Endometriosi, un dolore acuto da cui si può guarire



La maggior parte delle donne che ne soffre non sa di esserne affetta. Eppure comporta sintomi invalidanti, ha ripercussioni sulla sfera emotiva e può causare infertilità. Si tratta deH’endometriosi, una condizione di cui, soltanto in Italia, soffrono circa 3 milioni di donne. Una malattia che rientra tra quelle croniche, il cui grado di invalidità oscilla dal 10 al 35%.



Su questo argomento delicato abbiamo intervistato il dottor Antonio Maiorana, ginecologo, dirigente medico di primo livello del Reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Civico di Palermo e segretario nazionale della Segi (Società Italiana di Endoscopia ginecologica).

Come si può definire l’endometriosi?

«E una malattia della donna che, se non curata, può provocare un’ampia varietà di disturbi, che vanno dal dolore pelvico severo fino alla sterilità. E causata dalla crescita di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. L’endometrio costituisce uno degli strati dell’utero: è una sorta di tonaca mucosa che riveste internamente la cavità uterina. Nelle donne con endometriosi, questo tessuto mestrua periodicamente al di fuori della cavità uterina, causando versamenti di sangue che, se sono all’interno dell’ovaio, creano delle cisti ovariche, dette endometriomi. L’endometriosi può causare aderenze tra gli organi pelvici, infiammazione e, conseguentemente, dolore, che talvolta è addirittura invalidante».

Come si diagnostica? «Purtroppo, la diagnosi non è facile. Occorre partire da un attento dialogo con il proprio medico. Il racconto della storia clinica della paziente, personale e familiare, rappresenta il primo passo. Quindi, vanno previsti una visita ginecologica, un’ecografia, alcuni esami del sangue e, qualora fosse necessario, approfondimenti come per esempio una risonanza magnetica».

A quali segnali si deve prestare attenzione?

«In particolare al dolore ciclico. Il dolore mestruale ingravescente, che non compare con il menarca (la prima mestruazione, ndr), ma che si manifesta intorno al ventesimo anno di età, deve far suonare in fretta un campanello d’allarme».

Come si cura?

«La terapia può essere medica oppure chirurgica. Oggi stiamo cercando di minimizzare l’approccio chirurgico o, perlomeno, di renderlo meno invasivo, ricorrendo al metodo laparoscopico. Con la chirurgia si tende a eliminare il tessuto endometriale, gli eventuali endometriomi, così da ripristinare la normale anatomia pelvica. La terapia medica invece prevede l’utilizzo di estroprogestinici oppure progestinici, che mirano a far avere meno flussi mestruali, risolvendo l’infiammazione, attenuando il dolore e preservando la fertilità della paziente».

Che cosa si può fare quando l’endometriosi è causa di sterilità?

«La sterilità correlata a endometriosi prevede un approccio medico complesso, che deve tenere conto della terapia chirurgica o, nei casi più seri, del ricorso alla fecondazione assistita. Mi sento però di essere incoraggiante, poiché molti passi avanti sono stati fatti e il numero di donne con endometriosi di una certa serietà che sono riuscite a diventare mamme ne è la conferma».

È possibile prevenirla?

«Parlare di prevenzione è prematuro. Infatti, purtroppo non si conoscono ancora perfettamente i meccanismi che sono alla base e che determinano la comparsa dell’endometriosi. Possiamo però diagnosticarla presto, così da avviare una terapia mirata e da rendere sereno il decorso della malattia, anche nelle giovani donne».



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