Regina Elisabetta II e il segreto della terza mano



Novantadue anni di cui sessanta- sei trascorsi sul trono costituiscono un impegno non indifferente, e non soltanto per la mole di lavoro e lo stress psicologico connessi al ruolo. È anche un problema articolare.



Lo sa bene Elisabetta II ormai espertissima di royal wave, l’ondeggiante saluto reale: si imposta la mano in posizione verticale e la leggera torsione dal polso mima una decorosa felicitazione che mai scade in manifestazioni troppo esuberanti. Niente di insormontabile, non fosse che, solo nel 2017, sua maestà ha presenziato a 292 eventi pubblici: dunque le torsioni sono state parecchie migliaia, da rischiare la lussazione. Ecco perché potrebbe aver fatto più volte ricorso a una ingegnosa mano meccanica.

Lo ha rivelato la principessa Anna, secondogenita di Elisabetta, al biografo reale Robert Hardman che ha prontamente inserito la confidenza nel suo ultimo libro Queen of the World (La regina del mondo). La soffiata fa sorridere ma allo stesso tempo riflettere sul peso degli obblighi connessi al ruolo di sovrano. Dunque, il fatto è questo: la regina durante una visita non meglio specificata in Australia, diversi anni fa, ha incontrato una classe di studenti che le ha fatto omaggio di una mano finta per salutare. Sembrò un azzardo, invece fu accolto dalla sovrana con palese divertimento.

«Era elettrizzata», ricorda oggi sua figlia. Il marchingegno è presto spiegato: si tratta di un guanto imbottito montato su una leva di legno che di volta in volta può essere inserito all’interno della manica di un tailleur o di un soprabito. Basta azionare una leva e la mano si muove da una parte e dall’altra simulando il saluto in maniera armonica, proprio come fosse un arto naturale.

La trovata è oggettivamente geniale. Tanto che, ha confessato Anna, «quando la regina durante le parate ha bisogno di tirare un po’ il fiato ricorre a questa arma segreta». L’utilizzo della “terza mano” è facilitato dagli outfit utilizzati da Elisabetta che non si presenta mai in pubblico senza giacca o soprabito e indossa sempre i guanti anche per una questione igienica. Dunque, escludendo che la mano venga utilizzata quando sua maestà si trova vis-à-vis con persone in carne ed ossa – alle quali comunque non porge quasi mai la mano, se non in frangenti particolari – le occasioni pubbliche per impiegare l’invenzione australiana si limitano ai cortei in automobile o in carrozza tra la folla: tutto sommato un uso limitato di cui il pubblico può non accorgersi.

Ovviamente dopo la rivelazione della principessa si è scatenata la caccia alla mano: tutti a cliccare sulle fotografie di sua maestà per percepire se sotto il guanto ci sia una arto in carne ed ossa o un pezzo di legno. Difficile individuazione anche perché non è ovviamente stato rivelato quando la regina ne abbia fatto uso. Secondo l’autore quello che ormai è il re dei cimeli di Elisabetta (tra qualche anno potrebbe valere una fortuna se messo sul mercato di gadget reali) oggi si trova al castello di Balmoral, utilizzato più che altro in famiglia come gioco per i bambini, per farsi due risate tutti insieme quando i Windsor si trovano nella tenuta durante l’estate.

L’onere del saluto è sempre stato un tema chiave nell’organizzazione del cerimoniale di corte: persino sul Britannia, il panfilo reale di 126 metri in servizio fino al 1997, vi era una parte dell’equipaggio che aveva come unica mansione quella di salutare per conto della regina all’ingresso e all’uscita dai porti, quando ovviamente Elisabetta si trovava a bordo. Un’incombenza «estenuante», come è stata definita dal capitano Albert Dixie Dean, che per anni prestò servizio sull’imbarcazione.

Dovesse trovarsi davvero in qualche cassa- panca reale a Balmoral, meglio che la diavoleria meccanica venga rispolverata, suggeriscono i commentatori britannici, per dare letterlamente una mano a Meghan che, nel prossimo viaggio tra Australia, Nuova Zelanda Zealand, Fiji e Tonga, metterà davvero a dura a prova il proprio polso.



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