Allarme miele, il clima pazzo dimetta la produzione italiana: boom di vasetti esteri



Questo articolo in breve

In seguito al cambio del primo sembra sia crollata letteralmente la produzione del miele. Scaffali dei supermercati italiani di negozi di un banchetto su due arriva dall’estero questo per effetto del crollo della produzione Nazionale che praticamente quest’anno si è dimezzata. Da quanto è emerso da una analisi Coldiretti sulla base di alcuni dati Ismea, secondo cui la produzione nazionale di miele di acacia di agrumi ha registrato Una contrazione di circa il 41% che in termini economici vuol dire una riduzione dei ricavi per gli apicoltori pari a 73 milioni di euro. L’andamento climatico anomalo del 2019 ha determinato una riduzione della produzione del miele; dopo un mese di maggio particolarmente freddo e piovoso, è seguito un mese di giugno completamente bollente ed un mese di luglio segnato per metà da tempeste e temporali con in media circa 10 grandinate piuttosto violente e 9 trombe d’aria. La Coldiretti è intervenuta sulla questione dichiarando: “La sofferenza delle api, è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura”.



Quest’anno la produzione nazionale risulterà ben al di sotto degli oltre 23,3 milioni di chili del 2018 mentre le importazioni sono risultate pari a 8,2 milioni di chili nel solo primo quadrimestre del 2019 secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat dalle quali si evidenzia che circa la metà arriva dall’Ungheria e quasi il 10% dalla Cina“, ha precisato Coldiretti. Sembra proprio che l’andamento climatico anomalo abbia messo definitivamente in ginocchio un settore che è ormai alle prese anche con problemi sanitari e che è minacciato dalla forte concorrenza del prodotto di provenienza estera. Le perdite per il miele d’accia sono stimate a 55 milioni di euro e sembra abbiano penalizzato le regioni del Nord, come Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Secondo quanto riferito dall’Ismea, la stima del danno per il miele di agrumi si aggira intorno ai 18 milioni, ma la situazione più critica è in tutto il Mezzogiorno mentre le perdite produttive si attestano tra il 40 e l’80%. La situazione sembra essere particolarmente compromessa in Sicilia, con perdite intorno ai 7 milioni di euro, 4 milioni in Campania e 3 milioni in Calabria.

Trionfa così nel mercato italiano, il miele estero ed 1 vaso su 2 sugli scaffali è straniero. Circa la metà di questi è ungherese e almeno il 10% cinese, questo sempre secondo i dati diffusi dalla Coldiretti che consiglia di verificare sempre l’origine del prodotto e dunque controllare l’etichetta. In Italia sono oltre 50 le varietà di miele a seconda del tipo di pascolo delle api e nello specifico si va dal miele di acacia al millefiori e i più diffusi da quello di arancia a quello di castagno più scuri e amarognoli, dal miele di tiglio a quello di melata, fino a mieli da piante aromatiche come il timo, la lavanda e il rosmarino.



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