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Milan – Udinese  Streaming, dove vedere la partita in tv

La partita Milan – Udinese verrà trasmessa Martedi 2 Aprile in diretta e in esclusiva da Sky e nello specifico su Sky sport Serie A canale 102 Sky Sport 251. Tutti gli abbonati Sky potranno seguire la partita in streaming anche da dispositivi mobili come smartphone, pc, tablet e attraverso le piattaforme online Sky Go e Now TV. Molti sono i portali che danno la possibilità di assistere ad eventi sportivi in diretta streaming e sono davvero tanti. Esistono anche tanti siti che propongono eventi dal vivo, ma che non sono legali e danno anche nella stragrande maggioranza dei casi problemi e scarsa qualità video e audio. In genere questi siti vengono anche essere oscurati dalla Polizia informatica, proprio per la violazione del diritto di riproduzione. Esistono quindi dei portali legali che danno la possibilità di poter vedere le partite di calcio in streaming live, offrendo anche una qualità HD. Tra queste non possiamo non citare Sky Go e Premium Play che sono a pagamento, mentre altri sono gratuiti.



Rojadirecta Milan – Udinese

ROJADIRECTA Milan – Udinese – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

Farà piacere a Berlusconi sapere che il Milan giocherà con due punte e un trequartista alle spalle. Nonostante il club sia nel frattempo passato dalla gestione cinese di Li agli americani di Elliott, Silvio ha mantenuto fisso l’orizzonte: anche a Gattuso ha continuato a indicare la strada del doppio centravanti e di un rifinitore di fantasia. Silvio aveva suggerito Bonaventura e poi Suso, ma sarà ancora più felice di sapere che quella sarà la zona di un brasiliano, Paquetà. E’ l’ultima idea di Rino che cerca nuove soluzioni per l’attacco. Anche perché non è finita qui: a Piatek verrà affiancato Cutrone ed è la prima volta, tra campionato e coppa, che i due centravanti si incontrano fin dall’inizio.

ALLA KAKA’ La novità più significativa è però nello spazio tra centrocampo e attacco, riempito con un sudamericano noto per la qualità di gioco. Paquetà suona così ancora più vicino a Kakà: l’ultimo vero interprete del ruolo era stato Ricky, partito dal Brasile e subito protagonista in Italia. La cautela imponeva di non esporsi in paragoni affrettati: accostare l’ultimo arrivato a un Pallone d’oro pareva esagerato. Oggi però oltre alla storia e alla geografia alla carriera che sembra procedere in parallelo e alla medesima area di provenienza – regge anche l’accostamento tecnico. In campo li aveva finora legati una statistica: prima che Paquetà segnasse al Cagliari, il 10 febbraio scorso, l’ultimo centrocampista brasiliano a segnare in A con il Milan era stato Kakà nel marzo 2014, contro il Chievo. Ora Lucas va a sistemarsi nella stessa posizione del predecessore e il filo che li unisce diventa più forte. Insieme a Berlusconi era stato Pirlo, un altro che ha confidenza con la zona, a consigliare Gattuso: «Ho parlato con Rino, gli ho detto che per me Paquetà deve stare in mezzo. Lui mi ha ascoltato e nella partita successiva lo ha rimesso a sinistra». Sempre Pirlo aveva messo le mani avanti: «E’ un giocatore che non mi fa impazzire, diciamo che Kakà era un’altra cosa». Chi Paquetà lo vede ogni giorno dall’inizio di gennaio – Gattuso – ha ritenuto fosse funzionale come mezzala: in Brasile Lucas aveva spaziato per tutto il campo, ma poche volte si era stabilito sulla trequarti. Rino ha lavorato sul giocatore e l’evoluzione lo ha portato alle spalle dei due attaccanti: qualcosa che va oltre l’aver raccolto l’assist dell’ex presidente e dell’ex compagno. L’esperimento potrà poi durare il tempo di una partita oppure molto più a lungo: sta qui la differenza tra Seedorf e Boateng, rifinitori occasionali, e Kakà e prima ancora Rui Costa, che lì hanno costruito la carriera. Quale sarà il fronte di Paquetà?

CON CUTRONE Anche Piatek potrà riprendere il suo corso: da centravanti titolare del Milan non era mai stato senza gol per più di un turno. Oltre al sostegno di Paquetà avrà quello di Cutrone, ed è la prima da titolari in tandem. Alla vigilia Gattuso aveva parlato di possibili cambi: «Potremmo fare qualcosa di diverso», ma senza concedere altri particolari. Aveva invece argomentato la necessità di creare più occasioni: «Nei primi tempi contro Inter e Samp ho notato anche io che Piatek era troppo solo. Ma non è un suo problema e non è vero che le difese gli hanno preso le misure, è tutta la squadra che deve essere più propositiva». Cutrone lo aiuterà spostando anche su di sé l’attenzione degli avversari, e con il pressing d’attacco potrà essere utile all’intera squadra. Tutte le sue dieci partite da titolare sono antecedenti l’arrivo di Piatek: questo è il debutto ufficiale in coppia. Cutrone era già stato un abile spalla per Higuain, prima che Higuain diventasse la spalla di Cutrone e infine uscisse definitivamente di scena. Piatek aveva poi preso possesso dell’area e arpionato tutti i palloni che gli venivano offerti. La panchina aveva mosso qualche malumore, rientrato in nome del bene comune: oggi Patrick avrà l’occasione per tornare pienamente felice. Anche in questo caso l’esperimento può chiudersi al 90’ o aprire un nuovo ciclo di partite: così fosse oltre a Kakà, tornerebbero anche Shevchenko e Inzaghi. Se Piatek richiama il ricordo di Sheva, Cutrone ha sempre avuto la determinazione di SuperPippo. Anche così il Milan punta a tornare grande.

Il futuro è oggi o al massimo arriva a fine maggio, tanto che Gattuso dopo essersi spinto oltre «tra due mesi dirò quello che penso e quello che farò» ieri ha fatto marcia indietro: «Per tutti i problemi che ha creato, non ridirei quella frase sul mio futuro. Sono vero, ma potevo starmene zitto». Non è il saper stare in silenzio la caratteristica che più lo rappresenta: da allenatore del Milan Rino ha parlato per spiegare le sue idee, per risollevare la squadra dai momenti di difficoltà, davanti a tutto il gruppo o in colloqui privati, e si è esposto tante volte anche a nome della società, parlando di arbitri o mercato. Stavolta l’ultima parola spetterà al campo, perché il futuro è strettamente legato al risultato di fine stagione. Vale anche per l’allenatore: la qualificazione in Champions è decisiva. Non dovesse arrivare sarebbe il club a ritenere concluso il percorso. E se invece fosse Gattuso, dopo la fatica della scalata, a voler godere dei propri meriti? Prima di Rino c’era riuscito Allegri, ma con un Milan abituato a stare in vetta. Stavolta la squadra partiva da molto più in basso. Per compiere la risalita è però necessario tornare subito alla vittoria, dopo che per due giornate non era stato mosso un passo. Non succedeva dal dicembre 2017 che il Milan restasse fermo per così tanto tempo: sconfitto a Verona e poi a San Siro dall’Atalanta. Ma allora c’era da ritrovare un’identità rossonera e nessuno avrebbe pensato di spingersi tanto in su. Questo ha l’obbligo di farlo: «Vincere contro l’Udinese è fondamentale, siamo costretti a farlo anche se allo stesso tempo chiedo serenità. La squadra è viva e ce la sta mettendo tutta, questo mi fa ben sperare. Non sono preoccupato, non siamo morti».

LITIGIO Perché il lavoro comune conduca al traguardo è necessario sostenersi a vicenda. L’allenatore ha il merito di aver formato un gruppo riconoscibile e di essersi fatto seguire, la società lo ha aiutato con gli acquisti di Paquetà e Piatek, che a quel gruppo hanno dato un valore aggiunto. Per questo ed è l’unico momento che Rino dedica a quanto si dice fuori da Milanello l’allenatore rivendica l’unità di tutte le parti: «Qui si rema tutti nella stessa direzione. Da sempre e non dall’ultima volta che sono venuti al campo Leo e Paolo. Il rispetto e l’unione che ci sono tra noi tre nessuno può metterli in dubbio. Io so cosa ci diciamo, guardiamo avanti. Il mio problema è r ipor tare la s quadra i n Champions dopo tanti anni. Se davvero ci fosse stato qualcosa che non andava nel rapporto tra me e Leonardo, visti i nostri caratteri, si sarebbe saputo. Magari non ridirei quella frase sul mio futuro: sul mio conto non penso nulla, sopra tutti noi c’è il club che è la cosa più importante. Non penso al mio ego, so cosa sto dando e cosa ricevo. Dicono che ho litigato con Leo perché a Genova è stato fuori Paquetà, che da settimane si diceva che era stanco. A me sembra di sognare: ma il nostro livello è così basso?». La Champions impone pensieri più elevati. Per lo stessomotivo Rino non cerca alibi «abbassandosi» a recriminare per gli errori arbitrali. «Come si studiano gli avversari, vanno capite le caratteristiche degli arbitri. Bisogna saperci parlare, anche saper protestare . Credo nella buonafede e non dobbiamo restare attaccati al fatto che su Piatek fosse o meno rigore». Come Gattuso, anche Gigio si è risollevato e ha già ripreso a guardare in alto: «Mi è piaciuto – dice Rino – perché ci ha messo il suo bel faccione. Sa che l’errore fa parte del gioco, l’ho visto carico».

Milan, permette un tango? Juan Musso, Rodrigo De Paul e Ignacio Pussetto marciano in direzione San Siro per sfidare il Milan e per proporre con la maglia dell’Udinese il tango argentino. Lo stanno ballando alla grande. Tanto che il ct della Nazionale Scaloni ha già convocato Musso (che ha esordito a Tangeri la settimana scorsa nella partita col Marocco) e De Paul che, nella stessa gara, è partito titolare, ma che è ormai entrato stabilmente nel gruppo di una delle nazionali più blasonate del mondo. Presto potrebbe aggiungersi Pussetto. Il numero 23 acquistato per otto milioni lo scorso anno dall’Huracan, è il giocatore che sta contribuendo maggiormente alla salvezza bianconera. Le sue accelerazioni fanno paura e in quattro occasioni ha pure centrato il bersaglio. L’ultima contro il Bologna quando l’Udinese ha ottenuto la preziosa vittoria con una doppietta argentina, firmata De Paul Pussetto.

TESORETTO I tre argentini, esplosi in questa stagione, hanno 71 anni in tre. Musso e De Paul 24, Pussetto 23. L’Udinese ha scoperto di avere in casa un autentico tesoretto con cui far cassa. E se Don Rodrigo De Paul, alla terza stagione in Friuli, sa già che questa sarà l’ultima, prima di approdare a una big (all’Inter piace e non è un mistero che una trattativa sia stata intavolata), gli altri due dovranno aspettare almeno un’altra stagione, come nella strategia di Gino Pozzo, stratega del mercato del club, per arrivare al traguardo. Dalle tre loro cessioni l’Udinese potrebbe arrivare a ricavare più di 70 milioni.

PRESENZA Il portiere Musso ha dovuto attendere prima di mostrare il suo valore, mai messo in discussione dal preparatore Alex Brunner che, dopo due mesi, rivelò di allenare un grande portiere. Lo è. Alto, abile con i piedi, reattivo tra i pali e in uscita, copre bene la porta, Musso ha concesso nove partite all’eterna promessa Scuffet prima di debuttare (male) col Genoa. Dopo quel brutto impatto, non ha più sbagliato, risultando spesso il migliore in campo. De Paul è il punto di riferimento di allenatore e compagni che spesso gli consegnano il pallone sperando nella giocata. Ha giocato 27 vol te su 29 (2399 minuti) segnando sette gol e battendo il record di quattro reti delle due passate stagioni in cui colpiva prevalentemente su rigore. In questo torneo dal dischetto non è stato particolarmente fortunato: due errori uno nella sciagurata trasferta di Empoli (costata la panchina a Velazquez) e uno a Torino. Mentre ha fatto centro col Bologna. Pussetto viaggia a un’altra velocità. Per lui 26 gare e 1714’. Quando parte semina il panico. Il Bologna lo ha punito all’andata e al ritorno. Ha segnato a Empoli. Col Cagliari ha aperto le danze. Facendo chiudere bene l’anno all’Udinese. Ora è lui che vuole chiudere il torneo alla grande. Perché Scaloni è li che lo segue.



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