Pensione, come andare con 15 anni di contributi nel 2018 e ulteriori



Si torna a parlare di pensioni e nello specifico e si sa che per richiedere la pensione di vecchiaia sono richiesti ben vent’anni di contributi oltre che avere un età anagrafica che ad oggi è pari a 66 anni e 7 mesi. Si può richiedere In alternativa l’opzione contributivo della pensione di vecchiaia per la quale pare siano sufficienti 5 anni di contributi a fronte di un’età anagrafica pari a 70 anni e 7 mesi. In tanti però non sanno che si può andare in pensione anche con solo 15 anni di contributi purché si abbia un’età anagrafica pari a 66 anni e 7 mesi. Infatti esistono dei casi per cui il requisito contributivo per la pensione di vecchiaia viene ridotto di 5 anni. Questo è quanto previsto dalle due leggi Ovvero la prima è la legge Amato numero 503 del 92, la seconda invece è la legge Dini numero 335 del 1995. Entrambe pare che permettano di poter accedere alla pensione di vecchiaia, avendo soltanto 15 anni di contributi.



Ma ci sarebbero delle differenze tra le due. Per coloro che rispettano i requisiti di una delle  deroghe della legge Amato, non sono previste delle penalizzazioni riguardante l’importo dell’assegno previdenziale. L’opzione invece che è previsto dalla legge Dini stabilisce che l’assegno debba essere ricalcolato sulla base del sistema contributivo, che risulta essere penalizzante rispetto a quello retributivo. Legge Amato 503/92 prevede tre diverse deroghe, ognuna delle quali permette di accedere alla pensione di vecchiaia avendo soltanto 15 anni di contributi.

Nello specifico nel dettaglio La prima permette di avere i 15 anni di contributi ovvero 780 settimane contributive e pare che facciano riferimento a dei periodi antecedenti al 31 dicembre del 92. Per effettuare il calcolo bisognerà tenere conto di tutte le tipologie dei contributi anche quelli volontari figurativi e da riscatto. Il lavoratore inoltre dovrebbe essere iscritto al fondo lavoratori dipendenti oppure alla gestione speciale dei Lavoratori autonomi dell’INPS e può essere richiesto anche dagli ex Enpals e dagli ex INPDAP. Si ha infine la terza deroga amato con la quale requisito contributivo è tagliato per coloro che possiedono un’ anzianità assicurativa  di almeno 25 anni.

Ciò Significa che il contributo deve essere stato versato almeno 25 anni dalla data del raggiungimento dei requisiti per la pensione e bisognerà avere 15 anni di contributo di lavori dipendente per stati all’assicurazione generale obbligatoria oppure ad un fondo sostitutivo. Va Detto che di questi 15 anni almeno 10 devono essere stati lavorati per dei periodi non inferiore a 52 settimane. Nel caso in cui siano rispettati tutti i requisiti, si potrebbe usufruire dell’ opzione contributiva prevista dalla legge Dini 335 1995, Ma in questo caso bisogna rispettare due requisiti ovvero avere almeno un contributo accreditato prima del 31 dicembre 1995 e bisogna aver maturato almeno 5 anni di contributi dal 1996 in poi.

Pensione, possibile riscuoterla in contanti. Ecco come fare

La pensione può essere riscossa anche in contanti anche se effettivamente forse non tutti i cittadini lo sanno. Questa modalità di pagamento deve essere indicata al momento dell’invio della domanda per il pensionamento e serve per comunicare problemi INPS e il metodo di riscossione preferito tra quelli che sono concessi dallo stesso Istituto. Esistono diverse modalità per poter veder accreditata la propria pensione anche se quello più utilizzato è quello del pagamento su conto corrente bancario o postale. Molti Optano anche per l’accredito sul libretto di risparmio postale, ma è anche possibile chiedere che venga accreditato su carta prepagata A meno che questa dispongo di un codice IBAN. Esistono Comunque anche i soggetti che non decidono di aprire un conto corrente e che vogliono recarsi personalmente alla posta per ritirare la pensione in contanti.

Tuttavia esiste un limite Ovvero le pensioni potranno essere ritirate in contanti qualora l’importo ordinario sia inferiore ai €1000 e questo è quanto stabilito dalla legge 214 del 2011. Per tutti gli assegni che invece superano le €1000 è obbligatorio chiedere l’accredito su libretto postale, prepagata con IBAN o conto corrente.

Va detto inoltre che nell’importo che si può riscuotere in contanti, non rientreranno eventuali tredicesime oppure altre somme aggiuntive sulla pensione. Come sappiamo,  la pensione viene pagata il primo giorno bancabile del mese che differisce tra posta e banca e nel caso in cui si tratti di posta si considerano giorni banca di tutti quelli compresi dal lunedì al sabato, mentre per le banche quelli compresi dal lunedì al venerdì, il sabato viene totalmente escluso.

Dunque, nel caso in cui il primo del mese cadrà di sabato, coloro che hanno l’accredito alle poste riceveranno alla pensione fin da subito mentre i secondi dovranno attendere fino a lunedì successivo. Ricordiamo che i miei casi di riscossione della pensione ammessi da lì sono i seguenti ovvero accredito sul libretto postale, accredito su conto corrente postale, accredito su conto corrente bancario contanti e carta prepagata Purché sia fornita di IBAN.

Pensione di reversibilità e ulteriori, cos’è e a chi spetta? Come ottenerla

Che cos’è la pensione di reversibilità? Trattasi di una prestazione previdenziale che viene erogata ai familiari di un pensionato in seguito alla loro richiesta dal momento della morte di quest’ultimo. Si parla di pensione indiretta nel caso in cui il deceduto non era già pensionato, ma solo un lavoratore iscritto all’Inps. Quindi, va detto che la pensione di reversibilità altro non è che una delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’Inps e prevista soltanto in alcuni casi. Questa viene erogata ai familiari del pensionato ma soltanto su esplicita richiesta nel caso in cui il pensionato venisse a mancare. Come abbiamo detto, nel caso in cui il pensionato deceduto non fosse pensionato ma semplicemente iscritto all’Inps, si parla di pensione indiretta.

Ma quest’ultima a chi spetta? In genere è un tipo di prestazione che viene erogata nel momento in cui il lavoratore deceduto abbia già maturato i 15 anni di assicurazione contributi oppure 5 anni di assicurazione e contributi di cui almeno 3 nei 5 anni precedenti il decesso. La pensione di reversibilità da chi può essere richiesta? Ci sono delle regole ben precise. La pensione di reversibilità può essere richiesta al coniuge separato ma in caso di divorzio, il coniuge ha semplicemente diritto a questo tipo di pensione soltanto se è titolare dell’assegno periodico, se non è passato a nuove nozze e se la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto è anteriore alla data del divorzio.

Nel caso di nuove nozze, il coniuge non sembra avere diritto alla pensione ma semplicemente ad un assegno che è pari a due annualità, compresa la tredicesima mensilità, della quota di pensione in pagamento. Nel caso in cui il deceduto si fosse risposato, interverrà il Tribunale a decidere le quote che spetteranno poi al coniuge superstite ed al coniuge divorziato. Hanno diritto a ricevere questa pensione di reversibilità anche i figli ed equiparati ma soltanto in dei casi specifici.

Più nello specifico sembra che i figli ed gli equiparati non debbano aver superato i 18 anni d età. Sembra, inoltre, possano richiedere questa pensione di reversibilità i figli inabili al lavoro ed a carico del genitore al momento del decesso. Il limite passa poi a 21 anni in caso il figlio equiparato sia uno studente o privo di lavoro retribuito ed a carico del genitore defunto, mentre passa a 26 anni nel caso invece frequenta una scuola professionale e in caso di frequenza dell’università. Tra i figli ed equiparati rientrano anche i figli adottivi riconosciuti e quelli non riconoscibili per i quali il deceduto era comunque tenuto al mantenimento. Sono inoltre considerati anche i figli che sono nati da un precedente matrimonio del coniuge del deceduto, i figli riconosciuti dal coniuge del deceduto ed anche i nipoti e minori dei quali risulti comunque Provata la convivenza a carico degli ascendenti.

E’ stata riconfermata anche per il 2018 la pensione casalinghe, ovvero la possibilità di richiedere una pensione di vecchiaia per quelle persone che non hanno svolto un lavoro retribuito bensì hanno preferito dedicarsi alla cura della famiglia e della casa. In questo modo l’ Inps garantisce anche a queste persone un reddito fisso mensile. Per il 2018 la pensione potrà essere richiesta già dal 57esimo anno di età della casalinga ( o del casalingo) a patto che il soggetto richiedente abbia versato un minimo di contributi, a titolo volontaristico, a un Fondo di previdenza per almeno 5 anni. Non bisogna essere titolari già di alcun altro tipo di pensione, non svolgere altro tipo di lavoro se non quello di dedicarsi alla cura della casa e della famiglia, nonché alla cura di eventuali parenti disabili. Si può richiedere anche se si è inabili, ovvero se la persona che la richiede sia impossibilitato a svolgere alcun tipo di lavoro per problemi fisici o di salute.



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