) e anche in Champions (2’ con il Psg) a cominciare da oggi: l’Empoli è servito, Rog. Ed è davvero un’ottima chance.

Dieci dicembre 2017, data quantomeno singolare, punto di partenza di un’incoraggiante tendenza. Da quel giorno in poi, infatti, il Napoli è riuscito sempre a segnare almeno un gol al San Paolo. Ne sono successe di cose nel frattempo, di piacevoli o meno, ma gli azzurri da quel punto sono riusciti a perforare ininterrottamente le porte avversarie: per ben 20 volte di seguito (14 con Sarri e 6 con Ancelotti), e in ogni tipo di competizione. Quel Napoli-Fiorentina a reti inviolate aveva peraltro fatto seguito al kappaò interno ad opera della Juve di “core ingrato” Higuain che, peraltro, era stato l’inviso autore del gol del blitz. La qual cosa provocò un attimo di sbandamento, da cui il Napoli si riprese prontamente dopo lo stop di Champions in casa del Feyenoord e (appunto) il pareggio casalingo coi friulani.

PROLIFICITA’. Dopo quella brevissima parentesi di “stitichezza”, dipesa da un episodio che brucia ancora un po’, il ciuccio riprese a procedere a vele spiegate, non smarrendo mai più la via del gol. Venti su venti: dal Napoli-Udinese, ottavi di Coppa Italia del 19 dicembre 2017, sino al freschissimo pareggio con la Roma agguantato allo scoccare del novantesimo. Nella buona e cattiva sorte è arrivato dunque il timbro, anche negli sporadici casi in cui il Napoli s’è dovuto inchinare all’avversaria di turno. E se non ci avesse pensato domenica notte l’opportunista Mertens, incendiando il San Paolo, si sarebbe interrotta un’abitudine alquanto piacevole, soprattutto per coloro i quali preferiscono godersi i match dal vivo (e purtroppo i numeri confermano che si stanno assottigliando col passare del tempo).

GOL INESTIMABILE. A questo punto corre l’obbligo di aprire una parentesi molto gratificante. Non si può cioè non fare riferimento all’ultima impresa, quella col Liverpool d’un mese fa giusto, quella che originò – al gol in scivolata di Insigne – un boato d’intensità anche superiore rispetto a quell’urlo oramai famoso in tutto il mondo e con marchio depositato. L’indubbio fiore all’occhiello della prima parte di quest’annata. Perché poi gli azzurri in Coppa erano riusciti a buttarla dentro anche nel febbraio scorso col Lipsia (Europa League, c’era Sarri), pur dovendone però incassare ben tre dai tedeschi, da cui furono eliminati. E se andiamo a scorrere la particolare lista, non può sfuggire – anzitutto – il poker rifilato alla Lazio proprio prima d’ospitare il Lipsia, al pari di quello mollato all’Udinese un paio di mesi dopo.

QUI E ORA. Di ottimo rilievo il bottino stagionale messo assieme sin qui fra le mura amiche, con 11 centri in 6 occasioni, nonché caratterizzato dalla confortante suite di cinque vittorie (Liverpool compreso) ed un solo pari, quello coi giallorossi. Da rimarcare, poi, che dall’esordio stagionale a Fuorigrotta col Milan (2 gol subiti) sino alla Roma, gli azzurri non avevano mai preso gol.

E poi dipenderà dal tempo (anche) e semmai da quel richiamo che arriva dal profondo delle anime e che a un certo punto, mentre sei distrattamente convinto di startene in poltrona, qualcosa ti attira e ti spinge allo stadio. Queste sono le quattro giornate di Napoli, allungano un orizzonte nel quale conviene starci, si comincia stasera, poi si piomba in una vigilia lunga, quasi infinita, che condurrà sino alla Champions: sono emozioni forti, a cui non è possibile sottrarsi, e che stanno per esplodere da subito, un po’ blandamente all’inizio e in maniera prepotente poi, perché è chiaro che la «Partita» sia quella. Ma intanto, tra una somma e l’altra, saranno in ottantamila da spalmare in queste novantasei ore di calcio, una full immersion dalla quale non si può tenere fuori l’ultima interna, quella con la Roma, che risale appena a domenica scorsa e che ha portato 30.037 spettatori.

TENDENZA. Si potrebbe ripetere questo dato, stasera, perché c’è una oscillazione abbastanza ampia che porta a sospettare ad un’impennata dell’ultima ora: per ora si viaggia poco sotto i venticinquemila paganti e ciò induce ad immaginare che l’onda lunga verso il San Paolo vada ingrossandosi.
Il Napoli le ha provate tutte: prima ha lanciato la campagna di mini-abbonamenti per sei partite, poi ha dato un taglio netto anche sui biglietti per i singoli appuntamenti (e con l’Empoli la sforbiciata è stata sensibile in ogni settore) e poi ha preso anche atto che tre gare in otto giorni rappresentano un peso per le economia familiare: però qualcosa è successo, ieri, e ora la speranza che si possa avvicinare la soglia dei trentamila prende quota.
LA FESTA. Ma la «Notte» delle stelle cambia la percezione dell’atmosfera: la Champions quest’anno, a differenza della passata stagione, è diventata una sorta di festa cittadina e anche se con il Liverpool i numeri non sono stati straordinari (37.057), quello rimane il primato stagionale. Che verrà abbattuto: perché per il Psg – per Cavani ma anche per Neymar, per Mbappé, per Verratti – si approderà intorno e probabilmente anche al di là dei cinquantamila spettatori, come nei momenti d’oro: e affinché si batta il record, ci penserà la possibilità di dare una spallata, praticamente decisiva al Paris Saint Germain, ma anche la possibilità di poter rivedere al San Paolo un idolo, il totem e il bomber uruguaiano, tante cose assieme.
L’URLO. Lo spartiacque tra una fase e l’altra, all’interno della stessa stagione, verrà rappresentato quindi dalla sfida con i francesi, che alza il livello del calcio e anche quella delle emozioni, che ritrascina Napoli in un evento di portata internazionale e la spinge a riempire, quasi del tutto, uno stadio rimasto troppo spesso semivuoto in questo trimestre alle spalle, con una città stranamente in controtendenza con le sue abitudini e lontanissima non solo dagli standard dei fantastici anni Settanta (e ovviamente Ottanta) ma anche del passato più recente. Ma il calcio sta cambiando e anche le abitudini: ora il San Paolo (così ridotto) è un freno. E il resto lo fa l’economia (e magari anche il maltempo).



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