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Juventus – Fiorentina  Streaming, dove vedere la partita in tv

La partita Juventus – Fiorentina verrà trasmessa Sabato 20 Aprile in diretta e in esclusiva da Sky e nello specifico su Sky sport Serie A canale 102 Sky Sport 251. Tutti gli abbonati Sky potranno seguire la partita in streaming anche da dispositivi mobili come smartphone, pc, tablet e attraverso le piattaforme online Sky Go e Now TV. Molti sono i portali che danno la possibilità di assistere ad eventi sportivi in diretta streaming e sono davvero tanti. Esistono anche tanti siti che propongono eventi dal vivo, ma che non sono legali e danno anche nella stragrande maggioranza dei casi problemi e scarsa qualità video e audio. In genere questi siti vengono anche essere oscurati dalla Polizia informatica, proprio per la violazione del diritto di riproduzione. Esistono quindi dei portali legali che danno la possibilità di poter vedere le partite di calcio in streaming live, offrendo anche una qualità HD. Tra queste non possiamo non citare Sky Go e Premium Play che sono a pagamento, mentre altri sono gratuiti.



Rojadirecta Juventus – Fiorentina

ROJADIRECTA Juventus – Fiorentina – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

Portate un martello per spaccare l’uovo, grazie. Massimiliano Allegri in conferenza stampa invita il mondo al consumo di cioccolata – «quella fondente mette di buonumore» – ma il tifoso juventino fa la faccia un po’ così: avrebbe preferito la coppa, che sarà anche un insaccato ma dopo 23 anni di astinenza mette l’acquolina in bocca. Del resto sono giorni così, da menù monotono: da 72 ore si parla solo di Ajax, Champions League e futuro di Massimiliano Allegri. Così per molti tifosi l’evento di stasera è considerato come una banale festicciola di compleanno, un rito da celebrare ogni anno in primavera. Max ci ha provato, ha ricordato che in caso di pareggio con la Fiorentina sarà scudetto e ha invitato a festeggiare: «Vincere il campionato è importante e poi… la vita va avanti».

LA SITUAZIONE I tifosi hanno fatto un mezzo sorriso e sono tornati ai loro pensieri: sì, ma Allegri resta oppure no? È presto per capire quando arriverà una risposta definitiva, ma la Juventus va in una direzione precisa: la conferma di Max da Livorno. «Io e Agnelli ci siamo visti ieri sera – ha detto Allegri il 7 marzo, a cinque giorni dal ritorno con l’Atletico Madrid –. Ci siamo detti che del rinnovo del contratto parleremo a fine stagione». Martedì sera, pochi minuti dopo l’eliminazione dalla Champions, il presidente Agnelli ha confermato la linea: «Allegri ha un altro anno di contratto, come ho detto ci siederemo a fine anno per ridiscutere il contratto». Questa è la frase più importante perché viene dalla proprietà, una proprietà che dà grande valore alle parole. Allegri, negli stessi minuti, diceva di voler rimanere e in questi tre giorni poco è cambiato, anche se ieri Max ha fatto un commento strano. Un giornalista gli ha fatto notare come generalmente nel calcio non si cominci una stagione con il contratto in scadenza – è la potenziale situazione di Allegri, legato alla Juve fino al 2020 – e Max ha risposto con un sorridente «Non si sa mai». Libere interpretazioni consentite, in tutte le direzioni.

LE INCOGNITE Qualche certezza pero c’è. Agnelli e Allegri hanno un grande rapporto, si vedono regolarmente alla Continassa e anche ieri si sono scambiati qualche frase. È probabile però che presto ci sarà un incontro più importante degli altri, quello in cui si parlerà di futuro e contratto. Magari entro duetre settimane. Questo non significa che tutto sia stato fatto o, meglio, scritto. Il calcio è il mondo delle sorprese e Allegri è uomo di improvvisazioni, nella vita e in panchina. Non solo, dopo JuveAjax è sembrato provato, sfibrato come poche altre volte. Chi lo conosce quindi non esclude inversioni a U, anche perché nell’incontro con la Juve si dovrà parlare di soldi e di calcio. Soldi: la cifra per un eventuale nuovo anno di contratto. Calcio: il progetto tecnico per il 201920. Servirà un’analisi per capire che cosa non ha funzionato con l’Ajax, per quale motivo la Juve è arrivata con tanti infortuni e una condizione fisica insufficiente quando il calendario richiedeva il massimo sforzo. Fuori tempo, come un uovo di cioccolato a Natale.

BENATIA E I POLLI A proposito di fuori tempo, il venerdì ha lasciato un retroscena sullo scorso inverno e un’analisi discutibile sull’ultima partita. Tutto firmato Massimiliano Allegri. Il retroscena: «Benatia dai primi di dicembre non è voluto più scendere in campo». Si sapeva, ma detto dall’allenatore contro cui lo sciopero era diretto fa un certo effetto. L’analisi: «Martedì abbiamo fatto una partita migliore rispetto ad Amsterdam, ma le palle da polli che abbiamo perso hanno fatto sì che l’Ajax abbia giocato una gara straordinaria». Ai critici è sembrato il contrario ma Allegri ormai è così, si fa sempre meno problemi a tenere aperto il dibattito. È in polemica con i commentatori del pallone e non si ferma: «In questi giorni sto imparando tanto da quelli che spiegano il calcio. E magari l’anno prossimo, quando giocherò un quarto di finale, rileggerò quello che hanno detto e saprò come fare». Se non si fosse capito, c’è del sarcasmo, però le parole restano. Max dice «l’anno prossimo» e non c’è anno prossimo alla Juve senza conferma. Anzi, per Max sarebbe bene che non ci fosse anno prossimo senza rinnovo. Una volta nella vita ha iniziato la stagione con soli 12 mesi di contratto. Era il 2013 e Allegri allenava al Milan. Sei mesi dopo, era disoccupato.

Il concetto torna più volte nella conferenza della vigilia di Massimiliano Allegri. «Oggi voglio chiudere il discorso scudetto, che andrà celebrato e festeggiato adeguatamente. Perché, anche se siamo usciti dalla Champions, con Supercoppa Italiana e ottavo campionato consecutivo sarebbe una grande stagione». Il timore, nemmeno troppo nascosto, è che sugli spalti si viva una festa in tono minore. Il popolo bianconero è ancora ferito dalla brutta notte di martedì, e una certa assuefazione al dominio in A potrebbe far sì che al quinto scudetto dell’area Allegri non vengano riservati i giusti tributi.

NESSUNA SFILATA In caso di vittoria non sono previsti festeggiamenti particolari. I giocatori dopo la partita con la Fiorentina non faranno la parata per le vie di Torino, che potrebbe essere programmata nel giorno in cui verrà consegnato il trofeo allo Stadium nelle mani del capitano Giorgio Chiellini.

DA RECORD Nonostante la sconfitta di sabato scorso a Ferrara, seconda in campionato, il cammino pressoché irripetibile della Signora è certificato dai suoi numeri record. Se oggi arriverà la certezza matematica, la Juventus festeggerà lo scudetto cinque partite prima della conclusione, eguagliando il primato di altre squadre. Tra loro, l’Inter del 2007 e la Juve di Conte del 2014. E ancora: per eguagliare il famoso record di quella Juve 2014, quella dei 102 punti, e quello delle 33 vittorie complessive, che appartiene sempre alla quella Juventus, bisognerà vincere tutte le partite. Limitarsi invece alle tre che rimangono in trasferta, contro Inter, Roma e Samp, porterebbe il numero di blitz esterni a 16, uno in più rispetto alle 15 dell’Inter 200607.

ALTRO SCUDETTO? Ma quella di oggi può essere una giornata storica per la Juve, che potrebbe festeggiare anche un altro scudetto, quello della Serie A femminile. Le ragazze di Rita Guarino hanno il vantaggio di dipendere da loro stesse. Guidano infatti la classifica con 53 punti, uno più della Fiorentina e due più del Milan. L’ultimo avversario delle bianconere, a caccia del secondo tricolore consecutivo, è il Verona quart’ultimo ma già salvo (diretta Sky Sport 1). La Fiorentina riceve la Roma e le rossonere ospitano il Valpolicella, impegno sulla carta abbordabile. Le tre partite si giocano alle 12.30.

In Inghilterra, da sempre, si scommette su ogni cosa. Così qualche bookies è arrivato a quotare anche la partenza di Cristiano Ronaldo dalla Juve, nonostante la scorsa estate abbia firmato un faraonico quadriennale da 31 milioni netti a stagione. Eventualità parecchio remota. E non solo perché Allegri ieri ha ribadito che CR7 «è il futuro della Juve, ha fatto una stagione eccezionale anche se il calcio non è una scienza esatta e non basta avere lui in squadra per vincere automaticamente la Champions». Il portoghese non è tipo da lasciare un lavoro a metà. Martedì sera era imbufalito dopo l’eliminazione con l’Ajax, ma l’anno prossimo ci riproverà con gli stessi colori. E, come riferito da Record, nelle prossime settimane incontrerebbe Agnelli per portargli alcune idee per aiutare la Juve nella sua missione europea.

DA SOLO Personalmente non ha nulla da rimproverarsi: dopo un girone di qualificazione in tono minore (anche per l’ingiusta espulsione di Valencia che di fatto lo ha privato di due partite) e un solo gol segnato allo Stadium al Manchester United, ha realizzato 5 gol nella 4 partite della fase a eliminazione diretta. Mettendo praticamente da solo la firma sul ribaltone con l’Atletico Madrid. In bianconero solo Alessandro Del Piero e Alvaro Morata erano saliti fino a quota 5 nelle partite di primavera, arrivando fino alla finale. Ronaldo a Madrid aveva dovuto aspettare 5 stagioni per alzare la prima di quattro Champions, a Torino conta di farcela prima. Ieri mattina è circolato in rete un video diventato subito virale, in cui CR7, mentre esce dal campo, fa un gesto che sembra voler dire «ve la siete fatta sotto» prima di incrociare l’amico Federico Bernardeschi. Quel tipo di linguaggio del corpo incarna perfettamente il suo stato d’animo: come ha rivelato la madre, «era triste. Mi ha detto che non può fare miracoli».

VOLTARE PAGINA Una delle tante specialità di casa Ronaldo è trovare subito una nuova sfida. Cristiano chiuderà la sua prima stagione italiana con una Supercoppa Italiana e uno scudetto. Mac’è un altro traguardo a cui tiene in modo particolare: la classifica dei marcatori della Serie A. Già dalla scorsa estate confidava al suo entourage di tenerci in maniera particolare. Forse per zittire quegli «esperti » che tanto piacciono ad Allegri, quelli del «con le difese italiane farà la metà dei gol rispetto alla Spagna». Cristiano, che tra l’infortunio rimediato con la Nazionale portoghese e l’esigenza di preservarlo per la Champions ha saltato le ultime sei partite di campionato, è a quota 19 gol, a meno tre dal capocannoniere Quagliarella, a meno due dal milanista Piatek e a meno uno dall’atalantino Zapata. Ora ha davanti sei partite (Fiorentina, Inter, Torino, Roma, Atalanta e Sampdoria) per rimontare. Nel girone d’andata a queste stesse avversarie aveva segnato 5 gol, mancando l’appuntamento con Inter e Roma. Cristiano dovrà verosimilmente alzare l’asticella: difficilmente lo stesso score gli potrà bastare. Se dovesse centrare il traguardo, diventerebbe il primo giocatore di sempre a conquistare il trono del gol in Premier, nella Liga e in Serie A. CR…600? Ronaldo già pregustava la finale di Champions League del 1° giugno contro Leo Messi, il rivale di sempre e il naturale indiziato per alzare la Coppa per la quinta volta in carriera, raggiungendo proprio Cristiano. Ci si è messo di mezzo l’Ajax: CR7 dovrà accontentarsi di raggiungere quota 600 gol (600, avete letto bene) con i club prima della Pulce. Cristiano è a quota 599 (di cui 450 con il Real Madrid) e oggi contro la Fiorentina, nel giorno della sua partita numero 800 tra Sporting, Manchester United, Real Madrid e Juve, può centrare il traguardo. Messi è staccato di due reti a quota 597 ed è impegnato stasera contro la Real Sociedad, a meno che Valverde non decida di farlo riposare dopo la bella vittoria in Champions contro lo United.

POVERO SIVIGLIA Analizzando le impressionanti carriere dei due giocatori più forti del mondo, la curiosità è legata alla vittima preferita. Entrambi si scatenano quando vedono il Siviglia: Cristiano ha esultato 27 volte contro gli andalusi, Leo addirittura 36. Il portoghese vince il confronto in Champions, con 126 reti (più una nei preliminari) contro 110. L’argentino è davanti (416 a 311) se consideriamo solo la Liga, anche perché ha giocato 15 campionati contro i 9 di CR7. Ronaldo ha realizzato 392 gol con il piede forte, il destro, ma dimostra la sua notevole versatilità con il dato di quello debole, il sinistro, che gli è comunque valso 102 esultanze. Messi, che per evidenti ragioni fisiche si ferma a 22 reti di testa contro le 100 di CR7, segna l’81,7% dei suoi gol con il sinistro (488 su 597) e col destro si ferma a 85.

Robi Baggio il giorno dopo la finale di Coppa Uefa persa contro i bianconeri annunciò il suo passaggio alla Juve. Federico Bernardeschi, nel momento in cui ha deciso di chiudere la sua esperienza con la Fiorentina, non ha avuto dubbi nello scegliere la squadra più scudettata d’Italia. Federico Chiesa seguirà la strada dei suoi due predecessori? È una vigilia strana per il gioiello viola. Quello con Cristiano Ronaldo è un incrocio affascinante ma i pensieri di Fede sono tutti proiettati verso la sfida del 25 aprile contro l’Atalanta. Per la semifinale di ritorno di Coppa Italia. Chiesa è un giocatore-tifoso. Regalare a Firenze la prima Coppa dopo diciotto anni di digiuno è un’idea che non lo abbandona neppure un attimo.

FRA PRESENTE E FUTURO… Ma oggi c’è la Juve. E allora è inevitabile scivolare nel futuro. La società bianconera lo corteggia da un anno. Al momento del passaggio di Pjaca in prestito alla Fiorentina avrebbe voluto inserire un diritto d’opzione sul suo cartellino. Assalto andato a vuoto. Ma il corteggiamento non ha mai avuto attimi d’incertezza. Ricordate il famoso pizzino di Paratici? Chiesa era tra gli obiettivi. Con un’ipotetica valutazione di 50 milioni. Fede nel progetto tattico disegnato a tavolino dal club bianconero dovrebbe prendere il posto di Douglas Costa per esempio. Ma Chiesa finirà in bianconero? La partita è aperta. Anzi, apertissima. Se la Fiorentina dovesse vincere la Coppa Italia e quindi tornare a disputare le Coppe la trattativa per l’allungamento del contratto, sospesa nel periodo natalizio, potrebbe riaprirsi. Ci sarebbero almeno un 10-15% di possibilità che Chiesa indossi ancora per un anno la maglia viola. In caso contrario si aprirebbe un’asta per il suo cartellino. La famiglia Della Valle e babbo Chiesa sono in perfetta sintonia: la società viola vuole almeno 75-80 milioni in contanti e babbo Enrico vuole la soluzione tecnica migliore per la crescita del figlio. La Juve come progetto tecnico può funzionare ma la famiglia Agnelli può mettere sul piatto la cifra che vuole la Fiorentina? La risposta è negativa. Il club bianconero proverà ad aggirare l’ostacolo inserendo parziali contropartite tecniche (Orsolini?) per abbassare la parte in contanti. Ma è una strada tutta in salita. In più è spuntato il Bayern Monaco. Un’opzione che piace alla famiglia Chiesa per tre motivi: è una delle società più prestigiose del calcio mondiale; è la più italiana tra le città tedesche e tra i dirigenti c’è una figura come Rummenigge che apprezza da tempo Federico. Lo incontrò a Firenze durante la premiazione del Memorial Galli. E lo ricoprì di complimenti.

DOPO LACOPPA Se ne riparlerà dopo la Coppa Italia. Intanto c’è la Juve. Nel giorno del possibile scudetto bianconero. Fede non è ancora al cento per cento, probabilmente giocherà solo un’ora. Proprio per tenere caldo il suo «motore» senza affaticarlo più di tanto. La sfida contro i bianconeri resta per lui qualcosa di speciale. Federico sa bene quanto sarebbe importante un risultato positivo per un mondo Fiorentina che non vive un momento facile. Sogna anche un gol che andrebbe a festeggiare sotto i duemila tifosi che seguiranno la squadra a Torino. Come sono lontani i tempi del suo debutto in A, proprio contro i bianconeri a Torino. Un’idea geniale di Paulo Sousa. Quel giorno Fede fu sostituito. Quando, dopo la doccia, cercò di rientrare in campo un inserviente bianconero lo bloccò chiedendogli: «Chi è lei per poter entrare?». Oggi i dirigenti della Juve gli spalancherebbero qualsiasi porta.

E il giorno della festa. Ma sarà vera festa? Manca un punto all’ottavo tricolore consecutivo e, se tutto andrà come deve, la Juve scriverà oggi un’altra pagina di storia. Otto scudetti di fila, mai nessuno è stato capace di raggiungere queste vette.
Ma sarà vera festa? A tre giorni dalla tremenda delusione di Champions, chissà come verrà accolto l’ennesimo scudetto. In tanti, nel popolo bianconero, considerano la supremazia in Italia ormai una routine. Una splendida routine che però a tanti non
basta più. Perché se hai Ronaldo, devi vincere la Champions… Già, evitate di dirlo ad Allegri. Lui non ci sta, e non a torto, a far valere questa equazione.
Max auspica piuttosto che il traguardo possa essere celebrato a dovere, vista la sua straordinarietà e considerati i suoi significati. Vincere un campionato è sinonimo di continuità di rendimento, di abnegazione quotidiana, di forza mentale. Riassunto: significa essere i più forti. E l’allenatore bianconero tiene a sottolinearlo e a marcare le differenza con la Champions: vincere la coppa ti dà gloria eterna, certo, ma è una competizione totalmente diversa, in cui non è praticamente concesso sbagliare. E appena lo fai, paghi.
NO NEGATIVITÀ. Così Max fa il programma per oggi: «Dovrà essere una bellissima giornata, dobbiamo vincere lo scudetto e festeggiare».
Lo ripete più volte, quasi per far comprendere meglio il concetto, quasi per scacciare il pericolo
che non ci sia gioia in un giorno che comunque potrebbe rimanere nella storia del calcio italiano. «Venire allo stadio con la negatività della Champions e non festeggiare sarebbe da folli. Vorrebbe dire che la negatività supera la positività e non celebrare porta solo negatività».
Allegri scaccia i nuvoloni neri che si sono addensati dopo il tonfo con l’Ajax e stila un primo bilancio per ribadire il suo pensiero.
«Vincere scudetto e Supercop- pa italiana significherebbe conquistare il 50% delle competizioni cui si è partecipato e sarebbe comunque una grande stagione. Secondo me è stato fatto un
grande lavoro e i ragazzi devono essere orgogliosi dell’annata fatta. Delusi perché tutti avevamo l’ambizione di arrivare in fondo alla Champions ma adesso siamo vicini ad un traguardo storico e dobbiamo essere orgogliosi del lavoro di questi cinque anni. Dobbiamo vincere lo scudetto, io sono felice di questo e voglio festeggiare».
RISPOSTA. Oggi si attende la risposta dello Stadium. Il primo feedback era arrivato al fischio finale dell’arbitro Turpin martedì sera: «Siamo sempre con voi» è stato il coro della curva Sud dopo l’eliminazione, accompagnato da applausi nonostante
la tristezza e lo choc.
Alle 18 si avrà la controprova. Quella con la Fiorentina sarà la gara numero 150 in campionato (la numero 151 sarà il derby anticipato al venerdì 3 maggio alle 20.30, dunque non si andrà in campo nell’anniversario di Superga) giocata nell’impianto inaugurato sette anni e mezzo fa.
Da subito è diventato un fattore per la Juve che ha iniziato la scalata con il primo scudetto nel 2011-12: 126 vittorie su 149 match di serie A giocati per i bianconeri, l’85%. L’ottavo campionato sta per finire allo stesso modo: sarà vera festa come la prima volta?

TORINO – «Rimanere in scadenza di contratto? Non si sa mai.». Non è tempo di parlare di futuro, questo, è l’ora dello scudetto, ma Massimiliano Allegri butta lì una risposta sibillina sulla prossima stagione. Nell’immediato dopo-Ajax, il presidente Agnelli lo ha confermato, lui ha assicurato che ha intenzione di restare: ora bisognerà attendere l’incontro decisivo tra le parti per far sì che tutto venga certificato da una nuova stretta di mano, anche se i colpi di scena che possono portare ad un addio sono sempre dietro l’angolo. E proprio il non escludere poter fare un ultimo anno, dando naturale corso all’impegno in scadenza nel 2020, fa riflettere. Sarebbe un progetto con già scritta la data della fine, non sarebbe l’inizio di un nuovo ciclo. E non è costume in casa Juve iniziare una stagione con l’allenatore che si avvicina all’addio. Bisognerebbe comunque allungare il rapporto. «Del futuro parleremo dopo aver vinto lo scudetto» riassume Max, che ora vuole tagliare il traguardo tricolore e dimenticare, per quanto possibile, la cocente delusione europea.
Il pensiero dell’Ajax, in ogni caso, fa ancora male, anche se Allegri ribadisce il concetto: «Non è che l’arrivo di Ronaldo porta matematicamente la Champions, il calcio non è una scienza esatta. Il Barcellona non arrivava in semifinale da quattro anni eppure ha Messi.

La Juve gioca tutti gli anni per vincere tutte le competizioni cui partecipa, siamo arrivati a giocarci i quarti di finale non nelle migliori condizioni. Abbiamo perso e siamo andati giustamente a casa. In Champions devi avere la fortuna che tutto vada liscio; non puoi recriminare, semplicemente sperare che l’anno prossimo vada meglio. Sento tanti che spiegano calcio in questi giorni, sono nozioni che scrivo e se mi capiterà di giocare una quarto di finale l’anno prossimo le seguirò.».
Una frecciata ai critici prima di aggiungere: «Al ritorno abbiamo fatto una partita migliore di Amsterdam, ma le palle da polli che abbiamo perso hanno fatto sì che l’Ajax abbia fatto una partita straordinaria. Invece l’Ajax ha giocato meglio ad Amsterdam. Un risultato negativo non cambia, comunque,
il lavoro di quest’anno». E ancora: «Ora dobbiamo chiudere il discorso scudetto e vincerlo. Abbiamo smaltito la delusione, va accettata e bisogna andare avanti. Il risultato di coppa non lo possiamo cambiare; trovare giustificazioni e alibi credo sia un modo di fare di quelli che non vincono. Bisogna accettare il verdetto del campo, poi quando avremo vinto lo scudetto si analizzerà l’annata e si programmerà quella futura». Con una raccomandazione: «Con lucidità, senza farsi prendere da troppo entusiasmo, quando le cose vanno bene, né da troppo depressione quando capita di uscire ai quarti di Champions contro una buona squadra come l’Ajax. Bisogna vivere le cose con lucidità e distacco, altrimenti si fanno danni per l’anno prossimo».

Ronaldo 600. C’è un doppio traguardo all’orizzonte oggi per Cristiano: il suo primo scudetto e il gol numero 600 in carriera nelle squadre di club. E chissà che le due cose non possano andare a braccetto, con una rete del fenomeno per certificare l’ottavo tricolore consecutivo della Juve. Uno squillo di CR7 sarebbe il modo migliore per scacciare i fantasmi dell’eliminazione dalla Champions League che ha tramortito il mondo bianconero e che ha infastidito non poco il portoghese. «Non posso fare miracoli» ha confidato a mamma Dolores nel momento della massima frustrazione dopo la vittoria dell’Ajax. Come dire, da solo non posso farcela. Ora è diventato virale sul web un video in cui si vede Cris a fine partita che fa un gesto inequivocabile traducibile con: «Abbiamo avuto paura». Paura, mancanza di coraggio, cose che per lui non esistono sul campo, specie nei momenti decisivi. Le immagini danno fiato a chi mette in dubbio addirittura la permanenza del portoghese la prossima stagione, disegnando anche un clamoroso ritorno al Real Madrid. Una marcia indietro che, secondo un sondaggio di El Chiringuito Tv, non sarebbe gradita al popolo merengue: il 53%, ha votato «no». In ogni caso, non c’è alcun segnale che porti nella direzione di una fine più che anticipata del rapporto, anche se i bookmaers già quotano il suo addio a fine stagione. A meno di cataclismi, al momento imprevedibili, il campione vestirà ancora la maglia bianconera. Massimiliano Allegri conferma: «Ronaldo è il futuro della Juve: ha fatto una stagione straordinaria, ha fatto benissimo quest’anno e farà benissimo l’anno prossimo. E’ sereno e tranquillo, deluso come sono delusi tutti per essere usciti da una competizione dove avevamo l’ambizione di arrivare in fondo». Ora bisognerà mettergli accanto una squadra, con carattere e personalità, oltre che qualità, tali da evitare capitomboli precoci in Champions.
UN PASSO. A tutto CR7, quindi, che ha intenzione di rispondere alla sua maniera alla congiuntura negativa, continuando a segnare. Manca un passo per fare cifra tonda. Manca un passo per lo scudetto. Le due cose possono andare benissimo d’accordo. Il gol all’Ajax è stato il numero 599 della sontuosa carriera dell’extraterrestre con Spor- ting Lisbona, Manchester United, Real Madrid e Juve: 450, ovvero i tre quarti del totale, li ha realizzati con la maglia delle merengues, di cui è il miglior marcatore della storia. Ben 118 li ha segnati con lo United, mentre 5 sono arrivati nei primi capitoli scritti con lo Sporting. Con la Juve siamo già a 26 e oggi contro la Fiorentina punta a salire a 600, proprio nel giorno nella
sua presenza numero 800 nei club.
RADIOGRAFIA. La vittima preferita di Ronaldo è il Siviglia, cui ha segnato ben 27 gol, seguono Atletico Madrid (25) e Getafe (23). In Europa, curiosamente, la squadra cui ha fatto più male è la Juve: 10 reti in Champions League. La statistica dice che Cristiano ha segnato in 14 competizioni: è il primatista in Champions con 126 reti e in Liga è a quota 311: meglio di lui ha fatto soltanto Messi. La maggior parte delle gioie è arrivata con il destro (392 gol, 65,4%) da dentro l’area di rigore (512 reti, 85,5%) mentre la rete all’Ajax è stata la centesima di testa.

E stato Vincenzino Montella a mettere i puntini sulle «i». Una precisazione importante: «Non dimenticatevi che Federico è bravo, solido, può interessare club importantissimi, dovrà convivere con mille voci di mercato però… è della Fiorentina». Come a dire: «Tocca a Chiesa tracciare la propria strada, ma non prescindendo dalla propria situazione contrattuale». Vero, così come è vero che su Federico peseranno voci e controvoci, certezze e dubbi, conferme e imprecisioni. Un moltiplicarsi di problemi che potrebbero schiantare tanti ragazzi bravi, talentuosi, di ventanni. Ma pochi sono come Federico.
IMPRESA GESTIONALE. Premessa, Federico è nella vita esattamente come appare in campo: quadrato e disposto a tutto meno che ad arrendersi. E’ un tipo tosto. E inoltre può contare su una famiglia altrettanto tosta. Una sorta di impresa gestionale, con un… socio di maggioranza. Ovviamente papà Enrico. Uno che del calcio sa esattamente tutto. Goleador, campione, nazionale, fiorentino d’adozione.

Uno così non lo «incanti». Sa tutto, il valore tecnico del figlio, la sua solidità, gli interessi e la forza dei club interessati, la centralità della Nazionale di Mancini, i rischi di essere «risucchiato» dal tifo di casa.
Tutti sanno che il cartellino di Federico è dei fratelli Della Valle, ma proprio per questo lasceranno la prima mossa alla Fiorentina.
CARTE SCOPERTE. Troppa pressione, in caso contrario, su Federico. Esattamente quello che successe a Roberto Baggio. Costretto per mesi a convivere con la stretta della città da una parte e della Juve dall’altra. Finì sommerso di parole, promesse, fino a quando il suo procuratore, Caliendo, prese su di sé l’intero onere della vicenda che comunque sfinì tutti, il giocatore e i Pontello. Il caso di Bernardeschi è diverso: ragazzo di Carrara, con tanti fiorentini che lo adoravano ma… senza sentirlo figlio. Già un po’ distante. Chiesa no, lui è più o meno come Baggio. Pericoli in vista. Rischi di finire pure lui schiantato? Certo il peso sarà grande, ma la difesa di papà Enrico sarà grande. I Della Valle si troveranno davanti a un gioco a carte scoperte. Federico lascerà a loro la prima mossa. Conteranno i numeri: valutazione di Chiesa fra i 70 milioni e oltre? Bene, di conseguenza emolumenti che potrebbero arrivare fino a 6-7 milioni di euro netti a stagione. Pronti gli imprenditori marchigiani a sottoscrivere un nuovo contratto? Se sì allora niente è escluso, anche un eventuale nuovo anno in viola. Se so… parte l’asta.
TOCCA AI DELLA VALLE. Comunque sia ha ragione Montella, il cartellino del giocatore è nelle mani di Diego e Andrea Della Valle. Vogliono accettare la sfida? Bene, la Chiesa-SpA è pronta. Cercando di evitare il gioco delle posizioni, dei rinvii, che diventerebbero il peso davvero insop-
portabile per Federico. Ma se invece i Patron viola non vorranno scommettere tanto su Chiesa e accettassero le richieste del mercato allora la pressione diventerà asfissiante. Una possibile asta da togliere il fiato. Sulla carta pare che Federico preferisca restare in Italia. Se davvero è così è altret-
tanto ovvio che la Juventus parte favorita. Fermo restando che storicamente questa è la soluzione meno gradita dai fiorentini. E Federico è fiorentino e tale si considera. La parola d’ordine di ogni interessato è: fare presto e a carte scoperte.

Perin sotto i ferri, operato ieri a Villa Stuart a Roma a causa di una lussazione alla spalla destra: rientrerà tra 3 mesi. Stagione finita anche per Khedira, presto sottoposto a intervento chirurgico al ginocchio destro, e forse per Mandzukic, alle prese con una tendinite, sempre al ginocchio, sul conto del croato, però, si susseguono rumors di dissidi con Allegri e lo staff tecnico. Max aggiunge: «Dybala ne avrà per 20 giorni, Douglas Costa, se va bene, per 10, Chiellini potrebbe tornare con l’Inter». Emergenza da qui alla fine: «Resteremo in 14-15». Oggi, in ogni caso, andrà in campo la formazione «migliore» per chiudere il discorso scudetto: Ronaldo con Cuadrado e Bernardeschi nel tridente. A centrocampo, Pjanic, recuperato dopo la botta al piede rimediata con l’Ajax, sarà in regìa con Ernie Can e Matuidi interni, mentre in difesa toccherà a Bonucci-Rugani al centro con Cancelo (in vantaggio su De Sciglio) e Alex Sandro (preferito a Spinazzola) a sinistra.

Oggi la Juventus, poi giovedì l’Atalanta e la semifinale di ritorno di Coppa Italia: sono i cinque giorni più importanti dell’anno per la Fiorentina. Tirate le somme dopo la rifinitura di ieri mattina (ma qualcosa ancora Montella s’è portato dietro a Torino), il tecnico campano pare aver miscelato la necessaria competitività per l’impegno odierno con l’esigenza vera che è quella di essere pronti a Bergamo. Difesa a quattro formata da Milenkovic, Pezzella, Ceccherini e Biraghi da destra a sinistra; Veretout con Dabo e Benassi a centrocampo, Chiesa e Mirallas a sostegno di Simeone: questo è l’undici (ovviamente Lafont in porta, c’è invece Ghidotti come “terzo” per il forfait di Terracciano a causa di un affaticamento muscolare ai flessori della coscia sinistra) che potrebbe essere contrapposto ai bianconeri, con eventuale alternativa Hancko per far riposare Biraghi in scia a quanto sarà riservato a Muriel in vista della Coppa Italia.

Si è allenato davanti agli occhi del Patron, Andrea Della Valle, arrivato a Firenze dopo gli impegni in Oriente, per il saluto della vigilia alla squadra in vista della sfida contro la Juventus e aspettando la sfida che vale una stagione, la semifinale di Coppa contro l’Atalanta. Ni- cky Beloko ha schiacciato il piede sul gas. E’ partito per Torino, percorrerà pure lui oggi il tunnel dei campioni. E chissà, magari nel suo destino c’è quello di ripercorrere un po’ la strada che è stata di Federico Chiesa. Il figlio d’arte, tra la sorpresa generale, nell’agosto 2016, fu mandato in campo dal primo minuto: in panchina c’era Sousa, lo sostituì dopo 45 minuti, eppure da quel giorno quel ragazzino diventò quasi un imprescindibile.
PRONTO AL DEBUTTO. Beloko diffl- cilmente partirà dall’inizio, potrebbe subentrare, ma la sensazione è che in un centrocampo dalle mille difficoltà, il ragazzino svizzero con origini camerunensi non faticherà a trovare spazio. E tra l’altro potrebbe essere interessante la sfida di campo con lo juventino Moi- se Kean. Di certo, d’ora in avanti è tra quelli da monitorare, aspettando il suo imporsi sul palcoscenico del calcio che conta. Montella le sue qualità le ha intraviste subito, non a caso lo ha voluto a lavorare con sé per tutta la settimana. Dopo Vlahovic, il primo a debuttare (25 settembre, a San Siro con l’Inter, ha giocato i primi 6 minuti, col Sassuolo a dicembre la prima da titolare), è stato Montiel a respirare l’erba del Franchi. Beloko aveva fatto già parte della rosa partita per il ritiro estivo di Moena e dopo aver convinto Pioli ha fatto lo stesso con Vincenzo Montella.
FUTURO VIOLA. E’ giovane, è indiscutibile, 19 anni sono pochissimi, ma potrebbe essere lui il futuro della Fiorentina che verrà, per altro prodotto arrivato a zero euro, svincolato dal Sion. Il temperamento non gli manca: lo ha detto chiaramente, lui ha voglia di vincere. Intanto ha alzato la Coppa Italia con la Primavera: sogna addirittura la Champions, ma intanto punta a ritagliarsi il maggior spazio possibile. Non ha paura nemmeno di fare gli straordinari, di saltare dagli allenamenti dei baby a quelli coi big, perché, ci ha detto, è in questo momento della stagione che i giovani possono dimostrare il loro valore anche in palcoscenici importanti. Con Bigica, si è inventato l’assist per il momentaneo 3-1 viola di Vlahovic, se oggi potrà dare un contributo è pronto a tutto pur di rinviare la festa bianconera per lo scudetto. C’è l’onore in ballo e Nicky non ha paura di metterci il fisico. Sa bene che è proprio sul fatto dei cartellini gialli che deve migliorare (11 in 26 gare giocate), ma ha già accettato la sfida. Si definisce centrocampista moderno, rapidità e tecnica, oltre alla capacità di arrivare in pressing sull’avversario, rubare il pallone e attaccare. Potrebbe essere davvero il valore aggiunto, oltre che una potenzialità da scoprire.
SULLA SCIA DI CHIESA. Beloko non aspetta altro se non l’occasione giusta. Sfrutterà ogni istante pur di convincere tutti delle proprie qualità, pur di scavalcare anche i big, a cominciare da Gerson, che al termine della stagione farà rientro alla Roma (prestito secco). Proprio sulla scia di Chiesa, anticipando il futuro e trasformandolo in presente.



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