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Genoa-Sampdoria di stasera sarà il primo derby dopo la tragedia di Ponte Morandi, vero. Ma sarà pur sempre un derby. Pur nel contesto di una città che vuole risollevarsi in uno dei momenti più complicati della sua storia, oggi conterà solo il campo e soprattutto conteranno i colori. La tradizione non cambia, il copione è sempre lo stesso: rossoblù contro blucerchiati. Stavolta con un obiettivo in più: è l’ora di vincere – da una parte e dall’altra – dopo tre sconfitte consecutive. Non proprio una resa dei conti ma di sicuro un esame da non fallire. Il pubblico non mancherà: oltre 30 mila le presenze annunciate al Ferraris, e anche se siamo lontani dai “sold out” del passato è già un bel successo, in epoca di calcio televisivo e viste le oggettive difficoltà di traffico che gravano sul capoluogo ligure. Sarà un derby, come sempre.



Una sfida sempre affascinante e unica. «Guardando i risultati, sono due squadre in crisi» dice Ivan Juric, che sa di giocarsi la panchina del Genoa. «I liguri avranno tanti difetti ma hanno una forza interiore per uscire dai momenti difficili, e non ho paura che Genova non riesca a crescere» il pensiero del tecnico croato, a cui fanno eco le parole di Marco Giampaolo. «Il derby è il derby – dice il mister doriano – ha un valore importante per la città. I drammi e le difficoltà che vive Genova non vanno confusi con una partita di calcio. Questa gara non può attenuare il dolore per quella tragedia. Ma chi ha giocato e vissuto il derby sa che è una una gara bella da vivere».

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E allora tutti pronti per un’altra giornata di passione (forse sotto a un po’ di pioggia…), coi tifosi che già dal pomeriggio andranno in in pellegrinaggio verso Marassi. Non mancheranno gli sfottò e il “menaggio” alla genovese, ma di sicuro si rivedranno le scene di sempre: prima una bevuta insieme – magari anche tra tifosi di squadre opposte – e poi tutti nelle rispettive gradinate. Una rivalità sempre viva, com’è giusto che sia. Ieri pomeriggio il Genoa è stato caricato a Pegli da circa un migliaio di tifosi, con tanto di cori e fumogeni. I giocatori di Juric hanno persino saltato sulle note del consueto tormentone “Chi non salta è…” recitato dagli spalti del Signorini. Curiosità: da uno dei palazzi vicini al Pio è spuntata anche una bandiera blucerchiata per rimarcare il clima che fa sempre parte delle stracittadine. Una scena che si è poi ripetuta in serata coi tifosi blucerchiati che hanno a loro volta caricato – con cori e grande entusiasmo – la squadra di Giampaolo direttamente fuori dall’albergo che ospita i ritiri casalinghi di Quagliarella e compagni. Un derby è sempre un derby. Anche dopo il crollo del Ponte Morandi, anche con una ferita ancora aperta.

GENOVA. (ma.mos.) «Sono positivo, potrebbe essere una bella giornata». L’Ivan Juric della vigilia guarda alla sfida di questa sera con il sorriso «è una grande occasione» ricorda i due derby giocati e persi «in quelli mancava la determinazione e quella ce la devono mettere i giocatori. Questa squadra mi sembra proprio che ce l’abbia» ed è pronto a giocarsela «Dovremo essere bravi a sfruttare ogni occasione e riuscire a mettere la giusta cattiveria in campo. Per fortuna è un derby e non servono altre motivazioni». Caricati dai quasi mille tifosi arrivati al Signorini i rossoblù non dovrebbero variare di molto dall’undici visto con il Napoli. «Sandro ha recuperato ma non penso che giochi dall’inizio mentre Veloso ha lavorato bene e fisicamente è cresciuto ancora. Piatek? E’ tornato molto bene dalla nazionale e in allenamento ha fatto benissimo».

GENOVA. (m.bis.) Secondo Marco Giampaolo questo derby «non è il giudizio universale». Una sfida «che pesa molto» ma che – dice il tecnico blucerchiato – «non decide il lavoro di anni». Il tecnico abruzzese sin qui non ha mai perso una stracittadina (anzi, ne ha vinte 3 su 4) alla guida della Samp. «E’ la partita forse più semplice da preparare, è una gara a cui devi togliere piuttosto che aggiungere qualcosa. I calciatori la sentono già, poco da spiegare anche ai nuovi. La sosta è stata un vantaggio per interrompere il trend negativo». Che tipo di partita sarà? «Io ho rispetto per il Genoa e per il suo allenatore – continua Giampaolo – e mi fido della Samp. Abbiamo due filosofie di calcio differenti. Loro saranno aggressivi e cercheranno di giocare in profondità. Non voglio che la mia squadra cambi il suo modo di essere perché c’è il derby. E’ una partita che non devi subire ma che devi giocare. La paura nel calcio fa novanta, ma non deve esserci paura».

GENOVA. Escluso Zukanovic per scelta tecnica gli unici altri due assenti per la sfida di questa sera sono Favilli e Dalmonte entrambi alle prese con problemi fisici. I due sono stati comunque convocati e proseguiranno al Signorini questa mattina le rispettive terapie. Pochi i dubbi per il tecnico che non dovrebbe variare la formazione rispetto alla sfida con il Napoli. Un 3-5-2 con Veloso regista nonostante un Sandro ormai recuperato tanto da far valutare al tecnico l’opzione di vederlo in campo proprio assieme al portoghese. Bessa dopo aver lavorato a parte negli ultimi giorni è pronto a sarà titolare mentre in difesa Romero si giocherà il posto con uno Spolli ormai tornato al top della condizione e pronto a riprendersi la maglia da titolare. Nessun dubbio invece in attacco con la coppia Piatek-Kouamé confermatissima nella speranza di riuscire a bucare la retroguardia blucerchiata e aiutare il Genoa a prendersi una vittoria che servirebbe come il pane.

GENOVA. L’unico vero dubbio dell’ultima ora – in casa Sampdoria – sarà tra Ekdal e Ronaldo Vieira. Una scelta che potrebbe essere di natura squisitamente tecnica e non tanto di necessità per il tecnico Giampaolo, visto che lo svedese (che pure aveva saltato l’ultima gara con la sua nazionale in Nations League, ma si era trattato di un’esclusione programmata) negli ultimi giorni si è allenato regolarmente a Bogliasco ed è in buone condizioni. L’alternativa Vieira, reduce da una prova convincente a Roma prima della sosta, intriga però il mister blucerchiato: potrebbe essere una soluzione a sorpresa, magari anche per sparigliare un po’ le carte in una gara sentita come il derby. Va detto comunque che Ekdal resta il grande favorito per giocare dall’inizio contro il Genoa, nei panni di centrale in mezzo al campo. Al suo fianco – viste le contemporanee assenze di Barreto e Linetty – ci sarà spazio per Dennis Praet, atteso a una prova di maggiore concretezza dopo qualche gara partita un po’ sotto tono, e con ogni probabilità per Jankto, che avrà finalmente una grande occasione per mettersi in mostra. Il ceco ex Udinese, già inserito tra i nomi dei possibili partenti per gennaio, ha tanta voglia di dimostrare di non essere a Genova solo di passaggio.

Il derby (numero 117) è, mai come in questo novembre uggioso, lo specchio di Genova. Una città dolente che piange/rimpiange le esistenze di amici, parenti, concittadini, viandanti, un intero quartiere diventato terra di nessuno, una prosperità già precaria prima che il ponte sul Polcevera (a chiamarlo Ponte Morandi si fa sempre fatica) collassasse sotto un fortunale d’agosto. A 103 giorni dal 14 agosto, dal crollo, da quarantatré vite sprofondate, sono rimasti il dolore, l’8,1 per cento in meno di traffici nel porto, una viabilità complicata, una città spezzata. Come ha raccontato Luca Bizzarri, l’astio tra le due tifoserie non si è affievolito, ma si è fatto più riservato. Meno esibito.

Genoa e Sampdoria sono la foto di una città che arranca e lotta, che fatica e non s’arrende. Il Genoa di Davide Ballardini era partito con cipiglio ma il presidente Enrico Preziosi, come gli è accaduto spesso in passato, lo aveva confermato più sulla spinta del popolo e di parenti/amici che di una reale convinzione. Un deja vu. Ai primi risultati negativi, è scattato l’esonero. Il ritorno di Ivan Juric è stato esaltato da un’impresa “Davide contro Golia”, il punto strappato alla Juve. Poi, complice un calendario difficile (Milan, Inter, Napoli) il Grifo è scomparso.
La Sampdoria aveva la difesa migliore, con soli quattro gol nelle prime nove partite. Ne ha presi undici nelle ultime tre, il calcio spumeggiante di Marco Giampaolo un ricordo annacquato. Il Genoa, che nella stagione 2017-2018 aveva chiuso a meno 43, ottava miglior difesa, è già a meno 26.

 La rivalità non è diminuita, si è solo ristretta. Ai campi, allo stadio dove saranno in 30 mila. Ieri, in giornata, 500 tifosi rossoblù sono andati a Pegli con fumogeni, striscioni e cori. In serata, anche i doriani si sono radunati davanti all’hotel dove risiede della Samp.
Parole di stima tra i due allenatori, parole di speranza da parte di Ivan Juric, panchina traballante, pensieri saldi (e alti): «Se guardiamo al calcio, è vero, le due squadre non sono messe bene. Ma la città penso di no, penso che i liguri abbiano tanti difetti ma anche una forza interiore che li fa uscire sempre dalle situazioni difficili. Non ho paura a dire che Genova continuerà a crescere e a fare bene come città». Il sindaco e commissario alla ricostruzione, Marco Bucci, uno dei pochi nella storia non tifare Genoa, anzi a non interessarsi neanche di calcio, ma di football americano, ha spiegato che cosa la città si aspetti dal derby. Emozione. Un buon punto di partenza per ricostruire.

Caro derby, liberaci dal­l’ansia, dagli ingorghi quotidiani, dalla paura che ricostruiscano il ponte con grande lentezza. Regalaci un’ora e mezza di divertimen­to, consapevoli che se gli uni vinceranno, gli altri – gli scon­fitti – sprofonderanno nella de­pressione al quadrato. L’ideale sarebbe un 2-2 ben giocato e combattuto, ma è vietato evo­care il «pareggiotto» del reci­proco assistenzialismo, si ri­schia l’accusa di intelligenza col nemico. Genova si appresta a vivere uno dei derby più com­plicati, un Genoa-Sampdoria pieno di risvolti e di doppi sen­si. Due squadre boccheggianti e sullo sfondo il ponte spezza­to, la ferita che brucia sulla pel­le della città, nonostante siano passati più di tre mesi dal disa­stro. È blasfemo legare il calcio a una tragedia con 43 vittime, ma è inevitabile: oggi qualun­que cosa succeda a Genova de­ve misurarsi con i monconi del Morandi, con le vite sospese degli sfollati, con la morte di 43 persone punite a caso dal desti­no. Chiunque avrebbe potuto trovarsi lì: perché loro? La rou­lette russa del viadotto.

TIFOSERIE In settimana, nel passaparola cittadino, si è mor­morato di una coreografia con­divisa tra Gradinata Nord (Ge­noa) e Gradinata Sud (Samp) per legare il pre-partita alla ca­tastrofe del 14 agosto. Ci sareb­bero stati contatti «carbonari» tra i direttivi delle rispettive ti­foserie ultras. Nelle ultime ore sono fioccate le smentite sot­terranee. Qualcosa si farà, ma non in maniera congiunta, a quanto pare. La Nord genoana dovrebbe provvedere da sé, for­se in sinergia con il lato Distin­ti, che sarà rossoblù perché il Genoa gioca in casa. Bisognerà tenere le antenne dritte al 43’ del primo tempo, minuto in cui si potrebbero onorare le 43 vit­time. Nessuna richiesta è stata inoltrata dal Genoa alla Lega per uno stop, ma lo stadio po­trebbe compattarsi in sessanta secondi speciali. In prevendita sono stati venduti oltre 30mila biglietti. Marassi non farà regi­strare l’esaurito, però godrà di un colpo d’occhio degno delle occasioni importanti. Prima dell’inizio, sui maxi-schermi scorreranno le immagini di un video emozionale prodotto da Comune e Regione per sottoli­neare la bellezza di Genova. Che è riservata, un po’ nasco

sta: bisogna cercarla e meritar­sela.

SQUADRE Il Genoa arriva da tre sconfitte consecutive, la Samp- doria idem. Il Genoa ha subito 11 gol nelle ultime quattro par­tite, la Samp 11 nelle ultime tre. Sono numeri che esprimo­no crisi, smarrimento, involu­zione. Genoa e Samp restano sopra la zona calda grazie al fieno accumulato in partenza, ma i margini si sono ristretti e d’ora in poi basterà poco per scoprirsi risucchiati e invi­schiati. Il Genoa ha addosso la maggior parte della pressione. Deve invertire una tendenza ri­bassista al massimo: il Grifone ha vinto soltanto uno degli ulti­me nove derby, negli ultimi tre non ha neppure segnato un gol – cosa mai successa prima – e ha perso gli ultimi cinque in ca­sa. Numeri agghiaccianti, che esprimono sottomissione. Il momento non aiuta. Ivan Juric non è nelle grazie dei tifosi, che rimpiangono l’esonerato Ballardini. Il ritorno dell’allenato­re croato è coinciso con lo spe­gnimento di Piatek: sotto la nuova gestione, il cannoniere non ha ancora segnato un gol. Ci si chiede se sia un caso o se ragioni tecnico-tattiche con­corrano all’astinenza di Piatek. Per surplus di nervosismo, Ju- ric ha litigato con Zukanovic e non lo ha convocato. Stanotte l’allenatore sarà dentro o fuori: in caso di sconfitta, addio. Ieri pomeriggio mille tifosi circa si sono presentati al campo d’al­lenamento di Pegli per «carica­re» la squadra. Cori, bandiere e incitamenti, e il discorso di un capo-gradinata ai giocatori riu­niti sotto la tribunetta del Pio XII: «Per noi non è una partita, ma una battaglia. Noi siamo pronti a tutto per voi, ma voi non tradite i genoani». I quali genoani si aggrappano alla ca­bala: oggi è il 25 novembre e il 25 novembre 1990 si giocò Samp-Genoa 1-2, il derby della «cartolina» di Branco, il gol su punizione forse più famoso del­la storia genoana. A casa Samp la situazione sembra più tran­quilla, però è un’apparenza. Il tifoso sampdoriano medio co­mincia a dubitare di Marco Giampaolo, etichettato come bravo ma mite, e non gradisce più i teatrini di Massimo Ferre­rò, presidente troppo showman per un pubblico educato nel tempo allo stile dei Mantovani e dei Garrone. Giampaolo e Ferrerò, gli opposti estremismi. La sconfitta scaraventerebbe l’allenatore nell’anticamera dell’esonero. Vigilia plumbea, qualunque risultato diverso dal pareggio non farà prigionieri.

Pensa «molto positivo», Ivan Juric, e visti i corvi che volano intorno alla sua panchina è già un buon segnale. Dentro o fuori, stasera lui si gioca tutto dopo la fiducia a tempo che gli ha concesso sino al derby il presidente Preziosi. «Siamo stati sfortunati, forse ci manca solo un po’ di cattiveria in più». Ricambia a distanza i complimenti di Giampaolo («sono un suo estimatore, mi piace come persona e come allenatore») e glissa invece sull’esclusione a sorpresa di Zukanovic «per scelta tecnica». Si sussurra di un bisticcio verbale in campo: in altri tempi sarebbe stato superato in silenzio. Stavolta no.

DUBBIO II vero quesito irrisolto riguarda il regista: Veloso o il recuperato Sandro, difficile però stasera che i due possano coesistere dall’inizio. «Devo decidere, ma quel che conta è avere una squadra grintosa. Sono consapevole che per me questa sia una grande occasione, e nella vita bisogna saperle cogliere» Per i rossoblù, prima della rifinitura a Pegli, anche l’abbraccio degli ultrà: «Tutto serve ha chiosato Juric. Avete visto quelli del Boca?».

Gli amori veri non finiscono mai, e così ieri mattina Toninho Cerezo si è presentato a sorpresa per un saluto alla sua squadra con cui ventotto stagioni fa vinse il tricolore. A Marco Giampaolo ha fatto capire che… beh, insomma, il derby si vince con gli attributi. E il tecnico della Samp ha incassato volentieri il consiglio, in una vigilia che si è chiusa con l’abbraccio serale dei tifosi nel ritiro (facoltativo) di corso Europa. «Questa è la gara più facile da preparare — ha spiegato il tecnico — perché devi togliere, non aggiungere, ai giocatori». Guai, però, a mischiare il calcio e la tragedia del Morandi: «Le difficoltà della città non vanno confuse con una partita di calcio. Mi aspetto una Samp che giochi a calcio, noi abbiamo vinto i nostri derby in questo modo. Guai a cambiare abito. I tre k.o. di fila? Il derby resetta ogni cosa. Ho grande rispetto per il Genoa e Juric, ha vissuto l’esonero in silenzio, ma al Genoa non tolgo nessuno. I miei sono migliori». Oggi Giampaolo mostrerà ai suoi tanti deb un filmato sulla storia della stracittadina. Per capirla. Per non sbagliarla.

GENOVA. In mattinata l’allenamento di rifinitura a Bogliasco, quindi tutti in ritiro e – intorno alle 19 – la consueta carica pre derby dei tifosi blucerchiati, che si sono già dati appuntamento di fronte all’albergo che ospita la Sampdoria prima di ogni gara casalinga. Anche se in realtà la gara di domani si giocherà almeno per il calendario in trasferta, il clima pre stracittadina – con un pizzico di immancabile tensione (anche in senso positivo) – è lo stesso di sempre. Il doriano Dennis Praet ieri su un suo account social ha anche postato un video con alcune immagini della città di Genova e del derby: in sottofondo le celebri parole di Al Pacino tratte da “Ogni maledetta domenica” per far salire ancor di più la febbre da grande evento.
Quagliarella e compagni sono consapevoli che, dopo tre sconfitte consecutive, non ci sarebbe medicina migliore che un bel risultato domani per allontanare le nubi dell’ultimo periodo. Poi ci sono naturalmente i dubbi del tecnico Giampaolo, che in questa gara dovrà cercare di trovare l’assetto giusto soprattutto a centrocampo. Le contemporanee assenze di Linetty (squalificato) e Barreto (infortunato) costringeranno il tecnico abruzzese a cambiare parecchio. Ekdal e lo stesso Praet sono praticamente certi del posto da titolare mentre per la terza maglia resta aperto il duello tra Jankto – che potrebbe finalmente avere una grande chance per mettersi in mostra – e Ronaldo Vieira, che a Roma ha fatto vedere ottime cose e che potrebbe essere impiegato da centrale. Ekdal a quel punto vestirebbe i panni di mezzala, in una Sampdoria che ha tanta voglia di tornare a correre e, soprattutto, a vincere.

Un solo dubbio, peraltro per la panchina, quello di Andrea Favilli alle prese con un ginocchio che continua a fare male e che sta trasformando l’avventura al Genoa del giovane attaccante in un autentico calvario. Per il resto invece Ivan Juric avrà l’intera rosa a disposizione compreso il centrocampista brasiliano Sandro che siederà però in panchina. Troppo alto il rischio di fare partire titolare il giocatore infortunatosi contro l’Inter. Una ricaduta a livello muscolare per un elemento che già convive con numerosi altri problemi fisici rischierebbe di lasciarlo a riposo per lungo tempo. In caso di bisogno, però, potrebbe subentrare nella ripresa anche se le condizioni atletiche in crescita del portoghese Veloso, che con il Napoli ha dimostrato di poter giocare già un tempo ad alti ritmi calando poi vertiginosamente nella ripresa prima di essere sostituto, ne fanno un titolare fisso in una mediana che non dovrebbe discostarsi troppo proprio da quella vista contro la squadra partenopea.
A cambiare saranno più che altro alcune posizioni o dettami tattici, con differenti scalature in avanti e in difesa a seconda che la squadra stia offendendo o difendendo. L’idea è infatti di avere un giocatore a disposizione che sia in grado di giocare tra le linee e che sappia creare difficoltà alla difesa blucerchiata. In porta conferma per il giovane Radu nonostante le prestazioni altalenanti dell’ultimo periodo anche se Marchetti è finalmente a posto fisicamente ed è pronto a riprendere il suo posto in panchina mentre in attacco sarà ancora la coppia Kouamé-Piatek a guidare gli assalti rossoblù.

Genoa-Sampdoria di domani sera sarà il primo derby dopo il crollo del Ponte Morandi. Quel tragico 14 agosto – con 43 morti e oltre 600 sfollati – rappresenta ancora una ferita aperta per la città. Ma la Superba nonostante tutto va avanti, non molla. Ieri sera – sulle note dell’Aida vicino al teatro Carlo Felice – sono state accese le prime luminarie di fine anno. Quest’anno i due grandi alberi di Natale saranno sistemati in piazza De Ferrari e a Certosa, la zona più colpita dal disastro. Il sindaco di Genova e commissario straordinario per la ricostruzione del ponte, Marco Bucci, sta seguendo la vicenda passo passo: dopo l’approvazione del Decreto Genova, ora bisogna scegliere il progetto migliore e avviare – forse già a fine anno – i lavori di demolizione di quel che resta del viadotto. Forse il nuovo ponte si vedrà a fine 2019. Di sicuro, la strada è ancora in salita. Ma Genova vuole restare in Serie A, non solo nel calcio.

Sindaco Bucci, che significato ha questo derby?

«E’ il primo dopo il crollo del ponte. Un segnale di amicizia, entusiasmo. Ci riporta al fatto che la città si senta unita, coesa. Genova vuole andare verso un futuro di crescita e sviluppo. In cui si mettano a posto tutti i problemi che abbiamo. Compreso il ponte«.  Lo sport può aiutare in qualche modolo spirito della città?

«Lo sport è emozione. Ora dobbiamo riuscire a passare dalla commozione all’emozione. Lo sport serve a queste cose, ha fatto moltissimo in passato anche in situazioni critiche. Molte volte anche in Italia, la partecipazione a certi campionati ha risolto persino crisi politiche. Ben venga lo sport, per aiutare Genova a tornare una grande città».  Un genoano come Luca Bizzarri dice che il crollo del ponte ha avvicinato le due tifoserie.

«Su una rivalità meno tiepida, non mi esprimo. Guardi, ho due persone in auto che mi accompagnano tutti i giorni: uno è genoano, l’altro sampdoriano. Le assicuro che è una battaglia continua. Ma è una cosa bella, positiva».

Sarà allo stadio domenica sera? «Certamente. Viene anche mia moglie, che è molto più tifosa di calcio di me. Io preferisco altri sport».

E’ vero che è un tifoso di football americano? «Vero. Io tifo per i Packers. Sono entrati in casa con mio figlio, quando vivevamo negli Stati Uniti a Saint Paul, al confine tra Minnesota e Wisconsin. Metà dei suoi compagni di classe stavano coi Vikings, metà appoggiavano i Packers. E noi da lì in avanti abbiamo tifato per la squadra di Green Bay. Anche il capo dell’azienda dove lavoravo era un grandissimo tifoso dei Packers. La squadra che è stata allenata dal grande Vince Lombardi, che era un italiano e che fece la fortuna dei Packers. Ha scritto numerosi libri su leadership e coaching. Trasformò la squadra e ottenne grandi risultati».

La tragedia di Genova ha messo un solco, tra il dire e il fare? «Signori, sono solo i risultati quelli che contano. Le parole associate ai risultati hanno senso. Le parole senza risultati sono vento che se ne va. Un risultato dice più di centomila parole».

Non c’è troppa retorica quando si parla di una Genova in ginocchio? «Non è retorica ma un messaggio sbagliato. Genova sta andando benissimo, Genova è in crescita. Qui continueremo a crescere. Ci sono tutti i presupposti per giocare bene, uso un termine sportivo, nel business mondiale dei prossimi anni. Porto e logistica, turismo e industria ad alta tecnologia: questi sono i tre settori che avranno grande sviluppo nel futuro. E noi ci siamo».

Tornando al calcio, sta per arrivare l’accordo con Preziosi e Ferrero sul Ferraris? «Mi auguro di sì. Spero si possa arrivare alla vendita dello stadio il più in fretta possibile. Bisogna far gestire lo stadio dalle società sportive, che sanno fare questo lavoro. Non è un lavoro da amministrazione comunale».

Quindi cessione dell’impianto e non concessione di Marassi per 99 anni? «I dettagli non li so, non li conosco. C’è il mio assessore allo sport che si occupa di queste cose, io ultimamente mi sono occupato del ponte. Lo scopo è quello di arrivare a due società che si occupino dello stadio, una cosa importante per il loro business».

Genova va avanti?

«Sì, a maggior ragione, si va avanti. Tutto incluso. Non dimentichiamoci la metropolitana di superficie, il trasporto veloce tra la costa e le due valli, Val Polcevera e Val Bisagno. E a febbraio lanciamo la gara internazionale per la rigenerazione urbana del territorio da Campasso a Certosa, quello sotto il ponte. Andiamo avanti così».

Sindaco Bucci, ma chi lo vince il derby? «Vincerà Genova. Vincerà Genova come città».



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