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Inter –Eintracht Francoforte Streaming, dove vedere la partita in tv

La partita Inter – Eintracht verrà trasmessa Giovedi 14 Marzo in diretta e in esclusiva da Sky e nello specifico su Sky sport Serie A canale 102 Sky Sport 251. Tutti gli abbonati Sky potranno seguire la partita in streaming anche da dispositivi mobili come smartphone, pc, tablet e attraverso le piattaforme online Sky Go e Now TV. Molti sono i portali che danno la possibilità di assistere ad eventi sportivi in diretta streaming e sono davvero tanti. Esistono anche tanti siti che propongono eventi dal vivo, ma che non sono legali e danno anche nella stragrande maggioranza dei casi problemi e scarsa qualità video e audio. In genere questi siti vengono anche essere oscurati dalla Polizia informatica, proprio per la violazione del diritto di riproduzione. Esistono quindi dei portali legali che danno la possibilità di poter vedere le partite di calcio in streaming live, offrendo anche una qualità HD. Tra queste non possiamo non citare Sky Go e Premium Play che sono a pagamento, mentre altri sono gratuiti.



Rojadirecta Inter – Eintracht

ROJADIRECTA Inter – Eintracht– Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

Tutti per uno e uno per tutti. Perché nella notte del giudizio europeo l’Inter deve per forza ragionare così. Non c’è spazio per pensare a chi non ci sarà a San Siro, agli infortunati, ai separati in casa, a chi è fuori dalla lista Uefa e magari stavolta sarebbe servito. Per prendersi i quarti di finale c’è soltanto una strada: battere l’Eintracht. Tutti per uno, quindi, e uno per tutti. E quell’uno è Luciano Spalletti. La proprietà ha sempre fatto capire che l’Europa League, dopo la delusione Champions di dicembre, è un obiettivo vero insieme alla riconquista della coppa più importante anche per l’anno prossimo. La conferma di Luciano, insomma, passa ovviamente (anche) da qui. Ecco allora che l’Eintracht oggi e il Milan domenica sera non possono non essere considerati uno snodo cruciale per il futuro nerazzurro.

TUTTO FATTO Spalletti parte dai blocchi con una squadra praticamente fatta, senza Icardi, Nainggolan, Miranda, Lautaro, Asamoah, più i fuori lista Dalbert, Gagliardini e Joao Mario. Con Brozovic che va in extremis in panchina (pronto solo per le emergenze), Keita che torna dopo due mesi e cinque Primavera richiamati dal Viareggio, ovvero Zappa, Gavioli, Schirò, Merola ed Esposito, senza aver mai fatto un minuto insieme con i grandi. Non il massimo per una sfida così importante, questo sì che si può dire. «Ma lamentarmi non mi farà qualificare – spiega l’allenatore nerazzurro, che in attacco dovrebbe far giocare Politano prima punta –. Un tecnico deve cercare di ispirare e non di lamentarsi. Si gioca in 11 per cui abbiamo tutti quelli che servono per vincere la partita. Siamo in un momento importantissimo di questa stagione, dobbiamo pensare all’Eintracht, non al Milan e a quello che ci manca per la fine del campionato. Ci arriviamo con le carte in regola. Perché le partite le vincono quelli che ci sono, anche se è vero che si fa credere a tutti che il migliore è quello che manca».

NIENTE TRUCCHI Un ragionamento che non fa una piega: tutti per uno e uno per tutti. Dove tutti sono i giocatori che oggi al Meazza ci saranno: «Da qui in avanti le cose vanno capite per l’importanza che hanno – continua Spalletti –. Non ci deve essere nessun trucco dal punto di vista psicologico, chi c’è deve motivarsi. Chi non capisce qual è il momento rimane un mediocre, ci sono situazioni in cui ci si deve mettere qualcosa in più. Mi aspetto qualcosa di super dai miei giocatori, qualcosa di extra a live lo individuale, servono prestazioni ancora migliori di quelle fatte finora. Sono strasicuro che contro l’Eintracht lo faranno perché le capacità, se giochi nell’Inter, le hai».

SERVE LA TESTA Tutti per uno e uno per tutti, questa è la ricetta per tornare nei quarti di Europa League dopo 15 anni. Motivazioni, capacità, carattere, maturità, esperienza: serve questo per battere l’Eintracht e in una notte che non ammette appelli magari si può anche copiare qualcosa dello spirito Juve visto due giorni fa. «Allegri ha fatto un ottimo lavoro. Se dobbiamo prendere qualcosa dai bianconeri – continua Spalletti –, allora dico che dobbiamo “acchiappare” il loro carattere nelle partite che contano, dare qualcosa di più, senza farsi intimorire dall’eccezionalità dell’evento. Più è eccezionale la partita, più divento forte, perché ho davanti persone di spessore e di valore». E a chi gli ricorda che l’Inter ha solo un risultato utile per continuare la sua corsa, Spalletti dice: «Vincere a tutti i costi non cambia niente, devi stare dentro la partita, vanno prese decisioni importanti perché ora o sei dentro o sei fuori, serve farsi aiutare dall’esperienza, perché all’andata siamo stati bravi a usare le conoscenze maturate nelle precedenti partite europee. Servono giocatori scaltri, furbi, maturi. Serve la resilienza: dobbiamo tenere a lungo la concentrazione senza farla diventare presunzione ma capendo che in un momento come questo bisogna andare forte ». L’uno e i tutti. Insieme.

Èsempre stata una logica conseguenza: vinci lo scudetto e ti si aprono le porte dell’Europa. Contro l’Eintracht in panchina Luciano Spalletti porterà con sé quattro campioni d’Italia Primavera, più uno dei giocatori più promettenti italiani classe 2002, l’attaccante Sebastiano Esposito. Dal titolo Under 19 all’Europa League, è un salto triplo per Gabriele Zappa, Lorenzo Gavioli, Thomas Schirò e Davide Merola, con gli ultimi due che hanno già fatto parte della spedizione a Francoforte della scorsa settimana. Ma stavolta è diverso e l’emergenza potrebbe anche aprire le porte del debutto in prima squadra. Zappa è terzino destro di spinta che all’occorrenza può anche giocare più alto: nazionale U20, polmoni e grinta assicurati. A centrocampo c’è Schirò, playmaker mancino classe 2000 nel giro della Nazionale U19: buona qualità, forse ancora troppo leggero per una sfida così importante. Gavioli ha invece più struttura e gamba: nell’U19 di Guidi 8 presenze in stagione.

PUNTE E poi si passa alle punte, il ruolo più scoperto. Il più accreditato all’esordio è Merola, altro 2000: 10 reti in stagione con la Primavera, seconda punta da strappi e dribbling, con un buon feeling con il gol. L’alternativa è Esposito, 16 reti in 14 gare con l’U17 (i suoi pari età) e 5 con la Primavera, tra campionato (2), Coppa Italia (2) e Supercoppa (1): centravantone moderno, già otto reti anche con l’Italia U17 di cui è il capitano e leader indiscusso. Chissà se uno di loro avrà la chance. Ma già vivere dalla panchina una notte così sarà qualcosa di grande da ricordare. Della comitiva non fa parte Edoardo Vergani, attaccante del 2001, grande protagonista all’ultimo Euro U17. Vergani ieri ha rinnovato il suo contratto con l’Inter (al 2023), malgrado la corte di molti club pronti a offrirgli già un posto tra i professionisti. Tecnica, potenza e senso del gol, Vergani, l’uomo dell’ultima Viareggio Cup, è investimento sicuro per l’Inter che vuole evitare nuovi casi Zaniolo. Su Edo la società ha scommesso da tempo: il futuro è nerazzurro

Eadesso, Ivan, fai il Ronaldo. Detta così può sembrare una provocazione, ma è semplicemente una logica conseguenza delle parole — e delle indicazioni — di Luciano Spalletti all’alba di questa stagione. Perisic era ancora impegnato in Russia per il Mondiale, con una storica finale alle porte. E il suo allenatore da Appiano Gentile aveva così incoronato uno dei suoi gioiello, di fatto togliendolo da qualunque voce di mercato: «Non mi meravigliano le attenzioni di tanti grandi club per Perisic e sono pienamente d’accordo con le parole di Mourinho. Per noi Ivan è la nostra risposta a Cristiano Ronaldo, l’unico che ha le caratteristiche fisiche che possono reggere il confronto. E mi piacerebbe solo vederlo più vicino all’area, più cattivo dove poi si va a decidere la sfida, proprio come sta facendo al Mondiale ». La Croazia aveva appena superato in semifinale l’Inghilterra e il gol del pareggiò arrivò proprio grazie a uno stacco imperioso di Perisic. Roba alla Ronaldo, insomma. A maggior ragione vedendo come CR7 ha fatto fuori l’Atletico.

CORSAEFISICITÀCristiano ha trascinato la Juve ai quarti di Champions, ora Luciano spera che Ivan possa fare lo stesso per l’Inter in Europa League. Del resto l’importanza di Perisic non è mai stata in discussione, nemmeno nel periodo più basso a livello di prestazioni del croato Spalletti ha pensato di rinunciarci, figurarsi ora che la sua leadership – non solo tecnica – è diventata totale nel nuovo corso post Icardi. E c’è anche un’emergenza numerica da fronteggiare. «Ma Ivan è sempre importante per noi, perché ha queste caratteristiche di corsa e fisicità e ti dà anche una mano chiudendo sui traversoni — ha sottolineato ieri Spalletti —. Purtroppo ha avuto questo affaticamento all’andata e non è riuscito a dare il meglio. Spero che questi giorni di recupero lo aiutino a dare il meglio e che possa giocare libero perché il suo apporto è fondamentale, come quello di altri ma lui ha più qualità: tecnico, resistente, bravo a saltare l’uomo, bravo nei rientri, ha posizione sulle palle inattive su cui loro sono bravi e forti fisicamente. Lo dice la tradizione del popolo croato. Per cui uno come Perisic permette a qualcuno di capire dove forzare di più e dove concedere qualcosa».

NUMERI Spalletti ha fatto la sintesi di un giocatore totale anche se i numeri stagionali di Perisic evidenziano il limite del croato: appena cinque reti in stagione, 4 in campionato (con un rigore) e una in Europa League , mentre nelle sei partite del girone di Champions Ivan non ha mai trovato il gol. Ma sono altri numeri a confermare l’importanza di Perisic nel progetto tecnico nerazzurro. In Serie A Ivan effettua in media 5,04 cross a partita (la media ruolo è di appena 1,08), creando 1,61 occasioni da gol a gara (qui la media ruolo è di 1); in Champions i cross sono stati 4 a gara (media ruolo 0,73), mentre le occasioni create 1,83 (contro lo 0,93 del ruolo). E anche nelle tre partite fin qui giocate di Europa League Perisic ha tenuto più o meno lo stesso trend, con 3,67 cross e 1,33 occasioni (contro lo 0,86 e lo 0,87 delle medie ruolo): numeri, certo, ma che sanno di eccellenza. Spalletti e i tifosi lo sanno: il domani in Europa passa dal talento di Ivan.

I primi tifosi dell’Eintracht sono arrivati ieri sera, ma oggi sarà una vera invasione: a Milano sbarcano almeno 13.500 sostenitori della squadra tedesca, che stasera proveranno a portare al Meazza l’atmosfera bollente della Commerzbank-Arena. In totale ci saranno poco più di 50mila spettatori, ma ciò che preoccupa di più è l’invasione in città prima della partita. Visti i precedenti degli ultrà tedeschi, che a metà dicembre hanno «occupato» Roma prima del match contro la Lazio, e viste le rivalità tra le curve. I tifosi più caldi dell’Eintracht sono gemellati con gli ultrà atalantini, attesi a Milano come la curva laziale, vicina alla Nord interista e decisa a vendicare lo sfregio di fine 2018. Per questo motivo la partita resta ad alto rischio e la questura ha messo in piedi un piano di controllo molto ben articolato, vicino allo stadio ma anche in centro. Per provare ad evitare che gli animi si scaldino è stata vietata la vendita di alcolici nella zona di San Siro e nelle zone turistiche più importanti. Al di là della frangia più pericolosa del tifo tedesco, infatti, va considerato che oltre 13mila tifosi saranno in giro per gran parte della giornata, con la partita che inizia alle 21. Ieri dell’esodo ha parlato anche il sindaco Beppe Sala: «Abbiamo parlato con il prefetto – ha detto – per ora non ci sono segnalazioni particolari». IN CAMPO Per l’Eintracht sarà una serata davvero speciale. «Non c’è bisogno di motivazioni. Siamo a San Siro – ha detto il portiere Kevin Trapp –. Sarà la partita più importante degli ultimi 26 anni di storia europea dell’Eintracht».

Intanto, è passato un mese. Un mese intero senza Mauro Icardi, l’ex capocannoniere, l’ex capitano, l’uomo da cui sembrava dover passare tutto, in casa Inter. Lo strappo (della fascia) avvenne il 13 febbraio, da allora la squadra ha dovuto fare senza il suo numero 9. Lo farà anche domani, lo farà, a meno di colpi di scena, anche nel derby. Da quella vigilia di Rapid-Inter non si è più allenato con i compagni, restano appena un paio di sedute, domani e sabato, prima della sfida al Milan, che all’andata decise con un gol nel recupero, con un movimento per liberarsi di testa che molti interisti saprebbero mimare tante sono le volte che l’hanno rivisto.

PREMIOAWANDA Il derby era ovviamente l’obiettivo finale, quando pareva che le schiarite prevalessero sulle nubi: adesso è probabile che al massimo se ne riparlerà dopo la sosta, per Inter-Lazio, il 31 marzo: saremo a un mese e mezzo di assenza. Ieri Wanda Nara, moglie e agente, è stata premiata a Milano con il Socrate 2019, kermesse inventata e organizzata da Cesare Lanza, giornalista e autore che ama «andare controcorrente». Wanda è stata scelta perché il «Socrate» ha a cuore la «libertà di espressione ». Wanda non si è «espressa» sul futuro a breve (derby) e a lungo termine (partenza estiva?) del marito, ma ha ribadito dal palco la sua volontà di continuare ad esternare: «Io continuerò ad esprimere le mie idee e a dire le cose che penso. Il mondo del calcio è difficile per una donna, ma io parlerò sempre. Ognuno può condividere o no, ma mi sembra la cosa più giusta». E ha portato Mauro come esempio: «Spero che le mie figlie un giorno trovino un uomo come mio marito, che mi difende e mi permette di dire cose su cui magari non è d’accordo. Mi ascolta, a volte si discute in casa, ma l’importante è il rispetto». Lo stesso rispetto che Mauro Icardi chiedeva per sé nella famosa lettera: siamo sempre fermi lì. Così, mentre alcuni media argentini vicini alla coppia parlano di un futuro fra Real e Juve (blancos preferiti da Icardi a livello sportivo, torinesi come «logistica» familiare) per oggi l’unico dubbio è Icardi e Wanda saranno a San Siro. Anche se, comunque, non sarebbe un segnale definitivo.

Le difficoltà possono trasformarsi in opportunità. E l’Inter, stasera contro l’Eintracht, ha davvero tutto contro: squadra decimata, priva dei suoi due bomber, Icardi e Lautaro (per differenti motivi), con la necessità di segnare per passare il turno e, tra 3 giorni, un delicatissimo derby contro un Milan lanciatissimo. Ma… «Visto che, comunque, scenderemo in campo in 11, abbiamo tutto quello che ci serva per vincere», ribatte Spalletti, deciso ad ispirare i suoi ad andare oltre. Perché il momento lo richiede: «Mi aspetto un extra a livello individuale. Serve una prestazione migliore o quasi, rispetto a quelle offerte finora. E sono strasicuro che i miei lo faranno».

ESSERE ALL’ALTEZZA. Ovvio che in un momento come questo, il fantasma di Icardi continui ad aleggiare. Non viene nominato, ma forse non si sbaglia a pensare che ci sia anche qualche riferimento a lui in certe parole di Spalletti, comunque finalizzate a stimolare il gruppo. Che magari ha qualcosa da dimostrare proprio all’ex-capitano. «E’ vero che si fa sempre credere a tutti che il migliore è chi manca, ma le partite le vincono quelli che ci sono. Perché sono quelli che hanno più forza. Non ci sono trucchi, chi va dentro (in partita, ndr) deve sapersi motivare per la causa da portare a termine. Invece, chi non lo fa o non riesce ad essere all’altezza della situazione, rimane sempre un mediocre. Ci sono dei momenti in cui bisogna metterci qualcosa in più. Domani (stasera, ndr) è uno di questi. Ma se giochi nell’Inter certe capacità le hai».

COMANDARE IL GIOCO. L’ispirazione, a detta di Spalletti, deve essere la gara di andata. Più che altro il primo tempo: «Dobbiamo essere quelli che comandano il gioco, mentre nella ripresa si è alzata l’intensità e abbiamo sofferto. Serve la personalità dell’inizio. Mettendoci quella, oltre alle qualità che possediamo, allora possiamo fare risultato. Occorre la consapevolezza che è una gara da dentro o fuori, per cui è necessario prendere le decisioni corrette, magari sulla base delle precedenti esperienze europee. Servono calciatori maturi, scaltri, che sappiano cogliere il meglio da quel che passa». Ma occorrono anche calciatori sul pezzo, che non abbiano nella testa il retro-pensiero del derby, evidentemente un altro possibile snodo della stravagliata stagione nerazzurra. «Pensiamo alla partita che abbiamo davanti e non a quel che rimane da giocare in stagione», è l’invito del tecnico nerazzurro. Che, probabilmente, per alleggerire le menti dei suoi, ha scelto di non fare ritiro. Dopo il rompete le righe di ieri, infatti, l’appuntamento per tutti è per stamattina ad Appiano.

SKRINIAR A CENTROCAMPO?. La notte a casa, magari, a Spalletti è servita per sciogliere i pochi dubbi che gli restano. Pochi, per la verità. Anche perché Brozovic è convocato, ma si accomoderà solo in panchina. Insomma, si tratta di decidere tra Perisic o Keita e il modulo, visto che Skriniar potrebbe essere avanzato a centrocampo, in modo da mantenere la fisionomia abituale. «L’ho già fatto in nazionale. Non ci sarebbero problemi», garantisce lo slovacco, che aspetta ancora di segnare il primo gol della stagione, dopo i 4 centri dell’anno scorso: «Mi auguro sia questa l’occasione. Vorrei dare una mano alla squadra». All’occorrenza, comunque, si potrebbe virare in corsa verso la difesa a 3. Tornando a Perisic-Keita, Spalletti scherza: «Lasciatemi almeno questo dubbio…». Ma la sensazione è che dovrebbe cominciare il croato. «E’ sempre importante per noi. Ci dà corsa, fisicità, capacità di saltare l’uomo e presenza sulle palle inattive. Solo in partita si capirà se ha smaltito del tutto l’affaticamento accusato all’andata e se sia in grado di giocare libero». Keita, invece, non ha più di un tempo nelle gambe, il che innesca altri ragionamenti: «Se entrasse nella ripresa e ci fossero i supplementari, poi rimarrebbe in campo per una gara intera…».

Un mese da quando gli è stata tolta la fascia, un mese da quando Icardi ha scelto di fermarsi per curare il suo ginocchio destro. Da allora, né partite (7 finora quelle saltate, quella con l’Eintracht sarà l’ottava) e nemmeno allenamenti, e una separazione che ogni giorno sembra essere sempre più definitiva. Era il 13 febbraio, quando, al termine dell’allenamento di rifinitura in vista della partenza per Vienna, dove all’indomani l’Inter avrebbe affrontato il Rapid, la dirigenza e Spalletti comunicarono all’attaccante che non sarebbe più stato il capitano della squadra. Con un tweet, poi, il club annunciò pubblicamente, oltre alla decisione, anche la scelta di assegnare la fascia ad Handanovic. Maurito era nella lista dei convocati per la trasferta in Austria, ma quel provvedimento, ritenuto ancora oggi ingiusto e immotivato, gli fece dire che non sarebbe partito. E così, dal giorno dopo, si è sdraiato sul lettino per curare l’infiammazione al tendine rotuleo al ginocchio destro.

PRESUPPOSTI OPPOSTI. Da allora, nonostante il programma di recupero concordato con la società si sia concluso lo scorso 4 marzo, la situazione non è più cambiata. E’ vero, ora Icardi corre sul tapis roulant, ma sul campo non si è di fatto mai visto. Nemmeno in questa settimana, con l’Inter decimata e con davanti il ritorno con l’Eintracht e poi il derby con il Milan: una scelta che ha ulteriormente allontanato Maurito dal resto dello spogliatoio. Anzi, ora la conclusione più probabile della vicenda è che la sua stagione sia di fatto finita, perché al momento non esistono i margini per ricucire. Del resto, giusto una settimana fa sembrava che qualcosa si potesse smuovere. Mauro e Wanda, infatti, su consiglio di Moratti, si sono affidati all’avvocato Nicoletti nelle vesti di mediatore. E, da allora, ci sono stati un paio di incontri, oltre a innumerevoli telefonate, ma veri passi avanti non ne sono stati fatti. Proprio perché si parte da presupposti diversi. L’Inter, infatti, pretende che l’ex-capitano torni prima ad allenarsi regolarmente e che poi si entri nel vivo su come farlo reinserire nel gruppo, che poi è il nodo principale della situazione che si è venuta a creare. Icardi, invece, vuole prima ottenere le sue condizioni (comunicati o dichiarazioni pubbliche) e solo dopo rimettersi a disposizione, insistendo di non avere alcun problema con i compagni.

AVANTI COSÌ. Peraltro, la conferma che nulla è cambiato da quando il caso è scoppiato l’ha regalata ieri sera Wanda, al momento di ricevere il premio Socrate, con la motivazione che uno dei valori più cari allo storico filosofo era la libertà di parola. La signora Icardi non ha risposto a domande precise sulla situazione, ma, una volta sul palco, ha garantito che «continuerò a dire le cose che penso, poi si possono condividere o meno, anche se il mondo del calcio è molto difficile per una donna. Io sono innanzitutto mamma di cinque bambini, fra cui due femmine, a cui auguro un uomo come mio marito, che è così giovane e mi difende, mi lascia parlare, anche dire cose su cui non siamo d’accordo». Insomma, nessuno passo indietro. E chissà se stasera la coppia riapparirà a San Siro per il match con l’Eintrach, dopo aver disertato quello di domenica scorsa con la Spal. Con Maurito seduto a guardare (e Lautaro squalificato), saranno Politano, Perisic e Keita a dare l’assalto alla porta tedesca…

Dopo aver ricacciato indietro la Lazio – costretta al secondo posto nel girone di Europa League – l’Eintracht Francoforte prova a fare la voce grossa con un’altra italiana. L’Inter ha messo il silenziatore ai tedeschi nel secondo tempo di sette giorni fa, all’andata. «Ma ora siamo qui per vincere», afferma sicuro Trapp, il portiere che parando un rigore a Brozovic ha impedito che la strada per la qualificazione si facesse in salita. A Milano saranno circa 14mila i tifosi pronti a dare sostegno all’Eintracht. Una vecchia conoscenza del nostro campionato come Gelson Fernandes – che ha giocato anche con Chievo e Udinese – dovrà disertare la partita perché squalificato: al suo posto c’è De Guzman, mentre deve accomodarsi in tribuna anche il tecnico Hutter. Espulso a Francoforte per le proteste veementi su un rigore reclamato dall’Eintracht, così in panchina spazio a Peintinger. «Ci crediamo, ma dovremo saper gestire bene la partita», spiega ancora Trapp, andato via dal Paris Saint Germain dopo l’arrivo di Buffon. «Lo 0-0 non è il risultato che speravamo, ma può anche andare bene visto che affrontiamo l’Inter. In una gara così, a San Siro, le motivazioni arrivano da sole: non puntiamo certo ai supplementari, dobbiamo sentirci sicuri anche se ci sarà da soffrire. Questa è una delle partite più importanti della nostra storia in Europa, come se si trattasse di Champions League». L’Eintracht – che con la Lazio ha vinto sia all’andata che al ritorno – a proposito di giocatori passati dall’Italia, non ha nemmeno stavolta Rebic per infortunio. Non male come credenziali, aver vinto sette partite su nove in Europa League. Conforta il precedente del 1995: unica volta dell’Eintracht contro un’italiana agli ottavi di finale del torneo – che allora si chiamava Coppa Uefa – e passaggio del turno a danno del Napoli.

Il Chelsea di Maurizio Sarri si reca a Kiev forte del 3 a 0 inflitto agli ucraini a Stamford Bridge e con un occhio rivolto alla trasferta di domenica in casa dell’Everton. «Il rischio più grosso – afferma il tecnico italiano – è quello di sottovalutare gli avversari. Io li conosco bene, sono molto pericolosi, ho visto tutte le loro gare di Europa League. Non dobbiamo scendere in campo con l’obiettivo di passare il turno, dobbiamo farlo con l’obiettivo di vincere». Gli chiedono del giovane Hudson-Odoi, ormai pallino quotidiano della stampa: «Sicuramente sarà convocato non so ancora se come titolare o in panchina. Ma quello che non voglio fare è dare la sensazione che questa gara non è importante. E poi, mi chiedete sempre di Hudson-Odoi, ma mai di Ampadu. Perché?». Il riferimento è a un altro 18enne di grande qualità che però’ – essendo gallese – ossessiona meno la stampa locale. Ci dovrebbe essere comunque spazio per entrambi, magari Ampadu dalla panchina e Hudson-Odoi titolare assieme a Giroud per far rifiatare Hazard e Higuain (che tra l’altro e’ pure febbricitante ed e’ rimasto a Londra). Dovremmo anche vedere dall’inizio Loftus-Cheek a centrocampo: le sue azioni sono salite parecchie nelle ultime gare. n pensiero al terreno di gioco, veramente in pessime condizioni: «E’ un disastro. Per me anzi è pericoloso, veramente pericoloso. Ma questa è la situazione. Dobbiamo accettarla. Non capisco però perché l’Uefa, sempre così attenta ai minimi dettagli, ci faccia giocare su un campo del genere».

Gunners. L’Arsenal invece deve ribaltare il 3 a 1 subito a Rennes. Sicuro il rientro di Lucas Torreira (squalificato in campionato) e dovrebbe toccare al futuro juventino Ramsey fargli posto. Davanti probabile che Emery si affidi alla coppia Lacazette-Aubameyang, così efficace in Premier League contro lo United domenica. Mkhitaryan ha ripreso ad allenarsi ma nella migliore delle ipotesi sarà in panchina assieme ad Iwobi e Suarez, con Özil trequartista titolare. In difesa, assente Papasthatopoulos, espulso all’andata: al suo posto il tedesco ex-blucerchiato Mustafi. E, come sempre in Europa League, avvicendamento tra i pali con Cech al posto di Leno. «Ci è già capitato contro il Bate di perdere all’andata e ribaltare il risultato al ritorno – afferma Emery – Sono fiducioso ma non deve diventare un’abitudine».

Le altre. Come l’Arsenal, anche lo Zenit deve ribaltare il 3-1 dell’andata subito in casa contro il Villarreal. Ai russi occorre vincere con tre reti di scarto o con due, segnando però almeno quattro reti. Il Benfica deve ribaltare lo 0-1 subito a Zagabria. Il Valencia in casa del Krasnodar forte del 2-1 dell’andata. Il Siviglia non può sbagliare a Praga dopo il 2-2 in casa.



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