Avanti un altro di Paolo Bonolis nel caos: due protagonisti finiscono nei guai



È finito nella bufera ancora una volta il programma condotto da Paolo Bonolis, ovvero Avanti un altro. Nello specifico a finire nella bufera pare che siano state due ex componenti del minimondo del Game show di Paolo Bonolis. Si tratta di Alessandra e Valentina Giudicessa, le due sorelle che circa 2 anni fa ed esattamente nel mese di luglio sono state accusate di furto presso una profumeria della capitale ed ancora lo scorso febbraio pare siano finite in carcere perché sembra che nel mese di dicembre dello scorso anno abbiamo rubato una ventina di vestiti per un valore complessivo di €5000. Adesso però le gemelle Del quiz Avanti un altro pare che siano finite ancora una volta nei guai e pare che siano state accusate di indebito utilizzo della carta di credito e di furto aggravato. Ma cosa è accaduto ancora?



Secondo quanto riferito dal portale Il Messaggero, le due sorelle pare che si trovassero all’interno del discount Eurospin in via dell’acquafredda a Roma, quando una di quelle avrebbe distratto un’anziana donna permettendo così all’altra di cercare all’interno della borsa e di prelevare la carta di credito. Una volta uscita dal locale, le due pare che si siano dirette allo shopping sfrenato e soltanto in un pomeriggio sono riuscite a spendere bene €1400.

Avanti un altro, le sorelle Giudicessa accusate di furto

Dopo tante indagini soltanto qualche giorno fa è arrivata l’accusa. “Secondo i Carabinieri della stazione Avenino le due attrici, nel film affette dallo shopping compulsivo e fan sfegatate di Franca Leosini, avrebbero rubato due profumi Creed per un valore di circa cinquecento euro”, c’è scritto su Il fatto quotidiano. Il proprietario del negozio avrebbe così presentato denuncia e ad incastrare le due donne sono state comunque anche le immagini delle telecamere di sorveglianza.

Fortunatamente la refurtiva è stata poi ritrovata nel pomeriggio e consegnata ai legittimi proprietari della profumeria sita nel quartiere Testaccio di Roma. Le due donne si difendono così: “Non è andata così, non c’è niente di fondato. E’ vero, siamo andate in quel negozio. Al proprietario sono mancate delle cose e ha accusato noi, ma non ci sono prove. Comunque adesso abbiamo l’ avvocato. In realtà i flaconi, le prove dunque, sono stati ritrovati a casa loro. Ora dovranno difendersi dalle accuse in sede legale ma assicurano che la loro vita non è cambiata dopo il successo e che i soldi guadagnati sono già finiti”.



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