Dieta, dimagrire è anche una questione di cervello



Ogni giorno mi sveglio e faccio i migliori buoni propositi del mondo – scrive Cristina alla redazione di Dimagrire. Mi carico, mi motivo, mi convinco che ce la posso fare: a non sgarrare, a non violare le regole alimentari che mi sono data. A rimanere a regime. Poi durante il giorno arriva sempre un momento in cui ho le difese abbassate. Magari è un attimo di stress, di stanchezza, oppure mi sento un po’ amareggiata perché al lavoro accade qualcosa che mi ferisce, oppure arriva un pensiero triste, o l’ansia per un impegno… Fatto sta che non mi controllo. Mangio più di quello che avevo programmato, rovino tutto e allora scatta la delusione, il senso di sconfitta. Cosa c’è di sbagliato in me? Perché non so rispettare una semplice regola che mi sono data da sola? Mi sento così triste e sgarrare diventa la regola…



È ora di rompere lo schema Alla base di questi problemi così diffusi c’è un meccanismo fisiologico: ciò che comunichiamo a noi stessi, viene assorbito dal cervello che lo fa suo, lo trasforma in mediatori chimici e, in definitiva, in “corpo”. Le parole che ci diciamo possono cioè creare nel cervello e nell’organismo una condizione di staticità o, viceversa, attivare una cascata di energia. Quali frasi, quali atteggiamenti mentali bloccano il cervello e il corpo? I buoni propositi che proviamo a mettere in atto per raggiungere i modelli di perfezione cui aspiriamo: quella magrezza ideale, quella forma perfetta… In realtà a ben vedere sono modelli che quasi mai si adattano al nostro corpo, che ha la sua specificità ed è questa semmai che andrebbe ritrovata, accolta, valorizzata. I modelli di perfezione esprimono invece un’idea assoluta di bellezza e, dal lato pratico, un atteggiamento di autocontrollo che non è realistico pretendere da sé, non è veramente realizzabile. Non siamo macchine ed è assurdo volerlo diventare.

Le auto-accuse sono la conseguenza diretta dei modelli di perfezione e dei buoni propositi. Abbiamo messo l’asticella troppo in alto, ma invece di abbassarla o di cambiare metodo, pensiamo di essere noi quelli “sbagliati”, quelli incapaci, quelli senza forza di volontà. Riversiamo su noi stessi parole dure, giudizi sprezzanti, ci vediamo brutti e deboli.

Il passaggio ai lamenti, al vittimismo, al piangersi addosso è a questo punto quasi scontato: ci sentiamo sfortunati, umiliati dalla vita e sottoposti a un destino amaro e ingiusto. E cerchiamo consolazione… nel cibo! Ecco spiegato quindi il processo: i buoni propositi trasformano il dimagrimento in una fissazione. Ma attenzione: quando ti imponi qualcosa di innaturale, l’inconscio lo rifiuta e spinge alla trasgressione come affermazione di sé. Non è sbagliato l’istinto, è sbagliata l’auto-imposizione che lo stimola! I modelli di perfezione portano al senso di colpa e quindi alla frustrazione, alla disistima, alla tristezza, concretizzando il bisogno di trovare sollievo a tutta questa durezza nella morbidezza del cibo. Compiangerci ci fa credere che non ci riusciremo mai e i lamenti sono nuove parole statiche che si fissano nel cervello, creando un sentimento di scoraggiamento che è la migliore premessa per nuovo sovrappeso.

Gli atteggiamenti da eliminare Se ti rivolgi parole dure o ti imponi regole innaturali, finisci per creare solo frustrazione dentro di te e aumenti inevitabilmente il bisogno di consolarti col cibo.

PERFEZIONISMO «Oggi devo stare controllata e non sgarrare». «Ho fatto un programma preciso, l’importante è rispettarlo». «Devo essere forte, devo farcela».

FISSAZIONI «Da lunedì mi metto a dieta e nel giro di poche settimane conquisterò il corpo dei miei sogni, l’ideale di magrezza che ho sempre sognato». «Devo assolutamente perdere 2 chili a settimana».

AUTO-COMPATIMENTO «È più forte di me, non ce la faccio». «Mi merito una piccola consolazione». «È il metabolismo». «Non mangio niente eppure ingrasso».



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