Marco Mengoni. Cosa mi manca? li tempo per godermi la vita



Marco Mengoni torna sul palco a (in)cantare il suo pubblico. Lo incontriamo subito dopo la prima data italiana dell ‘Atlantico tour, partito il 27 aprile da Torino. E ci accoglie con un sorriso da cui traspare tanta soddisfazione. «Sono un assiduo frequentatore di concerti. Anni fa rimasi folgorato da uno show dei Talking Heads, nasce da lì il desiderio di creare uno show che si trasforma», dichiara raccontando il suo spettacolo diviso in tre blocchi.



D viaggio metaforico attraverso l’Atlantico, che il cantante ha compiuto realmente, viene riportato sul palco del Pala Alpitour. Lo show si apre con un arrangiamento di MuhammadAli e Marco fa sua la frase del pugile: «I’m gonna show you how great I am» («Sto per dimostrarvi quanto sono grande»), Ed ecco che, circondato dal pubblico, appare Mengoni in total white, primo dei tre look realizzati da Giorgio Armani. Poi continua con Voglio e Ti ho voluto bene veramente e una cascata di nebbia si fonde con un mare in movimento.

Al momento di In un giorno qualunque, brano che ha lanciato la sua carriera, l’artista, sugli schermi, cammina in direzione opposta a ciò che lo circonda. «So gestire meglio le emozioni, anche perché ormai sono arrivato ai 30 anni», racconta con quella sicurezza che qualche anno fa non aveva. «Ho imparato a gestire le emozioni. Prima mi tremavano le gambe al solo pensiero di dover salire sul palco». La prima parte si chiude con una considerazione: «Sei fatto per il 60 per cento di acqua, per il 30 delle persone che ami e per il 10 di quello che ti manca».

Che cosa manca a Marco? «D tempo per godermi tantissime cose. La vita è un treno, va avanti senza guardare in faccia nessuno. Mi manca quello che ho perso, quello che non avrò mai. Ma è giusto così, non si può volere tutto».

Lo show, dalla prima alla terza parte, è un susseguirsi altalenante di emozioni. Da L’essenziale si passa a balli scatenati con Io ti aspetto. La voce di Marco invita a riflettere su titoli dei giornali di tutto il mondo e ricorda: «Siamo stati più umani di così». La parola più ricorrente è: indifferenza. «Volevo riflettere assieme al mio pubblico su quello che stiamo vivendo», spiega. «Coniamo sempre, è importante fermarsi e guardare il mondo che ci circonda. Tanti miei colleghi restano distaccati da quello che succede. Io ho cercato sempre di fare tutto quello che volevo fare e di restale in contatto con il mondo reale. Ovviamente non vado all’Ikea di domenica mattina, ma non mi precludo uscite con i miei amici, frequento bar e pizzerie. Non mi tiro indietro quando c’è da aiutare qualcuno, come è successo un po’ di tempo fa…». E qui racconta un divertente aneddoto privato: l’inseguimento di un pirata della strada. «Ero in moto e ho visto che una macchina ha travolto quella su cui viaggiava una signora, così mi sono fermato, abbiamo preso la taiga e sul verbale è stato riportato anche il mio cognome… In maniera errata, perché la signora non mi ha riconosciuto!».

Non risulta difficile capire perché Marco Mengoni abbia un seguito così appassionato. Un seguito che lui chiama “esercito”. Sempre pronto a correre da lui.



Lascia un commento