Pensioni ultime notizie oggi, Quota 100 potrebbe diventare Quota 104



Novità in termini di pensioni e più nello specifico di Quota 100. La novità è che questa misura potrebbe essere riformulata, diventando sostanzialmente Quota 104. Stando a quanto riferito dallo stesso Alberto Brambilla, ovvero l’esperto previdenziale molto vicino alla Lega, si potrebbe decidere di andare in pensione anticipata soltanto se acquisiti i requisiti della Quota 100 entro il 31 dicembre 2018, partendo anche da chi ha soltanto due anni. Quindi si pensa ad una Quota 100 che possa essere rivisitata e forse anche ridimensionata. Questa è una delle ipotesi al vaglio affinché si possa far scendere la spesa per la riforma delle pensioni e l’avvio del superamento della Legge Fornero per cui il governo Conte sembra abbia stanziato solo 6,7 miliardi di euro. L’ipotesi di Brambilla sarebbe la seguente, ovvero uno scaglione al 31 dicembre per cui si potrà andare in pensione nel mese di marzo 2019, ma soltanto per chi ha raggiunto requisiti per la quota 100 ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi versati da almeno due anni.



Sostanzialmente questo vuol dire soltanto una cosa, ovvero che a partire dal mese di gennaio, si potrà andare in pensione se si avrà compiuto 64 anni di età e 40 anni di contributi. La data fissata per chi vuole stabilire questi criteri sarebbe quella del 31 dicembre e chi avrà maturato i requisiti in quella scadenza, da almeno due anni, potrà rientrare in quella che è la quota 100 sin da subito.

“La prima necessità è risolvere i problemi della legge Fornero. Fatto questo chiarimento ci sono due elementi pratici di cui tenere conto: nel prossimo mese di gennaio l’Inps non può ricevere in un sol colpo quasi 300mila nuove domande di pensionamento, l’altro punto è che un meccanismo del liberi tutti costerebbe di più 7 miliardi di euro”, è questo quanto è emerso dalla legge di Bilancio, dove per non sono stati definiti i criteri riguardanti la Quota 100 ed il reddito di cittadinanza.

L’obiettivo di questa manovra sarebbe solo uno, ovvero evitare i costi non sostenibili. “La premessa è liberare tutti i lavoratori” che non hanno 67 anni o 42 di contributi e che non possono uscire dal mondo del lavoro, è questo quanto dichiarato da Brambilla. Si pensa ad un’uscita anticipata ma soltanto per coloro che hanno raggiunto la quota 100 quest’anno. I primi che potranno andare in pensione sarebbero i lavoratori che hanno i requisiti da almeno 2 anni al 31 dicembre 2018, poi sarà la volta di chi li ha da più di 18 mesi e meno di 24.

Pensioni Quota 100, prevista graduatoria. Ecco chi sarà ad uscire prima

In termini di pensioni, sembra che la misura più gettonata e quella oggetto di maggior interesse sia Quota 100 che è stata confermata molto probabilmente per i prossimi tre anni. Quattro le finestre d’uscita in 24 mesi e ci sarebbe una graduatoria che prevede delle priorità soltanto per chi è stato fortemente penalizzato dalla riforma Fornero con l’eliminazione del diritto di cumulo con il reddito da lavoro. Quota 100 in questo modo verrebbe ancora una volta presa di mira da Bruxelles e per questo motivo occorre un lavoro di restyling che possa in qualche modo appianare le controversie. Una proposta è arrivata direttamente dal Presidente del centro studi e ricerche itinerari previdenziali nonché consigliere economico della Lega Alberto Brambilla. Lo stesso ha affermato che sia reddito di cittadinanza che quota 100 non si toccano e che molto probabilmente entrambe partiranno nel mese di entro il mese di marzo, aspettando un decreto entro la fine del 2018.

Per Brambilla Però sarebbe necessario fare una revisione della misura per poter in qualche modo rendere questa misura è più accessibile e creare meno conseguenze sull’ impatto economico. Sul reddito di cittadinanza Effettivamente si sta ancora lavorando per cercare di capire come si possa ridurre la platea dei beneficiari mentre per quota 100, la strada Sembrerebbe essere stata già segnata e tracciata da Alberto Brambilla, consigliere economico di Salvini. Quest’ultima sembra essere dalla parte di tutti quei soggetti che quando era in vigore la legge Fornero stavano per andare in pensione e che invece a partire dalla legge del 2011, sono stati penalizzati fortemente.

La sua idea sarebbe questa ovvero quattro finestre di uscita suddivise in ben 24 mesi la prima ad aprile 2019 e che riguarderebbe tutti coloro che hanno raggiunto i requisiti a dicembre 2018 ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi e per chi è stato anche bloccato al lavoro da circa 24 mesi. La seconda finestra sarà disponibile a settembre 2019 e riguarderebbe chi è stato bloccato invece al lavoro da almeno 18 mesi. Da questa si passerà poi al primo trimestre 2020 con una finestra riservata soltanto a quelli che sono stati bloccati da 12 mesi ed infine la quarta finestra prevista per il settembre 2020 per coloro che sono rimasti bloccati al lavoro da almeno sei mesi.

L’obiettivo sarebbe davvero chiaro, ovvero quello di spalmare il pensionamento anticipato per tutti quei lavoratori che sono stati in qualche modo penalizzati dalla riforma Fornero ed evitare di conseguenza un esodo di massa, che potrebbe avere un impatto non indifferente sulla spesa. Ci sarebbero anche altre novità e potrebbero riguardare la revisione dell’ape che andrebbe a coinvolgere i fondi superi e anche i sindacati alleggerendo i pacchetti originali della misura che prevede un anticipo pensionistico e permetterebbe alle aziende di ridurre il parco dipendenti dalle risorse più anziane e meritevoli d’uscita.



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