Legge di Bilancio bocciata, la paura dello spread che sale oltre quota 350


L’Italia non è la Grecia, ma Roma deve rispettare le leggi, così ha dichiarato il presidente della commissione europea Jean-Claude, qualche ora dopo la finalizzazione della bozza del documento con le misure della manovra di bilancio del governo italiano. Parlando al telefono con i media ha dichiarato un eventuale sterzare italiana dalle regole, potrebbe innescare una reazione aggressiva da parte degli altri partner europei. L’Italia non è come la Grecia ma il rapporto italiano debito Pil in ogni caso resta il secondo peggiore dell’unione europea.


Puntualmente arriva la risposta alla stesura del documento inviato dal governo alla Commissione Ue. Il collegio dei commissari, come già si sapeva,ha deciso di non accettare il documento programmatico di bilancio dell’Italia e di chiedere all’esecutivo giallo-verde di presentarne una nuova versione il più presto possibile e al più tardi entro tre settimane, “alla luce del fatto che quello attuale non rispetta né le raccomandazioni del Consiglio né gli impegni assunti dall’Italia stessa”. Lo si apprende da fonti europee, dopo la decisione assunta nella riunione di oggi della Commissione a Strasburgo. Dopo la notizia lo spread tra Btp e Bund risale a 310 punti base: il rendimento del Btp a 10 anni – sui grafici Bloomberg – è in rialzo al 3,52%.

“Chiediamo di sottomettere di nuovo il documento programmatico di bilancio. È la prima volta che lo facciamo. E’ una mossa senza precedenti”, ha detto una fonte all’Agi. Non era mai successo infatti, nella storia dell’Unione, che venisse bocciata in maniera completa una manovra di bilancio. L’Ue assicura però che intende portare avanti un “dialogo costruttivo con l’Italia”. In conferenza stampa sono intervenuti il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici.

La commissione europea “non intende assolutamente ingerire nelle politica interna italiana: ci interessa l’impatto di bilancio sui cittadini”, ha detto Moscovici. Il prossimo appuntamento è l’8 novembre: in quella data la Commissione europea presenterà nuove previsioni economiche. “Vedremo se queste previsioni saranno più vicine alle previsioni del ministero dell’Economia e Finanze oppure a quelle dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb)”, ha spiegato il commissario. Lo scorso maggio la Commissione europea “non aveva proposto di aprire una procedura per deficit eccessivo legata al debito, in gran parte perché l’Italia rispettava i suoi impegni”. Invece “gli attuali piani sono una modifica” sostanziale “che potrebbe richiedere una rivalutazione di quella conclusione”, ha spiegato Dombrovskis. Tale procedura potrebbe portare a delle sanzioni economiche per l’Italia.

La ripresa dell’economia italiana è continuata nella prima metà dell’anno, ma a un ritmo inferiore alle attese. Il tasso di crescita annualizzato del PIL, che nel 2017 era stato in media pari all’1,6 per cento, è infatti sceso all’1,0 per cento. Alla luce dei più recenti indicatori congiunturali, che prefigurano un modesto ritmo di espansione nei mesi finali dell’anno, la previsione ufficiale di crescita del PIL per il 2018 è stata recentemente abbassata dall’1,5 all’1,2 per cento. L’andamento del deflatore del PIL è stato invece in linea con la previsione annuale contenuta nel Programma di Stabilità 2018 (PdS), pari all’1,3 per cento, che è confermata. La crescita del PIL nominale stimata per quest’anno scende pertanto dal 2,9 al 2,5 per cento (al netto di effetti di arrotondamento). Le pressioni inflazionistiche interne rimangono modeste. Il tasso d’inflazione al consumo ha mostrato una tendenza al rialzo e la previsione annua per l’indice armonizzato è stata rivista all’1,3 per cento, dall’1,1 per cento del PdS. Ciò è tuttavia prevalentemente il risultato di un aumento dei prezzi energetici. L’1,6 per cento di inflazione tendenziale registrato a settembre si accompagna infatti ad un andamento di fondo (al netto degli energetici ed alimentari freschi) dello 0,7 per cento. Considerando le componenti della domanda aggregata, secondo gli ultimi dati Istat, la minor crescita del PIL registrata nella prima metà dell’anno è dovuta ad un andamento leggermente inferiore alle attese dei consumi delle famiglie e marcatamente peggiore per quanto riguarda le esportazioni.

A sua volta, il calo dell’export è stato particolarmente accentuato in mercati e prodotti che sono stati oggetto di politiche commerciali e industriali di stampo protezionistico. Hanno anche pesato negativamente la perdita di slancio di alcuni rilevanti paesi di destinazione delle nostre esportazioni e il forte deprezzamento del tasso di cambio di altri. I rischi esogeni per la previsione del PIL evidenziati nel DEF 2018 si sono quindi già in parte materializzati nella prima metà dell’anno. Continuano invece a crescere gli investimenti fissi lordi, soprattutto nella componente macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (+8,8 per cento annualizzato nel secondo trimestre rispetto al quarto trimestre del 2017); procedono a ritmo assai più lento gli investimenti in costruzioni (+1,4 per cento annualizzato). Dal lato dell’offerta, in corrispondenza del calo delle esportazioni si è verificato un marcato rallentamento della produzione e del valore aggiunto dell’industria, mentre la crescita dei servizi ha proseguito ad un ritmo moderato. Questo ultimo è il risultato di un buon dinamismo del settore commercio, trasporto, alloggio e ristorazione e delle attività immobiliari, mentre continua la contrazione dei servizi di comunicazione e informazione e, in minor misura, delle attività finanziarie, bancarie e assicurative. I restanti settori (ad esempio le attività professionali e di supporto) mostrano deboli tassi di crescita.

L’andamento dell’occupazione nella prima metà dell’anno è stato positivo, giacché si è registrata una crescita tendenziale dell’1,2 per cento in termini di occupati. Nel secondo trimestre, il numero di occupati e le ore lavorate sono cresciute rispettivamente dell’1,7 e dell’1,5 per cento sul corrispondente periodo del 2017. In agosto, il tasso di occupazione ha raggiunto il 59,0 per cento, con il tasso di disoccupazione in discesa al 9,7 per cento – i migliori risultati in tempi recenti.

È tuttavia aumentato il ricorso ai contratti di lavoro a termine, fenomeno che è stato oggetto della prima iniziativa legislativa del nuovo Governo, il D.L. Dignità. Va anche rilevato che, a dispetto del rallentamento della crescita reale delle esportazioni e della salita del prezzo del petrolio, il saldo della bilancia commerciale nei primi sette mesi dell’anno è rimasto largamente positivo (24,7 miliardi, contro i 25,6 dello stesso periodo del 2017). Nello stesso periodo, le partite correnti della bilancia dei pagamenti sono risultate in surplus per 24,2 miliardi, in miglioramento sui 22,7 del corrispondente periodo dello scorso anno. La stima annuale del saldo delle partite correnti è stata rivista al rialzo dal 2,5 al al 2,8 per cento del PIL, lo stesso livello del 2017. Per quanto attiene la finanza pubblica, l’indebitamento netto della PA nel 2018 è ora stimato all’1,8 per cento del PIL, con una revisione al rialzo di 0,2 punti percentuali in confronto al DEF di aprile a motivo della minore crescita del PIL nominale e di oneri per interessi che sono rivisti al rialzo per poco più di 1,9 miliardi di euro (0,11 punti percentuali di PIL). Pur con questa revisione, il dato di quest’anno risulterebbe in sensibile discesa rispetto al 2,4 per cento registrato nel 2017 secondo le ultime stime Istat (2,0 per cento al netto degli interventi di supporto al sistema bancario).


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