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Sa cosa dice la gente cattiva? Che Fabio è arrivato in MotoGP perché sono un milionario. Lavoro da mattina a notte, e poi da notte a mattina. Mia moglie Martine è parrucchiera. E ho una Citroën C15 di non so quanti anni. Altro che milionario ». Étienne Quartararo, 59 anni, il nonno Stefano che dalla Sicilia finì in Tunisia dove nacque sua mamma Antonina, e da lì, dopo l’indipendenza, a Nizza, ha appena finito di piangere. «Sono così felice. Non importa che sport o mestiere tu faccia, i momenti difficili ci sono per tutti e devono esserci. E non avete idea quanti sacrifici abbia fatto Fabio.



È arrivato nelMondiale a 15 anni con due titoli del Cev vinti e le stimmate di nuovo Marquez, conoscete la parola pressione?» racconta papà Quartararo. Che ha una piccola azienda di ferramenta, ma è il «colpevole» della passione del figlio: nel 1982 vinse il titolo francese 125, l’anno dopo fu vicecampione 250. «Ma la scelta è stata solo sua, era pazzo di moto». FATICA Devastante nel Cev, per lui la Dorna ha cambiato la regola che imponeva l’età minima di 16 anni per approdare nel Mondiale: lasciapassare per il campione del Mundialito spagnolo. Eppure, nonostante il tappeto rosso, fino a metà 2018 per Quartararo sono state più croci che rose. Due stagioni in Moto3 e altrettante più tardi in Moto2, però, eccolo nella storia come poleman più giovane di sempre, 20 anni e 14 giorni (è nato il 20 aprile, come il suo numero di gara), record strappato per 45 giorni proprio a quel Marc Marquez che adesso sì che è un rivale in carne e ossa. «Tutti sognano di essere Marquez e io lavoro per batterlo un giorno» racconta con un filo di voce e quel sorriso quasi timido che stona col suo nome di battaglia: El Diablo. «A 7 anni ne avevo disegnato uno sul retro del mio casco, da allora mi chiamano così» racconta in un italiano perfetto. Imparato, lui che oltre al francese parla anche un inglese e soprattutto uno spagnolo da madrelingua, perché «nel team Speed Up di Lucio Boscoscuro, il mio capomeccanico parlava solo italiano e ho dovuto darmi da fare ».

SPUGNA Scoprire, assorbire, imparare veloce. È il marchio di fabbrica di questo ragazzo che per inseguire il sogno di diventare pilota professionista, negli anni del Cev lasciò la famiglia per vivere in Spagna col suo ex manager, Eduard Martin. Prima ancora, è stato grazie all’aiuto della famiglia Conti, che produceva minimoto, che Fabio iniziò a correre. «Non abbiamo dimenticato nessuno dei tanti che ci hanno aiutato» riprende papà Étienne. Lui e Fabio non hanno avuto dubbi quando giunse la chiamata Yamaha. «Se hai l’opportunità di guidare una Yamaha non puoi dire di no» dice Fabio. Anche perché i risultati sono dalla sua: ottime qualifiche, 5° in Qatar, 7° in Argentina, 9° ad Austin, e gare sempre solide e velocissime. Al debutto lo spegnimento della moto sulla griglia lo costrinse a partire ultimo dalla pit lane, con un recupero pazzesco prima del crollo gomme, a Termas 8° e ad Austin 7°, miglior rookie in campionato, 10° a 17 punti.

CASINO E sì che prima di quest’anno, il palmarès di Quartararo parlava di una sola vittoria, lo scorso anno a Barcellona (a Motegi fu squalificato a fine gara per pressione irregolare delle gomme), oltre ad altri tre posti. Pochino, per uno dall’enorme talento. Eppure, alla nascita del team satellite Yamaha Petronas, il suo è stato il nome logico da affiancare a Franco Morbidelli, il primo ad applaudirlo ieri, «perché anche se quegli 82 millesimi mi hanno lasciato l’amaro in bocca, Fabio è stato sempre più veloce tutto il weekend e se lo merita ». Nel paddock chi ci capisce qualcosa lo sapeva: mancavano i risultati, non le qualità. «Faceva casino perché ogni anno cambiava team ed era costretto a ricominciare—lo applaude Francesco Bagnaia, avversario anche in Moto2 —.

Ma lui è uno che impiega poco ad abituarsi alle cose nuove, già in Qatar era partito forte e in più ha una Yamaha che gli va dietro». Adesso, dopo la prima pole, con soprattutto i due piloti ufficiali Yamaha battuti («Forse la differenza la fanno i piloti, ma non so il perché, io più che alla moto penso a migliorare me stesso» prova a schermirsi) tutti a chiedergli della prima vittoria. «Ma no, non siamo ancora pronti» mette le mani avanti. «Sono contento per lui,mase mi frega anche il record di più giovane vincitore… » lo minaccia ridendo Marquez, dopo averlo strozzato per finta nel parco chiuso. Tra rivali ci si annusa subito.

Rischia di diventare uno dei misteri più complicati, di quelli che ti spacchi la testa senza trovare la soluzione: perché la Yamaha che qui da tre anni a questa parte, a sentire i suoi piloti, è in grossissima difficoltà, oggi partirà dalle prime due posizioni in griglia? E perché, invece che con i piloti ufficiali, l’impresa la firmano i due Petronas, il rookie Fabio Quartararo e il suo socio Franco Morbidelli? «Non so perché, anche se siamo comunque tutti molto vicini», si arrende al rompicapo Valentino Rossi, che dopo la faticaccia del Qatar, quando dopo due giorni difficili si ritrovò a scattare dalla 14a casella sulla griglia, oggi dovrà tornare a fare gli straordinari dalla 13a, obbligato a rimontare velocemente per non perdere punti preziosi in ottica campionato. «Li ho tirati io, altrimenti…» sembra invece quasi lamentarsi Maverick Viñales, resuscitato il pomeriggio per un quinto posto che per lui vale oro dopo due giorni duranti i quali è apparso ancora una volta prigioniero dei propri incubi.

STORIA In attesa che qualcuno trovi una risposta credibile, Iwata si gode comunque una giornata storica, con il «golden boy» francese arruolato in MotoGP, tra i dubbi di molti alla fine della scorsa stagione, che alla quarta gara tra i grandi si permette di togliere un record a Re Marc Marquez, più giovane di sempre in pole. E con Morbidelli battuto di appena 82 millesimi, ecco che dopo 14 anni—eravamo a Valencia 2005 con Sete Gibernau davanti a Marco Melandri sulle Honda di Fausto Gresini —, un team satellite fa doppietta in qualifica.

EQUILIBRI Un’impresa notevole, per i due dell’ultima squadra nata in MotoGP, al termine dell’ennesimo sabato di equilibrio, nel quale girare più piano di appena un decimo per qualcuno ha avuto effetti pesantissimi. Staccato di 460 millesimi dal record della pista con cui Danilo Petrucci aveva chiuso le terze libere del mattino, Rossi si è trovato 11° a giocarsi in Q1 uno dei due posti validi per la Q2, assieme allo stesso Viñales, ma anche alle due Ducati Pramac di Jack Miller e Francesco Bagnaia, con comunque 16 piloti in meno di un secondo. E oltre a Viñales, proprio Bagnaia, uno dei suoi «ragazzi», alla fine è costato l’eliminazione anzitempo al pesarese. «Da lunedì sarò un po’ orgoglioso di lui, come di Franco. Ma in questo momento Pecco mi sta un po’ meno simpatico» trova comunque il modo di scherzare Rossi.

RIVALSA «In pista siamo tutti avversari, se Vale mi mette dietro io mi arrabbio e lo stesso immagino faccia lui» si gode il momento Morbidelli, alla miglior qualifica in MotoGP, tre settimane dopo aver conquistato ad Austin il più bel risultato in classe regina, 5°. «La gara? Il meteo condizionerà molto, però proveremo a giocarcela» spiega l’ex iridato della Moto2. Che dopo la gavetta dello scorso anno con la Honda del team Marc VdS, da quando è salito sulla Yamaha è costantemente protagonista. Merito anche dell’ottimo affiatamento con Ramon Forcada, il capotecnico scaricato lo scorso anno da Viñales. «Se Ramon cerca la rivalsa? Spero proprio di sì. Lavora con tanta fame e grinta e questa voglia è un’emozione che può dare qualcosa in più».

MARCVS ROSSA Pur se velocissimi sul giro secco, né Morbidelli né Quartararo sembrano però avere le carte per puntare al successo e forse al podio, con Marquez, «solo» al terzo posto, che pare avere quel qualcosina in più per bissare il successo di un anno fa. Ma con anche le due Ducati ufficiali di Andrea Dovizioso e Petrucci, quarto il primo, settimo il secondo, rallentato da una vibrazione misteriosa proprio nel tentativo decisivo che gli è poi costata anche una caduta, che hanno sempre girato a un ritmo gara vicinissimo a quello dell’iridato della Honda. Prepariamoci al solito déjà vu. Lontano, invece, Jorge Lorenzo, 11° dietro a Bagnaia, in forse Andrea Iannone, caduto male in FP4 rimediando una forte botta al tallone sinistro che gli ha fatto saltare le qualifiche. I raggi hanno escluso fratture, ma solo oggi scioglierà la prognosi. Dopo ulteriori accertamenti, dovrebbe comunque scendere in pista per il warmup.

La tranquillità di Andrea Dovizioso sembra di buon auspicio: la Ducati è efficace anche qui, su una pista dove non vince dal 2006 (Loris Capirossi) e dove negli ultimi anni ha raccolto poco, anche se già nel 2018 era stata competitiva, prima dell’eliminazione collettiva di Dovizioso e Jorge Lorenzo, assieme a Dani Pedrosa. «Stiamo andando meglio di quanto mi aspettassi — dice Andrea — anche se la nostra prestazione non mi sorprende più di tanto: avevo dichiarato prima di venire qui di avere sensazioni positive, che quest’anno avremmo potuto fare bene». Quanto bene è difficile da prevedere: per il momento Dovizioso è più che soddisfatto del passo che è riuscito a tenere. «In questi ultimi anni—è la sua analisi —- gli ingegneri Ducati hanno lavorato molto bene, migliorando notevolmente i nostri punti forti, anche se non sono stati eliminati tutti i problemi. Adesso abbiamo un’ottima base per essere rapidi su tutte le piste, anche su questa dove in passato abbiamo faticato. Ho una buona, ottima velocità, simile a quella di Marquez, ma questo non significa che basterà per vincere».

ENERGIA Cosa farà la differenza? Il pilota della Ducati non sembra avere dubbi. «Il nostro passo è simile,macome sempre conterà l’intensità che ci devi mettere per essere costantemente veloce. Per quanto mi riguarda, sono rilassato e molto soddisfatto dei progressi rispetto a venerdì: stiamo lavorando nel modo giusto» afferma Andrea, che, come sempre, sottolinea come sarà fondamentale gestire bene le gomme. «Molto dipenderà dalle condizioni meteo, perché la temperatura dell’asfalto e dell’aria condizionano il grip. Su questa pista c’è sempre un calo importante degli pneumatici, bisognerà essere molto intelligenti. E ci sono altri piloti che vanno forte, tanti hanno un buon passo». Con Fabio Quartararo in pole per la prima volta e Franco Morbidelli al debutto in prima fila in MotoGP, si potrebbe creare una situazione anomala in partenza. «Entrambi hanno un buon passo, ma non so se si giocheranno il podio. Al via potrebbero sentire un po’ di tensione, ma ciascun pilota reagisce diversamente e bisognerà vedere se faranno di tutto per stare davanti o se avranno una condotta di gara più tranquilla. Vediamo, magari è un’occasione da sfruttare: sicuramente, per noi è meglio che ci siano davanti le due Yamaha satellite, piuttosto che quelle ufficiali».

IMPREVISTO Danilo Petrucci sembrava destinato a giocarsi la pole; invece, ancora una volta, ha pescato dal mazzo una carta degli imprevisti e dovrà scattare dalla terza fila col 7° tempo. Come se non bastasse, a fine qualifiche è caduto. «Con la seconda gomma — racconta — ho sentito una vibrazione anomala e quasi cado a 200 km/h. Sono passato sul traguardo senza accorgermi di aver preso la bandiera di fine sessione e ho continuato a tirare: alla prima curva sono caduto, così mi sono tolto ogni dubbio… ». Danilo riesce a scherzare («E’ chiaro che dopo aver fatto primo nelle FP2 e nelle FP3 ti aspetti almeno la prima fila,ma non sono demoralizzato, sono cose che capitano»), con la consapevolezza di avere un buon ritmo. «Sono contento del mio passo, bisognerà gestire le gomme per il fine gara». Decimo Pecco Bagnaia, al suo miglior risultato in MotoGP: «Siamo in crescita e con le gomme dure ho un buon passo. Mi spiace aver buttato fuori Rossi dalla Q2 ma non credo che lui si vendicherà escludendomi dalla Academy, anzi credo che mi farà i complimenti».

Aria di rivoluzione in MotoGP faticano i big e la vecchia guardia, con il solo Marc Marquez (il più “anziano” in conferenza stampa con i suoi 26 anni) che riesce a stare in prima fila, naufraga il team Yamaha ufficiale con Rossi fuori dalla Q2 e Vinales quinto, ma con molti dubbi in vista della gara, soprattutto se le temperature saranno alte, condizione che manda in crisi la ciclistica Yamaha. Fterò la Casa giapponese si consola con i giovani e conquista pole e seconda piazza con le MI satellite del team Fetronas.

Soldi malesi (tanti) e un team manager, Jurgen Vd Goorbergh che arriva dalla squadra ufficiale seguito dallo storico capotecnico Ramon Forcada, fuorno che ha contribuito alle carriere di Lorenzo e Vinales. La prima pole di Fabio Quartaro, francese di origine italiana arriva alla quarta qualifica nella classe regina, segno che il ragazzo ha già trovato il modo per mettersi in evidenza grazie alle sue doti di velocità, guida pulita e grinta. Nato a Nizza nel 1999, vincitore del CEV a soli 14 anni, debuttante a quindici anni nel mondiale: una carriera folgorante. Quartararo, ragionando nel dettaglio, è nato nelTanno in cui Valentino Rossi aveva già vinto due titoli mondiali. E i giovani imparano in fretta, soprattutto se hanno una squadra che lavora bene; non è un caso che Vinales abbia richiesto al suo team di copiare il setting della moto del francese.

In più i ragazzi maturano in fretta, come ha fatto Franco Mor- bidelH, secondo tempo a 62 millesimi dal compagno di squadra, ma già tenuto d’occhio dai rivali per il suo notevole livello prestazionale. Ventiquattro anni, romano da parte di padre e di madre brasiliana, Franco è sempre stato un ragazzo prodigio. Troppo veloce addirittura per i suoi coetanei con le minimoto, prometteva bene fin da subito, grazie anche alla sconfinata passione del padre Livio, scomparso tragicamente nel 2013, ed ex pilota nel campionato italiano.

Per correre servono molti soldi che però non d sono, però c’è il talento e Franco vince nell’europeo Supersport 600 nel 2013 con il supporto della federazione motociclistica italiana. Poi arriva al mondiale grazie al team Gresini. Intanto si trasferisce a Tavullia, alla corte di Rossi e diventa il primo pilota della VR46 Academy Nel 2017 è campione del

mondo della Moto2, da questa stagione è con Yamaha dopo aver corso con la mediocre Honda satellite del team Estrella Galicia lo scorso anno. Già, un pilota che, in fin dei conti è un “dipendente” di Rossi che gli sta davanti è davvero una rivoluzione, ma cosa ne pensa di questo Morbidelli?

«In pista ognuno fa il proprio lavoro per stare davanti. Via lunedì torniamo ad essere amici».

È già arrivato il momento di pensare al podio?

«Si è un obiettivo raggiungibile, la moto è buona, il team pure e abbiamo lavorato molto bene, quindi perché non pensarci? ».

La Yamaha ha problemi e aspettava risposte, maquestesono arrivate dal team satellite, come mai? «Vero, le risposte sono arrivate proprio dalle Yamaha, le nostre. Però il gap non è tanto tra noi e gli ufficiali, sono andati forte anche loro, ma sono stati sfortunati».

La gara comete la aspetti? «Aspetto con calma e tranquillità, guardando al meteo: venerdì faceva caldo e le Yamaha hanno faticato, mentre in qualifica, con la temperatura più bassa, abbiamo trovato un buon passo e velocità. Spero non faccia caldo». Squadra forte e un capotecnico mitico come Ramon Forcada che, dopo il burrascoso divorzio con Vinales vede in te un arma per la sua rivincita. Vero?

«Con me ci sono persone molto esperte, non certo di primo pelo come Forcada. Gente che è da ventanni nel paddock. Spero proprio che Ramon creda in me, lui lavora con fame e grinta, la voglia di rivalsa è un’ emozione, una spinta in più per lui».

Guardando alle qualifiche degli italiani nel GP di Spagna il bicchiere potrebbe essere considerato mezzo vuoto: Rossi nelle retrovie, Petrucci interza fila e Iannone con un piede più che dolorante dopo una caduta. Però si diventa ottimisti con la Top 10 di Francesco Bagnaia con la Ducati satellite del team Prarnac e la strepitosa prima fila di Morbidelli. Non è male neanche il quarto tempo di Andrea Dovizioso conquistato in una pista che non ama particolarmente. A Jerez il forlivese della Ducati corre da una vita ma ha raccolto poco, forse perché è staccatore fortissimo e non ama le lunghe percorrenze in curva del tracciato andaluso. Lo aveva detto dopo le libere del venerdì: «Sono sorpreso, vado forte persino qui». E questo, in ottica

gara e pensando al campionato nel quale si presenta al via da leader, è una buonissima notizia.

Alla Ducati hanno preparato bene il GP odierno, come è tradizione di Dovizioso: poco show in prova, gran lavoro e moto adattata al meglio per non stressare le gomme a fine gara e tenere in tasca la possibilità di vincere anche all’ultima curva, specialità di Andrea, con la quale ha battuto Marquez tre volte. E a Jerez la pista termina con un tornantino nel quale è facile incrociarele traiettorie…

Questi sono i sogni, poi c’è la realtà: Andrea, quante possibilità hai di lottare con Marquez?

«Dipende dalle condizioni che troveremo, la temperatura può condizionare molto il grip e questo è un fattore. Poi, guardando il passo di Marc, la situazione è difficile ma non impossibile. Ma non vedo solo lui: sarà una gara lunga e ci sarà da tenere in grande considerazione il calo della gomma. Bisogna azzeccare la strategia giusta ed essere intelligenti. E poi ci sono le sorprese come Quartararo e Morbidelli, che hanno un bel passo e possono stare davanti».

Sei sorpreso dalle prestazioni dei due del team Petronas e cosa ti aspetti da loro in par

tenza?

«Lo scopriremo al momento e lo scopriranno anche loro. Sono contento per Morbidelli e Quartararo e per la loro squadra che è al primo anno. Vediamo se faranno i matti cercando di vincere oppure se decideranno di portare a casa il massimo. Certo, per noi è meglio che ci siano quelle due Yamaha davanti». Marquez è il favorito?

«Qui ha già vinto e ha un gran passo, mentre la Ducati non lo fa da anni (l’ultimo successo è arrivato nel 2006 con Loris Capirossi; ndr). Batterlo non è facile ma nemmeno inpossibile. Noi abbiamo fatto passi avanti anche su una pista come questa, che non era la nostra preferita».



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